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.1,1 Vesuvio- essi la vedevano dalle siradc, da! km, dalle loro terrazze. Tutti avrcbbom potulo salvarsi,
lüsscm itegiti a lempo. I più savj o i più timidi si sotirassoro ml'alU all,, morte, gl. alln vullo.o
•i.siicllarc , ebiudc.idosi nelle loro case. Fin può dir mai cbe cosa sm allora avvenuta . tJii può . .
„'tesare cbe cosa roiisiDiasscro a quegl’ infelici la paura c la disperazione '? lidi tosto le tenebro cl.c
rivvtelscro la cillà c !a' ca..i|.ag..a , i la,.illi 0 le scorie ardenti cl.c con gran fracasso cadevano su i
, kccm loro credere cl.c il moiidn rilornavii al caos. Quando tedi , I si vide cl.c gli atrj
le strade
s 7 . ii» r i7 iH ' ¡ y A l lo ' ¡A lo di l .|.illo, ciic fc colmi» 0 i n.iiri min»cci„«n .ovina h i.a.ini di
rioiaiìor aopoHi vivi dafc.anim'i nii'ailra p r i . di l>om|,o,iani a p » f c r h h » G«a"™d, o alolla r,i..o„,alo
nn,lc""ovaiio ia loia losla vo.ili'o la pioggia dai li|iilli: loceii.o o lo.c.a mal viscl.iarovaiio la Imo ooisa
„■ccipdoaa I .dlladioi. dico (iaaào Hi.mc, liiggivaiio nella cani|,agna, ,,nci della campagli« n|iai'avai,o nolla
lini, E minio il giovino aggiungo; < ndivonsi nl.ilali di toni., ino, sl.ida di lonciol.. ohinori di noni.in,
fr“ ; I gonilooi, allri i lìglinoi, alici gli spoai cliiainando o ccccand. di conoscevo dallo vooi; oln , pcnpia
lido dii oonindsoi-ondo l 'oli. ni; od oranvi di coloro, olio por lo spivonlo dolla morte, li morto .sloasa
invocavano, .llolli locano soppliol.ovoli fc moni agli dei; molti, od orano maggioc ninno,o, siimi,do
clic Di dèi più mm esistessero, reputavano ipiella 1 eterna ed uliima iioflo. Ne mancavano co oi .,
vn-icnando no'i/ic di Icerore, i veri pericoli aumentavano; c cpieJli, cbc il falso annunziando .ai crc.lnh,
' ' |,c aiiclic in Miscno era rceadulo lo stesso, o clic lullu vi era rovinalo e dislrutlo dalie lianimc "
diccvan
In una parda, come
ragione; oppciò biscgna rinunziaie a div
(ulte le grandi calamità publiliclic, l’ istinl.
! dovette c •
■a preso il In go della
i.v . disegni c i calcoli di mia popolazione paz/.a di (orrore,
, -, dia probd)ililà seguire immodialaincnlo alla caduta dei lapdb,
noici.è ¡opragte.nsc cd allogò per via multi i.ifcliri, clic uscii': dalle case, dove a fatica uveva.ia scampata
la furia dei sassi, tentavano di salvarsi con !.i fuga. Cadde la cenere tanto iitia c ni tanta abbondanza, clic,
comn.tessà c indurila dall’ acqua, l.a lascialo supra Pompei uno stiaito allo ragguagli.alnir.onic nn iiielro c
mozte- onde si può diidicare, elio sciolta salisse oltre ai due metri. E diciamo ragguaghalameiKo, porcile
nel i.iù allo pillilo della cilü\ se nc trova circa nn metro; più giù sopra al sepolcro di Arno llrmiodc ve
n’In (iinsi uno e mezzo, c nei Inoelii infimi, corno presso la porta Stabiana, se nc niisiiraiio due
metri buoni 1 a qual cosa è naturalmente accaduta per cIVcllo delle piovane, clic spianarono c trasportarono
a'basso una ‘’ .an iiaKc di cenere, prima cl.c fosse rassodata. F cl.c la cenere fosse caduta mista alle
piovane, lo c'ouferma anche il fallo delio impronto, cbè. se la cenere non sì fosse presto uidnr.ta, non
avrebbe serbatole forme dei corpi fresche e sode da parer calcale sopra uomini vivi; quando c noto
che 1 cadaveri, passato a|.pe.ia qualche giorno, cominciano ad avere il ventre gonfio e lo membra
stremale c illanguidite dalla pulrofazioiic. • . „ m
Le vittime, in rapporto dei numero degli sclioictn sinora rinvenuti, si possono st maro ;n U ito ua
seicento a settecento; sicché degli abitanti di Pompei, cbc secondo il credibilissimo co.npnto del liorclli
sommi vano circa dodicimila, la massima parte scamparono, fuggendo a piedi, a cavallo o sopra c.iiu.
Il 1!) aprile del j ' i8 l’ Alcnbicrrc segna cosi nel giornale olTicialc degli scavi la scoperta del
piimo scheletro; lluvicmlose ,lcm<b\cr:o m „merlo esUi inmmna enlre d rapillo ij la licrra,
li essendosi scoperto questa mattina nn morto tra il lapillo i
..... „ ». Laconismo questo assai dcpdorcvulc
alla soite di quei poveri sepolti! A quella guisa stessa clic i
•oglia rivolgere ia sua indagine alla so.le di q
vale a dire
' I tutto ciò che circonda il
quando un delitto è stato commesso, (antano il loro c
constatano i i.ai-ficolari niii futili, poicbò quc.sli particolari po.isono dciuiiiziarc d colpevole,
■ ■ ■ '............- poco, so
, il luogo
del suolo, in una parola tulle le eircoslanze , clic potessero
in quel giornale olTiciale
dcDi scavi, 0 solo vcdiaii o talora sostituita la parola srìieldro alle parole crimio con ossa ! Ncndimeno
recenti sliidj e ricorcbc ci mettono in grado di eonosccrcrc i diversi generi di morte incontrala dagl inielici
Pomrciini c di argomentare in conscsuenza i fenomeni cbc distrussero particolarmente Pompei. Innanzi
lutto non ’è da pensare a lava, cl.c il Vesuvio abbia allora gettata, nè ad un grande e generalo incendio
aoniccalo a lutla la cillà dalle pomici o dalla cenere ardente eruttale dal monte. Coloro clic bau creduto
di veder lava in Frcolano, oltre all’csscr caduti in mi grosso errore di fatto, non avvcrUrono che la
......................... c:doi'c, dalla cui veemenza sarebbero stali
... i c i bronzi, die per contrario si vedono
lo la questione degl’inccndj, nulla quale spesso
tra loro, idopiiiioiio però clic il fuoco abbia
per c
imigislrali ,
tesiteoUro ditein diverse cpodic furòn preposti* agli scavi di Pompei, c' istruirebbero
avcsseio accuratamente descritta ciascuna scopciTn di lai genere, notando la posizione dei
del Irovan.cnlo , lo stato delle
contenere qualche iiisegiian.ciito. Svcntunilamciilc null.i di tutto questo trov
lava fusa c corrente non suole aver meno di mille gradi di (
inceneriti i muri c i dipinti, calcinali i marmi e fuw i
lutti inlaltissiini. Pii. difficile c più avviluppala 6 veramente I;
intervengono falli a |nima vista inesplicabili o lipugnaiili tra loro, idopimoi
distrutta la sventurata cilfii , è manifestamente dimostrala falsa dalle considerazioni seguenti. I
mito lo. ceneri minutissime, le pomici {pietre per loro natura disadatte a conservar iunganiente d calore)
c i sassi di piccolo volume, se iiure fossero usciti roventi dal monte, trascorrendo m aria, a dir poco,
dicci cinlomctii, comumiuc stivati in una fittissima nuvola, non è crcdible cbc giunge.sscro m luodo
infocali da suscitare un incendio. In secondo luogo nessun legno, nessun frutto, nessuna tela si trova
0 tutta 0 parte incenerila, cl.c sarebbe il segno c 1'ell'utlo ).iù certo dell’ arsione; si Imvano invece le
materie combustibili generalmente ridotte in carbone, c la carboiiizzazione i 1 si produce in un modo
solo , cioè col solo bruciare , ina anche con lo star lungamente la materia cnmbuslibilc privata dol
coiitallo dell’aria c sotto forte jircssionc. Inoltre tulle le materie coiiibustibiii clic orano o ciqiitaroiio
accanto ai ferri o ai bronzi furoii preservale dalla caiboiuzzaziuno: il die non sarebbe potuto accadere,
quando lulto l’edilizio fosse stato arso. Le ossa c i marmi , salvo poche eccezioni, non si rinvengono
calcinati, c i piombi, clic si liquelàniio sulla sumplice fiamma di una lampada, non sono fusi. Finalmente
gli uomini 0 le bestie vissero in mezzo al lapillo; o la cenere non ii arse, ma li allogò, come attcstano
appunto le impronte, di cui ci occupiamo. Gonlraddicoiio inUuilo a questa universale condizione di cose i vasi
di vetro clic spesso si trovano dill'orraali cd amiuaccati, come solo può avvenire quando la pasta del vetro
è iulenerila; il eulor giallo dei muri ()ua e là niiilalo in rosso, ollctlo ordinario del fuoco; e più rarameiile
arsioni d’iiilonaclii eon macchie di fumo circoscritte in ipialdie punto c sostanze calcinale rapprese ai muri.
1 (]iiali fatti mettono capo ad iiiccud.j spicciolali o jiarziali, la cui causa devosi ricercare non solo nello
lam|:ade c turdc, cbc le tenebre iivolungatc eostringcvano a tenero accese dappertutto, ma anclic nelle
scorie, lanciale roventi dal monte, come già ebbe ad avvertire Carlo Rosiid. E di tali scorie furono
raccolti sin dal 1866 taluni esemplari, ai quali i naturalisti, come gl’illustri professori Scaccili, Giiiscardi
0 Ruggiero, non maiicaroiio di rivolgere il loro sludio.
Fliminata dunque la lava Vesuviana c dimostrato assai poco probabile un grande cd iniivorsale
incendio della citlà, non restano clic tre cause, io quali riuscirono funeste agli abitanti; il terremoto,
la loto reclusione volontaria o forzala, i moi'lifcii vii|)ori esulati dalle materie eruttate.
i terremoti, ohe prcccdcUcio di poco c accompagnarono lu eruzione del 7!) si leggono [iiinlualiiienle
dcscrilli nelle lellcrc 16.""’ c del libro VI di l’Iinio il giovine; nò si può credere clic senza un
vioicnlo commuoversi dolla terra uscissero di piombo c precipitassero tante colonne c tanti muri per
sola l'orza delle pomici c dello ceneri piovuto dall’alto, cbc piullosto ammassandosi li avrcblicro rincalzati.
E gcncraliiionle dei suolo mosso c sconquassato si ravvisano tuttora lo tracce non pure nelle molle
•culonno c nei molli muri trovali spezzali c caduti sopra ai lapilli, ma anche nelle lunghe soglie delle
bollcglie talvolta spezzale o sollevate nel mezzo, cd abbassale nei lati dove entrano nel muro; c_ nelle
frequenti spaccature c disuguali depressioni dei pavimenti, dei quali alcuni sono anche sfondali. F però
impossibile die tanta rovina non vanti le sue viltiinc! Fu già notato dal Rosini ehc il palco della stanza
alle spalle del tempio d’ Iside ruiiiò per tcrrcnn.to nei primordj dell’ eruzione, uccidendo 1’ uomo clic
sedeva a mensa. II 14 giugno del 1787 si rinvennero olio scheletri solto le rovine di un muro, fuori
le porle dolla città: una collana c bracciainlli appartenevano airornamenlo delle donne, cbc erano nel
nunieio delle vittime; una lanlermi attcstava clic questi svenlui-ali eran fuggiti, Icntiiiido di aprirsi un
varco altravci'so ia pili (llla oscurità. 11 ó maggio del 1818 si raccolsero, durante il distcrro del F'oro,
due selicleiri , l’ uno dei quali si rinveimc sollo una ddlc coloiinc abbattute del tempio di Giove :
evidentemente lo sciagurato venne seliiaccialo dalla caduta del portico, sotto il quale aveva cercato un
rifugio. Paro die un altro rompojano sia stalo ucciso dalla caduta della statua equestre di Caligola ,
clic poggiava sull’arco di trionfo della strada della di Mercurio: il suo sdiclcti'o fu rinvenuto accanto
a questa stallia, cbc, come si sa, è di bronzo c alquanto più grande del naturale.
Nella celebre casa del Fauno si raccolsero le ossa di una donna senza poterne ritrovare il cranio,
stritolato ccrlamcnlc sotto le macerie del piano superiore crollato. Nel 18G1 il Fiorelli constatò la caduta
del ninno supcriore di ima casa, dove le ossa di due pci'sono si trovarono riiintumalc c disperse fra
lo macerie. Dal 18 al 23 gennaio dei medesimo anno, disterrandosi l'atrio, egli scopri ancoi'a ii cadavci'e
di lina donna rimasta uccisa sulla soglia del tabiino, mcnfic fuggiva coi suoi oggetti preziosi, rincliiusi
in un cassctiiiio di legno: una lucerna di terracotta, avente nel disco 1' immagine di un delfino , eia
posta accanto a lei ccì era servila senza dubbio a riseiiiaiar la fuga, li crollaincnlo delle parli superiori
del portico o della casa fu causa della morte di quella disgraziata. Da ultimo il 17 novembre del 1809,
in fondo al piccolo giardino di una modesta casa (Reg. 1, Is. 3.” ii. 8) negli strali superiori delle terre,
loniaiono a luce undici scliolclri insiemo con orccciiini , qualche giojcllo , una lunga catena d'oro e
settecento monete di oro c d’ argento. Pare .duiuiuc clic gii abitanti della casa si fossero rifuggiti ,
pollando seco <iuanto avevano di [liù prezioso, nel piano supcriore : colà credevano di poter sottrarsi
alla furia delle materie viilcaiiiclie, cl.c riempivano a poco a poco il piaiitorrcno. Ma un’ oscillazione
)iii'i violenta dol suolo foco probabiliuciilc cadere le parti alle della casa, cd essi perirono.
La seconda causa di morte fu la reclusione forzata o volontaria. Cliiamiaiiio reclusione foizata
ipiella dei vecchi infermi, o dei malati abbandonali nel loro lotto, quella dei prigionieri o degli schiavi
incatenati dai loro padroni. Nella impossibilità di fuggire, dimenticati dai viventi, disperati essi stessi,
furono 0 alVogali dalle materie cbc ostruivano le porlo c le finestre , o annegati dalle acque che
s’iidìlli'avano nei cavi c nei sotlcrr.aiici, o coiulamiiili a morir di fame. (ìli scheletri rinvenuti nel ludo
gladiatorio, nella prigione stessa, accanlo ai coppi di ferro, che oggi si osservano no! Museo di Napoli,
sono senza alcun dubbio di gladialori prigionieri. 11 femore contorto, che si conserva nei piccolo Musco
di Pompei, fa lacrimare sulla sorte di un infelice storpio, clic non potè salvarsi con la fuga. 1 cavalli
nullo loro stallo, i cani legati alla porta di strada o nei loi'o canili morirono ugualmente. Ron pochi
sclicleiri di cavalli si sono finora raccolti, senza dubbio perché dei cavalli si servirono i fuggenti per
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