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Che iiclln porta, particolarmente nel tempo
anteriore ad Augusto, si sia collocato un idolo
divino di COSI umile materia, uon devo far inc-
ravìo-lìn ; più raro a l contrario sembra il caso
delle figuro di terracotta adoperate no’ tcmpj come
immagini dol culto. Lo Schöne e il Nissen (Pomp.
Sud. 175) sembra vogliano spiegare il fatto con
la remota autieViità dello statue. Nella trattazione
dei cosi detto tempio di Esculapio si legge: “ la
lai-ornziono in tcnacotin delle statue del tempio
accenna ad i tempo , : l’ i ) del marmo
3 essere stato molto limitato Ma è da ricordare
clic noi tempio d 'Isid o di epoca posteriore
si riuveinicro avanzi delia immagine divina
in terracotta , benché anche per quosto fatto si
potrebbe obbiettare che la figura di terracotta
sia stata la primitiva immagine del culto , che
distrutta pel terremoto dellainio 63 sia sta ta so-
.stitiiita dalla elegante statua in marmo. Contro
r alta anliclilté delie figure del tempio di Esculapio
r Ovcrbeck fiv valere la coiisiclerazionc, che
Io statue di tcn-acotta ditiioilmentc avrebbero potuto
superare il terremoto , poi quale il vicino
tempio d’ Iside rovinò dallo fondamenta, e però
aneli’ esso possono attribuirsi con verisimigliaiiza
all'u ltimo periodo della città. Ma anche questo
nrgomonto non è molto valido, poiché 11 piccolo
tempio soffri relativamente poco pel tenomoto, c
le pareti della cella non mostrano tracce di danni.
Piuttosto un più sicuro dato cronologico potrebbe
offrirlo r e.samc stesso delle statue, le quali certo
non risalgono ad uu’ epoca remota ; per ia loro
esecuzione assai imperfetta sì può oscillare fra
qualche anno innanzi e qualche anno dopo il 63,
ma in nessun modo attribuirle al tempo augnsteo.
Sul busto poi dì Minerva , rinvenuto con esse
nel medesimo tempio , non é possibile nessun
dubbio : esso appartiene certamente all’ ultimo
decennio di Pompei ed è di un’ a ltra fabbrica
che le duo statue, lo quali a lla lor volta per la
loro diversa grandezza sì rivelano indipendenti
r una dall’ altra, e forse lavorate da diverse mani.
La differenza dì tempo non deve essere stata
grande. Olio le due statue rappresentino Esculapio
ed Igea , anche a noi non sembra , ginccbé la
statua masdiilc può aver tenuto non già il bastone
col serpente attortigliato, attributo del dio della
.salute, ma semplicemente un fulmine, attributo
di Giove : né la Minerva del busto può riteuci-si
per una Minerva medica. Crediamo quindi clie in
quel tempio all’ epoca romana all’antico culto sia
stato sostituito quello della triade capitolina, di
Giove cioè, di Giunone c di Minerva, e che queste
divinità appunto, le quali cosi riunite ricorrono
spesso nei rilievi delle lucerne ponipejanc, si abbiano
a riconoscere nello nostre figure di terracotta.
Olti-c alle diviiiitìi , tu tto quello ohe in fatto
di grandi figure di terracotta é venuto a luce iu
Pompei, non si può distribuire in determinato categorie.
Merita innanzi tutto di esser ricordata
quella statuetta, nella quale il prof. Sogliano crede
di ravvisare Ippocrate , e che fu da lui pubblicata
c descritta nel Uiornale degli Scav} di Pompei
nuova serie voi. I l i, tav. VI, pag. 177 sgg. Si
I giorno 11 marzo 1873 nel giardino
della casa n. 16, Is. II, Reg. I; porò quello non
ora certamente il suo posto ; uon esseudovisi scop
erta alcuna base, tranne un masso dì fabbrica,
addos.sato alla parete di froiilo, il quale per esser
convesso nella sua faccia esterna mal poteva sorreggerla,
Bisogna quindi ritener casuale il trova-
moiito dolla statuetta in quei giardino sìa per la
viiiuovaziono che facevasi della casa, sia pel trambusto
delia catastiofc. La sua conservazione, avuto
riguardo alla materia fragilis.sima in cui l'u plasmata
, può dirsi lodevole; sicché , rimessalo la
testa ohe si rìiivonno distaccata dal busto , fu
trasportata nella collcziouc dello torrccotto del
Museo Nazionale ove tuttora si trova.
DcH’altezza di ceutimctri 70, essa é seduta
sopra uno di quei sedili senza spalliera, che talora
s’ incoiitiano nei ritratti dei filosofi. Gnnv-
dandoiic la testa, si resta sorpresi della rassomiglianza,
cho oft'rc col tipo di Zeus, specialmente
per la gran massa di capelli , che elevandosi
sulla fronte ricadono ondeggianti sulle oroccliie
0 sullo spalle.
Sventuratamente il naso é sclieggiato, come
anclie la capcliatura é rotta sul lato destro del
volto, e i bafii sul labbro superiore. Però un ricordo
di tratti realistici lo ritroviamo nella fronte
molto rugosa e depressa sulle tempin, negli occhi
piofonclamente iiicai'ati e massime nella barba,
cho invece di essere crespa, come nelle teste di
Giovo , é liscia 0 quasi aderente allo gote. La
bocca é semiaperta. Veste un cintone con niani-
clie corte, ed ha la metà inferiore del corpo coverta
da un mantello, del quale un lembo riposa
sulla spalla sinistra, ricadendo sul sedile, o l'altro,
cbe passa di sotto al braccio dritto , é rai’voUo
intorno al polso del sinistro , sporgendo anche
sul sedile. Ooii la inailo manca stringe il polso
della de stra, nella quale tiene un volume; la
gamba diritta è sovrapposta alla sinistra, il oni piede
porta il sandalo, mcutro l'a lt ro piede é rotto.
Por la movenza della mano sinistra, propria
di clii si tasta il polso, e per la rassomiglianza
col tipo di Zeus e quindi con quello di Esculapio
, ii prof. Sogliano vi suppone rappresentato
un Asciepiado , proliabilmento Ippocrate.
Sono poi da meuzioiiaro una statuetta di
fanciullo nudo o le note statue dei due attori.
La prima, riiivciiuta in una dello sei niccliio
cavate nel sommo della parete di uu g ia rdino,
é né più c né mono ohe una figura deeorativa
tlol tempo anteriore al terremoto, e vcrisimìlmoiite
anteriore nnclie all’ impero. Figure omanientnli
di giardino sono nnclie le statue dei duo attori ;
c però il loro pregio arti.stico é molto limitato,
e ricordano assai da vicino lo divinità del cosi
detto tempio di Esculapio. Risalgono quindi si-
CLiraineiitc all' ultimo periodo di Pompei.
Resterebbe ora a parlare deli' nllimii o |)iii
numerosa classe dello terreeotte pompejano, di
quella cioè dello piccole figure; ma non avendo
esse né il merito artistico né riinportanza scientifica
delle piccole tcrrecotto di Grecia c di Sicilia,
cd essendo d'altra parto gin troppo lunga
questa introduzione , passiamo senz’altro alla illustrazione
della nostra tavola.
In questo tavola XXXVII adunque riproduciamo
duo degli Atlanti noi topulavio dolio torme
del Foro. Riinandnndo il lettore a quanto
abbiamo già detto intorno a questi .Atlanti, aggiungiamo
che essi stanno di fronte , ciascuno
sopra una piccola base c addossato ai pilastro d ivisorio
fi-a le niccliic. Il peso del loro coi-po
cado ugualmente distribuito sopra ambedue i piedi
fra loro aderenti, c oon lo braccia fortemente
iiiiialziite ni di sopra del capo o ripiegato indietro
sembra d ie sorreggano l’episiilio : sul
capo [lortono una specie di modio. TaUiiii Atlan
ti sono muli ; la maggior parte lianno intorno
ai lombi una covcrtura ora di enojo ora di
lana ora :v guisa di sc.-iglie. Ci piace qui di riferire
il giudizio dio di essi dà Quatrcméro de Quincy
{Dall, dell’ I m UUUo di Gorr. Arch. 1S29 p. 135):
Its ressunblent parfailement à eettx de mai'brc, qui
duns uno boaucoup plus grande proportion solile-
noicat autrefois un grand bussili uu mUieu d'uno
pièce d'euu de hi ville Albani, et qu' on voit au-
jourd' hui au viusie rogcd de Paris. MSmo attitude
dans les bra.s relonrnés el éieoés sur lew lóto, mÈmc
ujustemeni dans Ics e.$pìces de tabliers de poiìs,
ou de draperies, qui forment leiir ceinliire. 'ri:cti
crai:o dipinli ; ad u:i r:vostime::to di stucco b!anco_
era sovrappo.sto mio strato tenuissimo d ì colore;
oggi COSI il rivestimento di stucco come il coloi-e
inancniio in gran parto ; però del colore rosso
del corpo avanzano qua o là evidenti tracce. La
ciiituva era rossastra e azzurra. II Clai'ke, il quale
ebbe la fortuna di osservare le figure poco dopo
la loro scoperta, dice inoltre (II, 160); blackhair
and beards. The moulding of the ¡¡cdestul, and the
basket on their heads, were an imitation of gold,
ami the pedestal itself, us well as the wall bchintl them
and the niches — teas coloured to resemble red poi'-
phyrg. L ’ altezza d d lc figure .senza la base ò d i
m. 0,60-61. Salvo una sola, d ie ora si conserva
n d magazzini di Pompei, tutte le alti-e si trovano
ancora a l posto. Furono distcrratc il 20 luglio
dcH'anno 1824.
TAV. XXXVIII.
MUSAICO. — -A qual grado di raiìinnmciito sa-
ìisso presso gli antichi il gusto di decorare gii
appartamenti é sufficiente dare una o cdiiata allo
case tutte di Pompei, di Ercolano o di Stabia por
rimanerne convinti. Alla squisitezza del loro gusto
non vi fu difficoltà insuperato; sin le pietre
più dure come duttile mctollo furono con porten-
to.so artifizio combinate a (Iccorai'o i pa 'imcn ti
d d lo loro stiinzo. 1 tempii, le roggie d'oggigiorno
presentano appena nelle parti più cospicuo 1’ ornamento
nobilissimo di qualche pavimento, in
cotal guisa lav ora to , nel mentre dio troviamo
giovnnime.iito le stanze di quello scinidisirutte città
ornato tutto di splendidissimi pavimenti a musaico
; oppure esso non erano che colonic e munì-
d p ii di Roma iniporunte.
II fasto romano nou contento di calpestare
i più bei c i più preghiti unirmi ridotti a minuti
pozzetti, e nelle più belle o vaghe composizioni
combinati, fuse il vetro e vari colori c
formando delle paste a guisa di rarissime gemmo
le frainmiscliiò con bolla simmetria fra i minuti
niarm: c ne compose splendidissimi musnid, che
per la loro venustà meritarono di adoinnro ancora
le pareti o lo volte degli appartamenti. A
quosfultimii classe è d'a ttribuirsi il suntuoso musaico
che abbiamo sott’ocdiio. rinvenuto iu Pompei
nella casa d etta d d Coiitanro, donde fu tolto
0 trasportato nel Musco di Napoli.
È questo musaico di figura circolare per se
stesso pregevolissimo ; ma importante oltromodo
pel soggetto che presenta. Amor tutto vince , e
qui Amore é vincitore dolla forza.
N d mezzo della composizione é maostrcvol-
mcute espresso il più forte do’quadrupedi stretto
in lacci ed in gliirlaiido di roso da alcuni amorin
i,! quali gli trastuUaiio d'intorno, mentre un
amorino gli rovescia sulla testa il cornucopia ,
c due altri gli mostrano una face. II furbo Cu-
pidinc intanto assiso ad uu greppo se ne sto
sonando por ludibrio la cetora e se lo guarda deridendolo.
Quosto scena si passa nella parto esterna
di uu tempio posto a sinistra del riguni'daiitc,
ove, su di mi piedistallo cretto innanzi ad alcuni
fabbricati cd a taluni alberi, pur dio presegga
all’ azione mia Sacerdotessa in atto di eseguire
una libazione; reggendo nella sinistra u n 'a s ta ;
ornata come un tirso. Essa é coronata di pampini,
c velata di un manto eolor paonazzo dio lo scende
giù per lo spallo, e ie copre in parto la gialla
tunica che la riveste; a l sno destro lato é posto
su di un sasso un cembalo, o tamburello cbc vog
lia dii-si. Chiudono la composizione due figui-emuliebri
assise; l'iiiia, d i’é avvolta in un sinuoso pallio
color verde soprapposto ad ima bianca tunica,
appoggia a lla spalla uu’ asta con alcuni bocciuoli
nelle ostrcmiUi, donde nella parte superiore emergono
alcune foglio acquatiche con fiorellini in
c im a, le quali foglio ancor .si veggono sorgere
dnlla gliiibinda di edera con corimbi che la cinge
la fro n te; l’ altra non ha pallio c rogge uii’idria
n ella destra faccudosi sostegno del groppo su cui
siedo colla s in istra ; il suo abbigliamento consisto
in una tuuioa rossa, in uu raaato giallo od
in lina ghirlniida di edera. Ninfe son queste, ni
d ir d o'dotti, tutelari dello locaiitù a lla loro protezione
affidate. E osservabile iu cima del fabbricato
un' idriii, dalla quale sembra ohe la Sacerdotessa
abbia attinto il liquore che sto versando,
poiché c noto che gli antiobi attiugovaiio
da vasi più grandi il liqnoi'c clic vcrsnvasi ne'sa-
cri enrcliesii por eseguire le libazioni. Né sono
meno osservabili lo periscelidi che adornano ie
gambo di Amore, o dol p utto vicino ni leone, non
che lo simmigUo della Ninfa che sto a sinistra
del riguardante, ornamenti tutti d ie ispirano mollezza
c voluttà. Ma ciò clic maggiormente merito
osservazione sì é la bolla aurea pendente du un
nastro cinto al collo del domato leone, e raccomandata
atl una fibula a guisa ili luna falcata.
Questo vaghissimo quadro viene finalmente accerchiato
da un grazioso meandro di diversi colori,
0 che gli serve di condegna cornice.
Dalle coso sinora do.scrìtto , se mal non ci
appongliiamo, sembra chiara che l’idea propostasi
ifHl 1 I
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