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'l’AV. XXKVTI.
TERRACOTTE — L ’ archeologia é scienza di confronti;
e come tale , sento vivissimo il bisogno
di avere il materiale archeologico separato nello
diver.se classi di inomimenti, ohe lo costituiscono,
c raccolti in un sol corpo tutti quegli oggetti
che appartengono al medesimo genere d’arte. Cosi
solamente è possibile mia scria considerazione
scientifica dei materiale monnmentalo , la quale
•senza il putente sussidio di queste grandi raccolto
di monumenti di un solo o medesimo genere,
quando non é erronea, riesco sommamente
difficile c monca. È merito degli epigrafisti l’aver
battuta pei primi tulo via maestra; o i vantaggi
non piccoli arrecati dalle sillogi cpigvaficlic parziali
suscitarono la idea di riunire in uu corpo
solo così le iscrizioni greche come le latino di
tutti ì paesi classici. Se oggi la scienza epigrafica
ditt'oiidc la sua luce vir issima su monumenti
scritti, altra volta incompi-cnsibili, c dai più laceri
avanzi restituisce la intera lezione della epigrafe,
ciò '"a dovuto in gran parto alle grandi
risorse, die agli studiosi offrono le due immense
raccolto epigrafiche dol Docckb e del -Mommscii.
Gli archeologi nou indugiarono a mettersi por la
medesima via, con tanto successo percorsa dagli
cpigiafisti ; e ii Gerhard eon la sua splendida
opera su gli specchi elrusehi diede il primo esempio
di una raccolta di raomimeuti appartenenti
ad ima sola e medesima classe. Egli aN cva anche
ideata e preparata la prima serie dei rilievi delle
urne cinerarie etnische, che venne poi pubblicata
dal Brimn. L'impulso dato dal Gerliard non tu
vano , ed oggi la scienza uon solo attende alla
coiitimiaziouc di quelle due importanti raccolte
affidata al Kürte, ma giù ue vanta alcnue altre
cd altro ue promuove. Tra queste è da annoverare
la splendida raccolta delle terracotte antiche,
che si va pubblicando sotto la direzione del Ke-
kulc, c di cui la prima parte, già da molto lompo
edita, contiene appunto le terracotte di l ’ompei,
classificate e descritte dal von Kolidcn. Ora,
volendo noi che nolln preseuto opera nou manchi
una speciale lattazione di questa importante
classe di monumenti pompejani, non crediamo di
poter meglio fornire il compito cho riassumendo
il più hrcvoracnte e il più oliiaramoute possibile
lo indagini esposte dal von Eohdcii nella intra-
duzione all’ opera Die Terrakotten von Pompeji.
Le torrecotte pompcjanc, astrazioii latta dagli
utensili, come vasi c lucerne, si possono dividero
in duo grandi classi , iu oriuimenti architettonici
cioè e hi figure isolate. Talmii pezzi sporadici,
come le cariatidi e gli atlanti, si possono ascrivere
ad ambe le classi, ma formano sempre una
rara eccezione.
La terracotta venne adibita soprattutto in quegli
ornamenti nrcliitettouici, clic orano esposti
all'uinido; opperò sin dai più antichi tempi bocche
di cisterne, grondaje c onlefiss: erano di terracotta.
Di bocche di cisterne o fiuteaii vi lia in Pompei,
come è naturale , uu numero straordinaria-
mcnto gramlo 8i voleva un solido materiale, che
potesse otl'riro suiHcicntc resistouza al forte frc-
gamciito dolla corda snll’oiio interno di tali lioc-
chc. Assai poco adatto era il tufo, il quale perciò
solo in rarissimi casi venne adibito poi pu-
tonli. Sembra clic dapprima si sin adoperata la
lava , ma ò evidente elio ben presto si andò iu
corca di altro inatorialc, ciie si prestasso ad un
lavoro piìi artìstico o meglio fignrassc negli elc-
gniiti pcristilj di tufo dello abitazioni del boi
tempo osco. Si otiriva da sò la creta cotta , la
cui non bella superficie esterna poteva \ cnir fa-
eilinento sottratta alla vista da un rivestimento
di stucco. Di qui il generalo impiego dolla terracotta
per lo bocche di cisterne, linché nou sot-
toiitrò in suo luogo lo splendido travertino , la
cui grande somiglianza col marmo foce dimenticavo
la poca convenienza di tal materiale per uso
di puteali, e ben presto le boccile di cisterne in
trai’ertino furono completamente cunsuniatc dal
forte frcgainento della corda.
Xellc relazioni officiali dei trovanienti due sole
volto si ia parola di puteali di terracotta, l'imo
rinvenuto ai 9 agosto 17Ü6 nc! tempio d'Iside,
o COSI descritto (EroHELLi, Pomp. ant. hist. I pr.
1® p. 193): •• ..... frammenti di un labbro di
*- cisterna di creta cotta, con quattro figure in
- bassorilievo tra colonne, una di questo rappvc-
“ senta un Sileno, od altra uu Bacco; é di dia-
- metro pai. 1 ecl ou. 10 „. Ifaltro piUcal tornò
a luco ni '22 maggio 1823 nolla casa detta dello
sposalizio d’Ercole (Regione VII, Isola 9®. n. 47),
e insieme col primo si conserva oggi noi Museo
Nazione di Napoli. I iVainmenti del primo puieal
furono posteriormente messi insieme c restaurati
in modo, cho riesco difficile di distinguere le
parti anticlic delle inodorilo aggiunte; inoltro lo
quattro figure in alto rilievo, lo quali senza dubbio
sono iinticlie, sono assai danneggiate cd in
parte non più riconoscibili, éfa non sì può du-
bitnro che questo labbro di cisterna, come é chiamato
nella relazione officiale citata, presenti il
medesimo carattere di tutte lo terrccottc del tempio
d'Iside, il carattere cioè dcU'opoca neroniaua.
i.'altro puieal é completamente couservnto, salvo
che negli orli, i quali hanno sofferto alquanto:
la sua decorazione, accurata nei più mimiti particolari,
non può appartenere agli ultimi tempi
di Tompci; ancho i triglifi accennano nd nn tempo
anteriore. Ma uon è da annoverarsi Ira i più
antichi pateali, quali incontriamo nell' Isola 8.®
n. 21 c nell'Is. 14.® n. 37 dulhv Regione V I :
questi consistono di una larga baso, su cui si
eleva ia cassa cilindrica, ohe al di sotto cloU’orlo,
fortemente rovesciato, é ornata di triglifi. I profondi
solchi della fune nc attoatnno il lungo uso.
In qualche altro esemplare i triglifi souo frammezzati
da bucranj, e il tutto é ricoperto di mi
leggiero rivestimento di stucco. La gran massa
dei riiimnenti puteali non meritano nessuna speciale
considerazione, perché privi affatto di ogni
pregio artistico.
Diversamente va la cosa per quella grande
classe di ornamenti architettonici, qnali le grondaje
c le unleftsse. Esse veramoiito non rappresentano
nessun bisogno stringente, ma erano innanzi
tutto nn ornaiiicnto, e potevano benissimo
maiicavc al modo stesso come quei capitelli figurati
di tufo, che decorano gli stipiti delle abitazioni
preromane, c in luogo dei (piali troviamo
assai spesso un rozzo blocco di tufo. Si é già
notato che la creta cotta venne soprattutto adoperata
in quei luoghi, che erano esposti all’ ii-
mido. È par vero che lo Schöne (presso Nissiix,
Pomp. Stud. p. 14) ritiene essere il tufo nero
per nulla sensibile alT azione doli’ aria e dello
intemperie; ma é da osservare che la buona cou-
sorvazioiie di tal materiale é in gran parte dovuta
al suo rivestimento di stucco; c il fatto, cbe noi
non lo incontriamo mai là dove l’umidità poteva
riuscirò ad esso realmente dannosa, è un indizio,
che por questo rispetto non si avesse troppa fiducia
iu siffatto materiale. Là invece fu adoperata
la terracotta , c insieme coi tetti di tegolo
é da presumere cbc venisse introdotta anche la
ornamentazione di terracotta. Nondimeno il numero
delle autcfisse rini’emite é relativamente assai
limitato; vuol dire duurpie che parocclii edifizj
pubblici mancavano di questa decorazione.
La copertura del tempio di Giove non era
cortaincnto di marmo, e pure non si ha traccia
né di una sivia né di autofisse. Che del tetto del
tempio greco nel Foro triangolare ci sia pcrvo-
mito solo qualche frammento della bellissima sima,
non é meraviglia, se si consideri che già molto
tempo innanzi alla catastrofe Vesuviana quel tempio
era già rovinato; molto più sorprendente é
invece, che delle grondaje del tempio di Apollo
solo poolii pozzi oggi possediamo. I l Romanelli
paria di molli tegoli (crminati a mascheroni, e il
Breton dice: autour du portique rígnait sur le bord
du toit un élégant chéneau en terre cuite, décoré
alternativement de têtes de lion el de palmelles.
Questa notizia però rimane isolata, e il Breton
nei suoi ragguagli intorno ai più antiobi trova-
lueuti non è mai bone informato. Di autefissc
non si fa parola.
L' unico tempio, del quale si siano conservati
pezzi della sima c autefissc in grandissimo
numevo, é quello d’ Iside. Le relazioni officiali
parlano abbastanza cliiaramcntc di trovanienti siffatti,
0 lo più antiche pubblicazioni accennano
nd avanzi di tal genero. Sarebbe assai iiitcres-
sante, se si potesse provare la giustozza delia ri-
costruzione (iella cella proposta dal Pirancsi, il
(pialo disegna una sinia sulla fronte di detta cella.
Che realmente i pozzi disegnati dal i’iranesi provengano
dal tempio d'Iside, co lo insegnano lo
relazioni officiali, lo quali sotto in data dei 2 marzo
1765 dicono: “ due pezzi di creta cotta, (piasi
“ porzione di fregio, in imo dei qnali vi é una
“ mezza figura elio sostiene uno sondo, c iiel-
“ l’altro una mnsoliora cd un tronco di donna
Probabilmente altri pezzi di qucslo fregio sono
indicati il 14 gennaio 1769 con le parole; “ ciu-
ipio pezzi di ereta di nn ornamento con alcune
Fumo Se si considori clic il Musco Nazionale
di Napoli conserva i frammenti di nlincno tre lastre,
elio un altro frammento si trova nel Museo
di Berlino, altri fraiiimciiti adunque dci'oiio essere
andati dispersi, elio iinivliiicntc tali lastre dillìcil-
iiionte potevano casero adoperato por altro che per
la fronte di un piccolo edifizio sacro, il restauro
proposto dal Phaiiesì ha per sé la più grande
probabilità.
Di una sima del portico il l’ iraiiesi nou fa
alcun accenno o sembra ohe in sua vece vi fossero
solamente antctìssc. Ed in fatto lo relazioni
olficinli ai 28 giugno 1766 parlano Ai sei lesiule
di coppi con teste di Medusa. Quosto é tutto quello
che pel tempio d’ Iside si può stabilire con una
certa sicnrozza.
Lo sedici tegole con loro coi-niee nella ¡xirte
di avanti e losla di leone oon bocca aperta, rinvo-
luitc il 18 agosto 1764 nel teatro, sembrano essere
andato smarrite: una grave perdita per la
nostra indagine, poiclié, portaiido la marca osca
dekl •re, dovevano risalire senza dubbio al tempo
preromano. Giustamente il Nissen (Pomp. Stud.
p. 246) accenna alla loro non piccola importanza
per la ricostruzione della storia dell'edifizio dol
teatro.
l’er Io termo Stabiane e la caserma dei gladiatori,
ì rapporti offieiaii non banno alcuna notizia
precisa intorno ad mia decorazione plastica.
Ai 18 luglio 1853 si raccolsero, immediatamente
dopo il corpo avanzato (delle Termo Stabianc),
andando verso la strada Siabiuna, due leste muliebri
per ornamenti di antefisse: ai 28 dello stesso mese
due testo di tegole, la prima con maschereltu muliebre,
0 la seconda con mascheralta scenica; ai
5 agosto due maschere scejiic/ie. Inoltre ai 21 giugno
1855 sei maschere per ornamenti di tegolo, delle
quali tre virili senza burba, una anche virile barbuta
e le altre due muliebri: c finalmente ni 25
dol medesimo mese otto teste di tegole terminale
con maschere. È assai probabile che tali autefissc
con tosto femminili c masclierc comiche abbiano
appartenuto al tetto di copertura dello Termo.
Ili quanto alla caserma dei gladiatori, il Saint-Non
c.sprcssainciite dico; cct entabiemcnt élail terminé
dans laute sa longueur par des Flourons ou Ma-
scarons lels qua Von rencontre un Irìts-grand nombre
dans Ics niines de Pompéi.
Che finalmente la Basilica sin stata anche
essa ornata di grondaje e di autcfisse, non sì rileva
dallo relazioni officiali, ma é grandemente
verosimile.
Dando uno sguardo a tutto questo materiale
plastico architettonico, proveniente dagli edifizj
pubblici di i’ompei, salta subito agli ocelli la
gran differenza tra i pozzi più antichi e quelli
più recenti. Anche qui ha valore il principio
formulato dal Nisscn {Pomp. Stud. p. 131), clic
cioè l’ accuratezza della tecnica fa argomentare
ad nna piìi alta, la negligenza ad una piìi bassa
antichità. In fatti por tutti i lavori di terracotta
si può stabilire la regola, cho nel tempo più antico
veniva adoperato un niiiterialc rozzo, mala
modellazioiic della forma o anche del getto era
eccellente; posteriormente al contrario il materiale
ora migliore, ma Taocuratozza lasciava molto
a desiderare.
Nella decorazione plastica delle case private
noi sorprciidiaino il medesimo sviluppo.
Nella casa n. 17, Isola 2“, Regione VI, che
nolla sua costruzione rivela ima considerevole
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