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dove, caiiovollii, leggendosi presso De lodo, Ph n Jc Pompéi p. I l i ; Les deux slalues de Livie el de
Dnisiis déeoraiciil iiiìssi ce moiiumcni, aitisi iptiwe iiisrrì/)/ioii sor JiiHi'òre plucée seus dessus dessous. Se non
die nella liaduziunc ¡(aliami ji, Vt si Le slalue di Livia e di Ihiiso decoravano <pieslo monumento,
coma Io avverte una iscrLione jitormore« solloposla alle medesime. 11 Moinmseii (C. I . L . X n. 799), a
jivoposito di sillàlla lesiiiuuniaiiza, dice: non rideo (pio peiihieru possil nisi ad ìniiiv inscriplionein male
inlelleclam:
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B . D
della quale non è al(cs(a(a la provenienza pompejana. Cerio la eoiigednva del Moininsen sarebbe felicissima,
0 ralliibiizionc della stafua l'eraminilc a Livia, chiamala Ai/;,h*ì<i M ia nella epigrafe, sarebbe asssicurala,
se la tcslimonianza , sulla quale si fonda quella congettura, potesse ritenersi degna di l'ode. Ma
sembra quasi certo al Mau (op. cit. \>. 2) non (ratlarsi cbc di una traduzione poco esalta ; uc!
(|ual caso J’ unica lestimonìanza autentica di quel trovameulo sarebbe il lesto Inmccso del De lorio,
il ([ualc peraltro nulla c’ insogna intorno al contenuto deila c|iigrafe. Questa del resto , posta
sens dessus dessous, non stova cerl.imeulc al suo posto originario. Se riscriiionc surriferita fosse stala
Irovala insieme con le statue, rAvclliiio non uc avrebbe taciuto. Nondimeno le due statue si continuò
a ebian.ailc coi nomi |iroposli dal dotto napolcUmo; c solo noiraiino 1880 il Renioulli nella sua Ròim.sc/ie
llionoijraphic ( li p. 90, 09) si oppose alla denominazione di Livin, cd espresse dei forti dubbj intorno
a .¡uella di Druso (p. 171, 205, 253).
In quanto alla stafua di Livia, il Rernoulli giustamente osserva che il tipo della nostra figura,
così nella lisoiiomia come nell'acconciatura dei capelli, é alTallo diverso da quello, che ci oiVrono i
piti assicurati ritraili di (¡uesla imperatrice , e die non nio.stra alcuna ras.somiglianza con Tiberio.
L'ipotesi dcirAvclliiio, secondo la quale Livia sarebbe qui l'apprcscntala come saccrdotcssii del Divus
Auijusliis (Velleio Patere. II, 75), c assai poco verisirailc, poiché Livia , cpunido fu sacerdotessa di
suo marito divinizzalo, aveva di già ollrepassiiti i 70 anni di età, mentre noi nella statua pompejana
vediamo ritiaila una (igura de! lulto giovanile. I dubbj dei Rernoulli sulla allribuzionc della statua
in parola ebbmo la più splendida confenra da una testa mannorca di Livia, pubblicala dal eh. Helbig
{Ihdl. dcU’imp. Isliltdo Ardi. Germanico voi. Il p. 3 sgg. lav. 1), la c|ualo, mentre esibisce il ritratto
autentico della domia, che Vcllcjo Palercclo chiama genere, probìlale, forma lìomamirum cminenlissiina, c
che, secondo Tacilo {Animi. V, 1), Carsnr ciipidiiie fonime uiiferl marilo, è ben lontana dal somigliare
minimamente alla pretesa Livia di Pompei.
Non Ila più solido fondamento la denominazione di Druso data alla statua mascbile, in cui il cb.
Mau {Alti d. a. Accad. di Arci,. Leti, ed Arti voi. XV) ravvisa piiiltoslo -Marcello, il figlio di Ottavia c
nipote di Augusto, il dotto tedesco comincia dal liconoscere clic pel costume eroico della statua ci troviamo
dinanzi al litrallu non di un privato, ma di un principe imperiale. E poicbè non mostra alTallo il ben iioln
tipo della famiglia Claudia, cosi I’ oi'iginale deve cei’carsi nella famiglia di Augusto. In questa i ligii di
Agrippa c di Giulia, secondo le lestiii:onianzc lellerarie c secondo le monete, rassomigliavano al padre,
mentre la statua in discorso non lia alcuna somiglianza coi tratti tarallerislici di Agrippa. Con essa invece
licn si concilia quanto sa]ipiamo di .Marcello, e vaile circostanze concorrono a reiulcic probabile tale, ipotesi:
le rorrac non mollo robuste, confermate da un busto di bronzo rapprescnlaiile la medesima persona o
1 iineiiulo, a giudicarne dalla ¡lalimi, in Pompei; la relazione speciale di Marcello con Pompei, di cui era
pah-oiius {C. I . L. X II. 832; .)!. Claudio C. f{Uio) Marcello patrono); la corona di metallo cbe ora
imposta alla festa della statua, in memoria deila corona aiiica decretala da Augu.sfo al suo infelice nipote,
dn[io la morte di lui. Accettando dunque le conclusioni del .Mau , che di certo vanno seriamente
considerale ]icl grado di probabilità, clic esse olTrono, dovremo riconoscere nella statua pompejana non
più Druso, ma lo sventurato -Marcello, clic Virgilio nei notissimi vci-si (.leu. VI vs. 801) chiama:
Egreijiwn forma iiiveiiem cl fidgeidibus annis,
Sai frons laela panim d deicclo lumina volli,.
(V. per le statue di Livia e Dru.so, Paiillirun fav. Vi).
Una speciale menzione mciita anche l.i statua iiiarniorca della sacerdotessa Eumacbia, fondatrice
dclTediiizio, cbc porta il suo nome, cd alla quale la eressero i fulloni di Pompei. Eumacbia vi é
rappresentala nel suo costume di sacerdotessa, cioè con lunga tunica c largo mantello snvrappo.slo, clic
scendendo dairoccipilc le avvolge Ja persona con Icggiadiii partito di ¡licglie. Sul piedi.slallo, sul quale era
collocala, leggesi riscriziono:
EV.\rACIIUE I. F.
SACEKD • rVDL
FVLLONES
Cioè : Ad Eumachia, fgliii di Lucio, Ika (di Venere), i l'ulloiii.
Coucludondo adunque si può ailcruiare che il gran pregio di talune opere d’arto compensa laigaiiicnte
(luella scarsezza di lesovi artistici, lulUi propria di una piccola c modesta cillà, cbe ora ben lontana
da“ li sidendori di una metropoli o di una ciltà di prima importanza. A torto si c voluto vedere nella vicina
Eicolano un più llórente commercio arlislieu, poiché, senza il dldlanieshno di quel meco romano cbe
aveva raccolto nella sua villa ercolanese .luci tesori artistici, cbc oggi lormano il vanto del .'luseo
Nazionale di Napoli, l’aulica Ercolano non avrebbe dato ali arle uu contributo maggiore.
Como è nostro costume, faroino seguire rcicnco delle tavole relative al presonic capitolo . non
tralasciando di descriverle e d’illustrarle.
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