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« in. 0,i0'. Esso Irovavasi inl'ossatu per circa ni. 1,0(1 nel lapillo, cd il rosfo nella sabbia grossa c sabbia
« lina. La prima parte è riprodotta abbastanza abbozzatamciilc perché coperta di lapillo, ma lascia ben
« dislingucic le acciclcntolilà della coilcccia cd i nodi dei rami. La corteccia esternamente è pressoché
0 liscia; cd i rami lioniio dispusiziune allcnianlc dall' indice lillolassico % . Niente altro di particolare
0 osservasi su quel grosso tioiico. L'avanzo più imjioriante di (|uel vegctole è il ramo Ibglilci'o, elio
« tuttora conservasi su di una zolla di cenere fina c sulla quale aderisce. Si c trovato in uno strato di
a cenere lina dello spessore di circa m. 0,BU, all’altcz'za dì m. i,00 dal suolo aulico, cd alla profondità
a di m. 5,CO dal piano della strada moderna. Questo ramo è fuori dubbio di uu lauro comune
8 (kiiirus nubilis) dai l ’ompcjani, come dai liomaui tutti, tenuto in gran jircgio sia nelle cerimonie
« religiose sia come simbolo di vittoria. Oltre di cbc, gli anticlii alliibiiivano a questa pianta virtù
8 medicinali portentoso ed eccezionali, pianta cbe era, come è tulfoia, in grande uso nella economia
a domestica. Nelle nostre pi'ovincc esiste ancora l'uso di coltivare il laui'o presso la casa colonica, presso
a i villagi c le città, ma solo per uso domestico c medicinale. Giù basla a poter dimostrare perché
« presso l'abitato iu Pompei si siano potuti coltivare, non uno solo, ma più lauri.
« Che questo ramo sia di laurus nobiìis è dimostralo dai seguenti caratteri: 1.® Dalla disposizione
a quinciinciale delle foglie, coll’ angolo di divergenza di circa l i i . " chiaramente visibile. 2.® Dalia
0 foi'ina lanceolata della foglia, con la punta Icg'gcniicntc acuminata. 3.® Dal cnntorno intero, chiaramente
a visibile in lulli gli avanzi delle foglie, cd ondulalo, 't.® Dalla nervatura a jicnna, con i nervi sccondarj
a inclinali di 45®, ed il litio reticolo delle venuzzc, tanlo caratteristico nel lauro. 5.® Airerma di più la
a specie la presenza di un avanzo del peduncolo IVuttdcro. C." GoncoiTouo ancora le dimensioni della
a lunghezza, deila liii'gliezza c del picciuolo della foglia. 7." Le osservazioni mici'oscopiche dei piccoli
« avanzi di opidcrmidc dàiiiio (inaircenic una convincentissima conferma. Ilo esaminato due frammenti di
« cuticola, ciascuno poiTaiile uno strato di cellule allungale tubulaià, ed un fi-ammcnlo il cui tessuto è allo
a stalo di disoi'ganizzazione. L ’unico rcallivo, che ho jmfuto u.saro, è stalo la tintura di iodo, con la (¡naie
« ho jioluto constatare la pi'csenza di una cuticola c di uno sfi'alo estcì'no cellulare ad essa .aderente. E ciò
a per la colorazione in giallo deH’iiitcro frammcnlu, meno i conloiaii cellulari.
a Nello stesso stilalo di cenere , ove si son trovate lo foglie suddette, è una gran quantità di
a l'anii pili o meno sottili. Di tali rami non si scorge altro clic dei vuoti nella massa comjailta di
« cenere; ma alla superficie interna di questi sono avanzi di corteccia, ()iinsi del tutto terrificali, nei
a quali vedasi la tessitura medesima della corteccia dei lauri viventi.
« In conclusione: la corteccia quasi liscia del tronco principale , la disposizione alternante dei
a rami dello stesso, tutti i suddetti cai-atleri dei ramo fogiilero e gli alti’i avanzi minori dello stesso
a albero, che Irovansi nel medesimo slr.alo di cenere, in un perimetro di un raggio di circa 2 metri,
a secondo me, sono clcnicnli jiiù che sullicienli per l’acccrlamento della specie Laui'O comune o Lauro
a dei poeti (launis nobilìs).
a Tullavolla un nuovo ed impoilanlissimo elciiiciito ho scoperto, pi'ima in una zolla .aderente al
a cranio di imo dei cadaveri ivi liovati, c )ioi in tutto lo stesso strato di ccncj'e; questo elemento è
8 olTcrto dai frulticelli dello stesso lauio. Essi ti’ovausi a migliaja, c non oili'e il raggio dei due nieti'i
a suddetti. Hanno forma quasi sferica; qualcuno è leggermente compresso nel senso verticale, Dovctlei'o
e essere stati sotlciTati ucl Icnqio di una piena frutliiicazione c su i rami stessi, pcrcliè trovansi, come
a ho detto, nel medesime strato dei rami c delle foglie. Le dimensioni dì questi frulticelli variano
8 dai più piccoli del diam. di mill. o ai più grandi, che sono pochis.simi , del diam. di 15 a 18
a niilliiiiciri: la grandezza media, rappresentala da [liii di y nella massa di tutti i frutticelli in parola,
1 è di milliiiicti'i 10 a 15. In essi la sostanza oiganica c del tutto sostituita dalla minei'alc, cho è una
8 cciici'c finissima, impalpabile. In alcuni, in corrispondenza della base del frullo ove s’insei'iscc il
a peduncolo ad esso, sembra osservarsi una cicatrice provcnionlc dallo strappo del frutto dal peduncolo.
a Dal lalo opposto o.ssci'vasi una piccola punta. Tagliando trasversalmente uno di quei globelti, osservasi
a mi piccolo sil'ato esterno alquanto compatto, rossastro, al poslo del poricai'pio, ed un alti’o interno,
a g'i'igio, meno compatto, al poslo (leU’cnibrionc, cbe riempie tutta la cavità del frutto. Questi allri avanzi
a dcli’albci'o ili parola non solo anérmaiio la specie da me attribuitagli, quella dol laurus nobilis, ma ancora
a la varietà a frulli /ondi. Questa varietà panni non essere stala ancora illustrata; essa esisto nei noslro
a R. Olio Rolaiiico, cd é senza nome. L ’albei'o trovasi presentemente (Novembre) carico di frulli Il
a laui'O comune ( laurus nobilis) a IVutli ovali fiorisce in marzo , c mostra i frulli abbastanza
a sviluppali in primavera. Questi dui'ano, por giungci'c alla completa malurità , in tutta l’ estate
a c fino alla metà di oltolii'c. invece la nostra vai’iclà fiorisce più lardi ed incomincia a ingrossare
a i fnitli col principiare dell’autunno c li iiiatiira in novcndme...................... Sono dunque frutti di
a autunno, nei mesi del quale si mostrano in varj sladj del loi-o sviluppo. Se i frulli sollei’ati
a a l ’nmjiei siano quelli del primo stadio, cioè del sclteinbrc, 0 quelli del secondo, o dell’ultimo, é
a qucslo un fatto cbc |iaia-cbbc diliiiciio ad accertalo. .\ giudicare dalla gj-ossczza, la cosa icslcrcbbe
a dubbia, perchè i fi-ulli sono di diametro diverso , c vi sono quelli della grossezza di nn giainello
a di pepe, dai quali si poli'cbhc dcduri’c lo stato d’immaturità. Nondimeno spesso accade che, allorquando
a nn albero qualunque è slracaidco di frutti, come appunto ha dovuto esserlo il lauro di Pompei,
FORME IN GESSO H
8 nna gran pai'tc di essi non pi'cndc il dovuto sviluppo. Aggiungasi di più, clic fra gli allri frutti
s Ddvaìi a l’ompci quelli mollo grossi mostrano il diametro di circa mill. 18 , ciò clic poi'gc tcsli-
8 moniaiìza di maturità avanzala. E poi tulli sono pcrfcltaraeiitc sferici e pochi son quelli, clic si
« mostrano leggcrnicnto compressi : siccliè, por resistere alle forti pressioni dei grossi strati di cenere
a sovrastanti, dovevano necessariamente esser iiiciii dell’ ciiibriuno perfetto c coll’ endocarpio indurito ,
a come sono i fruiti maturi. I frutti immaturi , conlciiciili ubbasUmza succo cellulare cd a tessuti
li tenerissimi, si sarebbero làciliiienfe compressi solto il più leggiero peso , né vi sarebbe stalo il
a tonipu per ia sostituzione degli clciiiciili minerali ai vegetali. In conclusione , 1’ albero trovalo a
a l’ompoi è il laurus nobilis, varietà a fruiti lomli. Questa varietà pi'odncc tardivamente i fiori , cd
a in aulunno i frulli. Secondo me, i fruiti fi-ovati a Pompoi furoiio sottcìrali allo sUito di maturità,
a c quindi in autunno avanzalo ».
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