l i l i 7
■ i\-ií ■.
l è i [7
■£': i í ' i . V t n .
Furono discordi gli nntichi nel tessero la
genealogia o la storia di Ganimede che fu il piìi
bel degli uomini mortali (Omco). Taluni lo >’ol-
Icro figliuolo di Trae c Cnllirroc, e fratello d’ilo
c di Assnraeo (ApoUodoro). /litri gli diedero per
padre Trittonio (Igino) , altri eziandio lo stesso
Ilo (Cicerone). Chi Io disse rapito da’nuini (Oxiero)
por la sua bellezza sul luoute Ida (Virgilio), o in
un sito del proinoutorio dnrdnnio cliiamato arpa-
già (Strabono); chi per le sue virtù (Se«o/o;i/e):
né mancò chi lo volle ini-olato dal solo Giove
cho si era trasformato in aquila (Orazio) o servito
di quel forte uccello (Igino). Ala tutti con-
N-engoao cbe l'iliaco garzone trasportato in cielo
vi osercitasso l'uffizio di coppiere. Nel nostro dipìnto
lo \ediarao seduto moUementc sopra un
sasso posto ili terreno coperto di alberi, ed innanzi
ad una torre dove forse l'aquila ricoverava.
Egli le porge in bella movenza un'ampia patera,
0 la grifagna vi appressa alidamente il rostro.
1 di lui tratti souo di vaghissimo giovane, e si
confonderebbero oon quelli di Paride e Narciso,
se dal primo aol distinguesse la mancanza dello
anassiridi, o dal secondo il frigio berretto.
TAV. X X IX .
PITTURA MURALE.— La parete che qui pubblichiamo,
non è certo da annoverarsi fra le più beile
di Pompei, bcucbé graziosissima per la semplieitù
dello stile, però essa é olDemodo interessante pel
quadi'o che é nel mezzo, quadro che abbiamo riprodotto
ed illustr.ato in altra parte di quest' opera
cioè nella tav. 32® della Desorizione Generale (veg-
gasi 2° Voi.). Gli artisti sogliono chiamare questo
dipinto col nome di Carità Romana riconoscendo
nella donna la gioi'ane Perona che col latte delle
proprie mammelle conserva la vita al padre sno
Cimoue.
Somma é la maestria nel grappo, molta la
verità de’ sembianti, incredibile la naturalezza
delle mosse.
I l vecchio ha irto i crini, scarno le guance,
lunga la barba ; egli é moribondo dalla fame, le
gambe noi sostengono, cd é perciò giacente. Ala
poiché ncppiir cosi la metà del suo corpo potrebbe
reggersi, la destra della figlia lo sostiene
da uu lato mentre dall' altro egli stesso cerca di
mantenersi appoggiando sul di lei giuoccbio il
manco braccio dove sembra accogliere le spiranti
sue forze , in guisa da restarne contratte alcun
poco le dita. Ed anche la giovane sedente é assai
ben situata, si che facile sarebbe variare la posizione
di queste figure cento volte, senza trovarne
un’altra né più comoda né più bella. Ben
tratteggiate e finite nelle mcnoine parti son le
sue braccia, ma restan vinte dalia tornitura
delle mani e massime di quella sul seno. Ella
porge al padre le mammelle, o ne stringe 1' c-
stremità colle dita, onde il latte più copioso nc
esca c volge altrove il volto , sia per naturalo
vcrecoudia sia per assicurarsi cbe nessuno la spii.
TAV. X X X .
• PITTURA MURALE. — Riproduciamo qui una clc-
gniito parete tornata a luce frciit’ anni or sono
nolla così dotta casa di Sirico, e ohe tutt’ora si
ammira sul posto in tutta la frescliezza doi suoi
colori. Nel mezzo vi lia il hellissìmo quadro di
Èrcole ebbro, cbe abbiamo riprodotto in maggioii
proporzioni nella Tav, X V I I di questo capitolo
accompagnandola di un’ ampia illustrazione (pagina
VI).
TAV. X X X I ,
BRONZO- — Soi ornamenti di bronzo sono in
questa tavola raccolti c ci vengono dagli Scavi
di Pompei.
JÌ. quel die mostrano gl’ iiidizii c lo tracce
rimaste sull' origiualc pné dirsi che la leggiadra
figurina di sfinge alata, con tosta, petto e braccia
di donna , col corpo di leonessa provveduta di
parecchio mammelle c che si asside sulle posteriori
suo gambe, abbia servito all’ ornamento di
qualche mobile o utensile elio voglia dirsi. Le
fattezze del volto sono di piacevoli formo, c la
ben disposta chioma bipartita sulla fronte o ricadente
mollemente sugli omeri accresce avvenenza
e nobiltà al suo sembiante. Lo grandi ali
diligentemente cisellate sporgenti dalle sue spallo
danno a tutta la composizione una grandiosità
elio invano cercberebbesi in una figura di quadrupede
biforme la più bene immaginata , c ia
più accuratamente eseguita.
L ’ altra sfinge accovacciata qui sì vede adoperata
per manico o per ornamento dì qualche
utensile, reggendo fra le zampe una maschera
con getto d’ acqua. Esso é composta ad imitazione
della stìnge Tebano, lia la testa cd il petto
di donzella, gli artigli di Icone, il corpo di cane,
la coda prolisse c le ali eli augello.
I l cane egualmente giacente con la testa alzata
c le orcccliic levate in attitudine di far la
guardia stava sopra il coperchio di una cassa eli
legno guarnita di ferro e di bronzo ritrovata nell'atrio
di una casa, c mediante un perno apriva
e cliiudeva il buco della chiave. Ornamento adatta-
tissiuio al luogo cui era destianto, e simbolo della
chiave custodia di quello scrigno.
I l leone è copiato da ottimo originale greco e
qui pur si vede per ornamento di mobile impiegato.
I l robusto toro era destinato alla decorazione di
una fonte, ove serviva pure da getto di acqua, come
lo addimostra il tubo che salendo dalla base quadrata
passa lungo il corpo , c viene fuori dnlla
bocca, donde scorgava limpida acqua alimeuta-
trice della sottoposta fonte.
Alolto ci sarebbe da osservare su quosto toro,
privo affatto di attributi non può ravvisarsi né
un toro jìpido adorato per tutto 1' Egitto, né uu
toro del ciclo solare famoso no’ misteri mitriaoi,
c né tampoco un loro dionisiaco, come vcggonsi
espressi negli svariati monumenti n noi tramandati
dall’ antichità, i'i corto però die lo forine
(li (picsto quadrupede o le diverso suo parti sono
modellate secondo il gusto più squisite (ielle antiche
scuole.
E (pii giova avvertire clic leggendosi in più
luoghi di Pausania die gli Areopngiti dedicarono
nn toro di bronzo nell’ Acropoli ili Atene , dio
i Corcircsi altro nc donarono ad Apollo, altro in
Olimpia, e molti buoi consegnarono nei tempio
delfico nella Beozia cd altrove , probabilmente
potrà inferirsi che il iio.stvo una imitazione sia
di talune dì quelle antìclio figure di quadrupedi
eseguite dal vivificante scarpello dogli artefici
greci, i quali no ornavano i tempii, quasi ostie
perenni al cospetto de’ loro numi.
Prcsouta V ultimo bronzo inciso in cpicsta tavola
un giovane paffuto becco.
Sebbene (piesto quaclnipcdo fosso in grande
venerazione iu alcuno regioni dell’ Egitto perché
adombrava il loro nume Pano con volto c gambe
di becco, pure presso de'Greci era immolato a
Bacco perclié distrattorc delle vigne. Appena
uscito dagli scavi questo lironzo fu confuso col-
1' ariete , o si credette appartenere ni culto di
Bacco, essendo risaputo elio noi deserti della Libia
un ariete indicò a Bacco cd ai suol seguaci la
sorgente di acqua che li snhò tutti dal morir
della sete : onde fu supposto cbe sì per questo
mite, che per vedersi praticata .sulla scliicna un a-
pcrtura bislunga, fosso destinato a decorare c a
“ ettaro acqua iu qualche fonte. Osservata però
attentamente quell' apertura ci sìain convinti ohe
altro non sia se non la sfogntoja por la quale
usciva la cera della fonna nell' atto delia fusione,
quale sfogatoja essendo stata mal snidata dopo
la fusione, ora col lasso del tempo si é riaperta
staccandosene il tassello che la cuoprìva.
Lo fattezze intanto di questo becco sono bolle
0 grandiose , lo proporzioni tali da impriincrgll
1 più bei caratteri delia sua specie, il cho nias-
simaincnte si appalesa nel vivace movimento della
sua testa cui accresce decoro quel grappo di volli
.elidono dinanzi al collo.
TAV. X X X I I .
frasca in maiio e due bacclictto ai piedi. Due di
queste donno tengono un ramo in mano da servire
forse loro di aspcr.sorio noilc lustrazioni, una
terza porta un ocstelio di frutti per offrirlo alla
divinità, la (puivta con un tirso in mano guarda
la cista .scopcvcliiata clic si vede a terra in cui
erano gli attrezzi sacri vaccliiusi, cd é forse quella
la cistofora.
Dopo di die il vittimarlo coronato col pedo
in mano conduce a ritroso per le corna un caprone
ad essere sacrificato, cd é scgu
PITTURA MURALE. Da Pompoi ci vengono queste
vaghissime dipinture. Noi fregio novo dì alcune
architetture grottesche dipinte nd ornamento (li
una stanza Pompejana si veggono piuttosto miniate
che dipinte le ciiciaiinovc ligure doi primi
tre quadretti di questa tavola. Queste tìgurc non
sono pili alto di otto centimetri, ma così pronte
c spiritoso nelle mosse o nelle espressioni come
so fossero colossali. Di quosto miniare a fresco
(giacché non potrcbbesi meglio denominare questo
sì accurato modo di dipingere) di cui gli lui-
tichi ci hmmo lasciato tanti c sì bolli cscmpii,
le arti moderne non luniiio non elio perizia, ma
iieinmeiio contezza. Vcdcsi in (piestc piccolissime
figurino e i volti c i gesti e le espressioni così
cliiaramonfc delineate come non potrebbe far meglio
il più abile miniatore sopra avorio o pergamena,
c eiò sopra stucco con colori a calcina.
Sono cerimonie religiose c specialmente sembrano
rappresentare sacrìlizii a Priapo o riti dello orgic
di Bacco. Cominciando ad esaminarlo da sopra si
osservano duo doinie, nim seduta con nn tirso m
mano, l'altra iu piedi o sono Iva loro a discorso.
Vicino ad osso sta sopra una baso tonda uu'orma
dol rubicondo Nume custode degli orti, Più
in là ()uattvo donno souo in vario attitudini attorno
ad un' ultra ornm dì Priapo clic lui una
. (lonii
frutti. 1'
sedere c
ina di Priapo clic
cestello di
ancora una donna coronata
i in mano. Av anti un’altra cr-
illa base, siede
Ila donna in atto di recitare proci Icg-
gciidolo ili una tabella che tiene nelle mani, in
cui audio riguarda un’ altra donna dio ritta sì
appoggia con la destra sulle .spalle della seduta,
edcsi pure ' ‘
ministro coro-
1 uu cestello di
si volgo a inirlare
unto con uu gutto i
frutti ndl'altra.
Filialmente si vede un .sacrifizio che é iu atto
di compiersi. Avanti l’ara il Sacerdote, velata c
coronata In testa, il tirso in ima mano e la patera
ndl’altra, aspetta dio il vitlimario clic già
é giunto nll’aitare abliia immolato un caprone che
strascina per le conia, seguito da nna donna velata
iindi'cssa c coronata con una fuco accesa in
ambe le mani, c da un’altra die porta un canestro
di frutti. La cista ddlo coso sacro é ni piedi
del Sacerdote vicino a cui un’ altra donna tiene
un ramo per le abluzioni cd altre offerte di frutte
reca puro una douua clic con questa )ia sembiante
di favellare. Un orma di Priapo con la
verga al piedi si vede pure vicino ai luogo ove
compìosi il sacrifizio.
Osservarono gli Ercolaiiesi in proposito di questa
pittura l'uso ddlc ciste sacre in tutte ipinsi
le cerimonie religiose come qui si vedono dipinte,
e che i ITiapi viali solevano por lo più avere
una verga in mano (¡nasi ad insegnare la strada
ai viandanti. Come Catullo nella sua odo X IX
dice, die a Priapo si facevano offerto di fiori, di
frondi e delle primizie de’frutti, o si sacrificava
un caprone; vittima sacra andie particolarmente
a Bacco. Tutto coso die cliinriuncnte esprimono,
queste pitturo, lo quali ancora rammentano l'uso
cho facevano gli antichi dei libri vitnaìi e di
quelli (li preghiere, in cui essendo scritto le preci
solenni lo vcoitavauo leggendole : come (¡ni si
vede faro alle due donno descritto. Im grazia, varietà
e bellezza dì tutte le attitudini in (¡ucsti
sacrifizii vappicscntatu rendono questo pitture altrettanto
preziose per V invenzione quanto rare
per la diligenza dolla esecuzione.
Uu altro sacrifizio rappresenta V ultimo quadretto
della tavola. Intorno ad un ara cilindrica,
su cui l'uroiio scolpiti a rilievo alcuni grossi coltelli,
vcggiaino stare un suonatore di doppio flauto,
cd una sacerdotessa dio versa da una patera
' su i carboni certo liquore, quello probabilmente
die si conteneva nd corno coperchiato che tiene
uella sinistra mano. A costoro si appressa un
,1‘ì'
■if if
:; i Uiir:iì;i -i'TF