(li groiiilaja juibblicalo dal Fioioili (6Yi sc««i di i ’ooqjci lìiil Í8GI al 1872, appcndico pag. 15, tav. XX),
la cui provenienza sarebbe cosi accertala, c clic è un uofcvolc esempio di policromia con mezza coltura,
tecnica c.nraitcristica del principio del secolo V e l'orso pur VI av. Cr.
b) Un pezzo di ornalo (largii, mass, aiill. 73, alt. mass, niill. 108) con l’ avanzo di un
meandro dipinto in iicio e con strisce nere: è della medesima tecnica.
L ’arte c lo stile del tempo medesimo, cui vanno allribiiiti i due rrammeiili aiizidcfli, si devono
riconoscere nei rrainmcnli de! cerio iu Icriacolla, soiu'a ricordati,
r) Parecclii piccoli f'raumiciiti di vasi dipinti. Tra i (jiiali i|ualcuiio con ligure, del medesimo
periodo, cui si riferiscono i vaselli dipinti , rinvcmili nelle tombe preromane fuori porta Ercolancsc
(cfr. Ovi;iirkck-M.id, op. cil. pag. 398), e elio vamiu attribuiti al terzo ovvero audio al secondo secolo
innanzi Cr. (cfr. vox Dntx, Unii. Lisi. 1871 pag. 159 sgg.; Nissnx Puinp. Siud. pag. 381 ;^g.).
d) l ’ii'i ccnlinaja di piccolissimi vaselli di creta grezza , dicliiarati non senza probabilità per
lucernine dai sigg. von Dulm o lacobi (op. cil, p. 13), trovali a poca profondità , la maggior [larlo
lidia cella, altri sollo rambuiacro, alcuni appiè del lato sud ddlo stereobate,
e) 8i raccolsero inoltro i|ualtro monetino di bronzo di jYe<ijto/is , o ci piace notare ancora :
'iWnuoUu. In piccolissimo torso virile, allo mili. 60. Una ))iccolissima niascbcrctlii, di tipo arcaico,
alta niiil. 60. Qualdic franimenlo di Incorna , col rilievo di un cniìlhai-os nel disco, l'u piccolo
covcrdiio (?) rustico, non lavorato al tornio. Un legoloiic coi bordi rialzali. Awm.-i oiv/iiuioi. O.ssa
di buoi.
Nelle relazioni iifliciali del tempo, da noi citale in principio di quesla trattazione, la causa della
quasi totale distruzione del nostro tempio viene attribuita escltisivamcule ai lavori agricoli. Come già
osservarono ¡I Nissen {Pom¡i. Slinl. p. 341) c il Mau (Oveiuieciv-M,m- pag. 85), l'opera degli agricoltori
ha di corto contribuito alla ulteriore distruzione dd (einpiu. ma non spiega per nulla la grande scarsezza
degli avanzi di esso , dato il caso che fosse ninasto in piedi sino al (cmpo del scppollimcnto della
citlà. Epperò due ipotesi possono l'arsi, o clic il (empio non sia sfato mai compiuto, o dio fosse già
disli'utlo, quando sopravvenne la calastroCc, La prima ipotesi, die sembra trovi la sua ragion di essere
nella mancanza di sostruzione per le colonne nei lati ci.rli e in una parie dd lato lungo sinistro, viene
eiiininata dal l'alto die i due Iroiidii di colonne esistenti liaiuio il rivestimento di stucco (dr. Nisskn
op. cit. p. 54: M.vr, op. cit. |>. 88). liiiiianc la seconda ipotesi cojiic la più vcrisinile; ma il Nissen e ii
Mail, se si accordano itdi’accellarla, sono poi discordi nel determinare l’epoca della distruzione dd tempio.
II Nissen (op. cit. p. 235) laUribuiscc a quella causa cumiiiic, per la quale molti edilizi di l’ompci
rovinarono,.cioè al terremoto dd 03 d. Cr.; mentre il Mau (up, cit. p. 86) fa risalire la distruzione
ddì’antico tenqiio ad un'età ben più remota. E questa opinione il Sogliano la trova ora confermata dai
linveninieiiti falli negli scavi, poidiè i Irammeiili dei 'asi dipinti c le monetine di No.apolìs dimostrano
cbiarameiilc die l’antico tempio dorico alla line dd terzo ovvero anche nel secando secolo avanti Cr. già
più non esisteva: c il lungo periodo di abbandono, nel quale il nostro tempio era diventato una cava di
|iielre ed un pubblico scaricatojo insieme, spiega pciTcltaiiientc come mai di un monumento cosi importante
ci siano pervenuti appena pochi avanzi, non venendo ris|Kinniali ncp)iure i blocchi della sostruzione per
le colonne dello pteron, i quali insieme coi gradi rniuii tolti od asportati. Nè i detti framiiienli di vasi c
le monete di Neapolis jiossono allro indicare che il /miiìinw ad quem della esistenza del tempio, giacdiè
contro 1 indicazione del lermhws a quo sta il carattere dcll'iirdiilcltiira del (empio, generalmente riconosciuto
per arcaico (cfr, Nissex, op. cit. pag. 233; Oveuheck-M.vu, op, cit. p. 88). Unica eccezione la Tojiinione
dd von Dulm, il i|ualc non dubitò di asserice (Gníw/.'íú/e einer (hschichle Campiiniens iu Verhandtuiineii
il. r,4 PhMogcnwrs. :u Trier, pag. 14 dcircdiz. .sojiarala): « Intorno al 310 Pompei è per la prima volla
et nominata ndla storia; se prima da già esistita, non è storicamente iiiiportanfc: a mio crcdece, nulla si
t )mò argomentare per un’esistenza di molto anteriore dal cosideltu cdifizio greco; le più antiche tombe, le
II (¡uali sinora si son potute trovare, risalgono alla metà dd terzo secolo ». E nella sua recente
pubblicazione il von Dulm torna ad insistere, dicendo clic nei fcnipj dell’epoca arcaica nè la cella ha
tanta larghezza in iiroporzioiic ddlii lungliczza, nè è tanfo |irofundo l’ambulacro. E siccome il non essersi
trovalo alcun frammento di vaso, die rivdi un' epoca anteriore al principio del secolo IV, è per lui
un indizio cronologico, cosi vorrebbe ciedeic il lcm].io coslcuifo nel IV o V secolo. In quanto al carattere
arcaico delle Icrrecoltc ardiilelloniche, com|)rcsa la (cslii ili leone, c alia somiglianza dd ca|dldlo con
(¡udii dei lempj più anlicbi di Pesto c di Selinunfc, non posteriori di corto al VI secolo, fra i barbari,
egli dice, e senza coiitatln coi crnfri delia cultura greca le forme arcaiche, una volta ricevute, polcvaiio
conservarsi |iiù a lungo.
Già il Mau (op. cit. Annici’k, 2) rilevò (¡uanto sia arbitraria sill'alla opinione del vun Duini,
die ritiene il nostro tempio assai meno antico di (pianto gcncralinciitc si cicdo. Ed il Sogliano aggiungo
clic il professore di Heidelberg non ¡luò trovare iidic iiiorietc di Nciipolk e noi rraiiiiiieiili di vasi dijiiiili,
raccolti negli scavi dello fondazioni del tempio, una ¡u ova in favore deila sua tesi , sema prima
demolire hi sliiriii iloM'iireliileUiira ijreea e senza negare il nirallere aiTiiico ili liiluiù riiivuniiiwtili falli negli
siavi delle fniulazioiii medesime. La considerazione , die fia liarbari c senza contatto coi centri ddia
cultura greca le forme arcaiche si siano potute conservare più a lungo, è proprio inopportuna, (¡iiaiiilo
si pensi die Pompei era un porto di mare vicinissimo a iìoicnti colonie greche o in mezzo ad una
popolazione assai accessibile alla cultura greca. E, come bone osserva il .Mau , un tale ragionamcnlo
sarebbe buono por s|iicgarc in certo modo, se iiidizj sicuri ci conducessero ad nii’epoca rdafivauienle
larda, l’uso delle forme arcaiche, uou però per stabilire, in mancanza di altri argomenti, la data della
costruzione. II carallcie dccisanieiilc arcaico delle tcrrecolto, ud in ¡specie della testa di leone; la forma
dd capitello, che è quella dei più antidii lempj di Pesto e di Sclinuntc; le diciollo scanalature invece
delle venti prescritto dal canone dorico; le cnlomic corrispoiidciiti agli angoli della cella soltanto nelle
estremità anteriori dei lali lunghi , lutto dò ci conduce nel VI secolo. Che la maggior largliczza in
iiroporzioue della lunghezza non sia un buon indizio cronologico, lo ainmclle anche d von Didiii; cd
in fatto non si può ammcllcro die noli’ epoca arcaica tulli i tempi avessero un ugual numero di
compresi. La proporzione poi tra la profondità degli ambulacri laterali e la larghezza della cella c
presso a poco quella di un tempio di Sdimmte, clic si ascrive a|ipimtu al secolo VI.
,\lla seducente ipotesi del Nisscn (op. cit. p. 89 sg.) clic od nostro lcmi>io, misurato con piede
osco, si debba ricercare un Iwkalompedos , misura die presso gli Ellcni aveva un particolare valore
sacro (e basterà ricordare il Partenone di Aleno; il (empio di llera u Giunone innalzalo dai rcbam,
Tudd. HI, 08; il rogo omerico 11. XXIil 164; la porla di Siracusa), le nuovo indagini; non arrecano
veramente alcun conforto , ottenendosi il seguente ragguaglio :
Lunghezza dello stilobate . . . .
Larghezza » . . . .
Iniercd u im io..................................
Diain. iiif. dello col...........................
Inlcrcoluiinio d’ ingresso . . . .
Lungli. complessiva del imos c pronaos
misurala dalla l'accia interna dd
muro di fondo alla linea dei fronti
dei p i la s t r i ..................................
Largliczza........................................
Grossezza media dei muri . . . .
, 97,21 = piede i
17,20= »
1,19 =
4,28 =
4,76 =
0,75 =
, 98,9 (45)
62, (54)
5,0 (54)
4,3 (27)
15,5 (03)
55 (43)
17 (09)
2 (72)
1.0 latte riduzioi
prof. Sogliano
vede , i piedi osdii. Ma
dio
1 danno per risultati numeri interi >
! riscontro di piedi osclii 981^^ suH’intcra lungliczza ktoVg.lo.ito vtotov. ...--------- I ddlo stilobate, la quale
dovette essere la baso fuudamc.italc por la successiva riparti/iouc dcH’cdifizio, piuttosto che essere u..
l'atto casuale induce a far credere probabile clic l’ard iild to d d tempio mtcndcsse appunto di costruire
u n Ìie.kalom,ìedos. La lieve dilTcìciza in meno può spiegarsi benissimo e pc. restauri inodcrm , che
avrebbero potuto ravvicinare di poco gli crii dei lati corti e per (ludlc inevitabili, matenali dilTcrcnze,
che sempre si verificano traducondo nel fatto uu’ ideala opera d’ a r te , c che tuttavia concorrono a
r i i x l a t e l a mente dell’ artista. Se cosi 6, come sembra assai probabile, tenendo conio anche d d
l’alto clic non ci troviamo dinanzi ad uno schema rigoroso d. tempio greco, d Sogliano crede di non
andar ironuo lontano dal vero, riconoscendo nel nostro tempio un tempio greco eon mllnenza osta a
™ n a °,iL d » l’ auisu» s .a .. t » « o , .¡co,i™i.. .i.gB < » „ ,) »1 km ,» Aug.mk ,k ,o l
L o . » in q » c , a nW km , m, loalr» e „ c o non inlkcm.a osca, la ..naie cl,.ararne,. c s, nicva ,la a le n e
,,,,11 dell- edili,.» sless» , elk si rannodano al_ W le,.,|,o ,Iella eoli,„a, osca d irelk conktln eon
iVIIciiisiiio (cfr Ovfri!i;cic-M.iu , op. cit. pag. 5->8 sgg.). _ ^
In (iiilnto alla divinità, cui il più aulico fcmi-io di IVmpd era consacralo, non si può .dlcmiar^
millu di più certo d. .¡uanto sinora è su t t( t ( I U B M , ‘ ‘ 1 fa
0 0 0 dalle nnov indacini a ritenere che il tempio in origine dovesse essere dedicato a ./»e divin i ,
S.:..
E-HvG', eo„o a,ma |,a ,la „k sor filaslro del |.r,H,olo del lo,„|«o d, A,.olio noi l'oro o „ ,lc (olr. Orr.e.iCK-) ,
, r ,a m rendono ass I mohaUo cl,o li, <|„ei I,ammonti si „bina a r,conoscerò I ar.oso de la
,ii i r t e de^ ™ -B -'l” »» • '1-a'e a„.,a |.., la „ k poBeoav. sol . k l l . Basamen to
cena .li - t ' c » «c ^ ‘ ,„ ||a .lualc è coslrnilo il Foro triangolare, si rinvenne
.' l la ld spali., dn.lla l'oricmonk rlal,at.a ai aesomenU, che ep.el b,'Oce,o dovesse peobah.lmei.le po.ma.o
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