poteva dirsi l ' iniguum foedus , quindi rimarrebbe il grado intermedio, quello che toccò alla massima
parte dello città della Campania nel 313 av, Cr. Io quali conservarono la propria autonomia, non
mancando però di osservare esattamente alcuni doveri verso la repubblica romana , alcuni de’ quali
erano negativi, altri positivi. I primi consistevano nel non poter firmar trattati, fare alleanze, guerre
0 pace, nel non poter coniare monete di argenloclc., gli altri nel dovere partecipare alle guerre della
repubblica con quel contingente in armi, uomini, danaro o navi, che secondo il decreto del senato il
console imponeva; nel dar corso legale alle mondo romane c mollissimi altri oneri che sarebbe lungo
enumerare. E i Romani sapevano far buon uso di questi poteri, perocché senza neppure farli accorgere
essi ampliarono le loro conquiste per tutto il mondo, fermarono saldamente la loro potenza , ed
acquistarono immense ricchezze ; lutto questo col sangue degl’ Italici, i quali tacquero finché furono
hen Irallali c Roma li trattò bene finché n’ebbe polente bisogno, ma quando essa non più ebbe nemici
pericolosi a comballerc e l’orienle e l’occidente le cadeva dinanzi prono cd umile, oh allora non più
ascoltò la voce dc’prodi soldati italici; che chiedevano la romana cittadinanza. La necessità di ottenerla
per poter uscire dallo stalo di abbiettezza e il fermo proposito de’ romani a negarla furono le cause
immediate della guerra ilalica. Vincitori dapprima, nel secondo anno gl’italici furono vinti da’Romani,
1 quali però si affrettarono a concedere la cittadinanza a’Latini e a’Socii rimasti fedeli per mezzo delia
Lex lidia Municipalis nell’ anno novantesimo av. C., eppoi l’anno dopo con la Lex jPIonlia-Pupjria si
0 presentati ad un magistrato romano
1 tal guisa la più gran parte degl’ Ilalict
1 avendo osalo resistere contro le
stabilì clic, di tutti i Sacii dimoranti in Italia, coloro che si f
nello spazio dì 60 giorni , sarebbero diventali cittadini, ed i
potè godere i bcncfìzii della cittadinanza romana.
Pompei colf insorgere degf Italici, aneli’ essa prese le ar
minacce di Sulla, questi la punì inviandovi de’veterani, riducendola allo stato di colonia: essi abitarono
la parto suburbana della città ; di poi vi si aggiunsero nel 7 av. Cr. altri coloni mandali da Augusto
e così formarono il Pagus Aguslus Felix Suburbaim. Centro della costituzione pompeiana nel periodo
posteriore a Sulla è il Señalo, il quale si suppone si fosse riunito nella sala semicircolare che sta al
lato destro del Foro Civile tra il Panteon e il tempio di Mercurio, Esso aveva l’alta direzione degl’interessi
della città; decretava le opere pubbliche, designava a’dumviri e agli altri magistrati il monumento da
costruire co’danari, che avrebbero dovuto spendere per giuochi gratuiti al popolo; poneva statue nel foro
in onore di cittadini illustri; ordinava solennità religiose; concedeva a’ benemeriti cittadini un luogo
pubblico per la tomba, o le spese pei funerali, onorava, col consenso del popolo, del bisellio gli
Augustali, etc. I Duumwirt erano i magistrali che esercitavano la giustizia, perciò delti / (uri) D (icundoj;
i quali stesso donavano la città di bellissimi monumenti costruiti a proprie spese. Difalli la costruzione
deir Anfiteatro fu iniziala a spese de’ duumviri C. Oiunito e 3/. Porcio e i duumviri Tatullio Celere e
L . Laginio, N. Islacinio e A. Audio lìufo, P . Cese:io Capiione e 3Í. Collirio Marcello e i 3/fl</islri del
Pago Augusto Felice costruirono sei cunei col danaro, che dovevano spendere pei ludi. La via fuori la
porta Stabiana sino al milliario fu munito da’duumviri L . Auiaiio Plano c T. Speiidfo Fimo, i duumviri
M. Olconio Rufo e M. Olcomo Celere costruiscono a spese proprie il teatro tragico e cosi si potrebbero
nominare altri edifizii pubblici costruiti a spese de’ duumviri, ciò che vuoi dire che essi dovettero essere
le persone più importanti della città.
Gli altri magistrati erano gli Edili, il cui uCGcio riguardava la conservazione de’ monumenti pubblici
e anche la vigilanza su’ monumenti privali, la rifazione e la nettezza delle strade, 1’ annona , la cura
delf esatto compimento dello feste religiose eie. Dagli Edili dipendevano i itfdijtsirt «ic» cl compili, e
forse da essi stessi erano eletti.
Che la elezione de'Duumviri c degli Edili era affidata al popolo, non v’ ha alcun dubbio ; basta
osservare il grande numero di programmi elettorali che si leggano su ciascuna pariete delle case di
Pompei per farsi un esatto concetto del movimento, che doveva esserci nella eillà nel giorno della
elezione. Ciascun cittadino ciascuna corporazione o collegio, tutti raccomandavano il loro candidato;
aggiungendovi alle volle degli epiteti per farlo accetto al pubblico. Vi si nolano le due corporazioni
religiose degl’ fsioc« e de’ Veiierti; i collegi degli aurifices, offectores, pislores, cnitnuri,piscicapi, ialinienses,
lignari, ploslrari, pomari, pilicrepi, muliones, saccarri, chipari (forse corrotto da caepari); ed anche
coloro che non avevano il diritto di votare, come le donne, i fanciulli, i gladiatori, i giudei, propongono
il loro candidato c pregano si voli per lui. Questo grande movimento costituiva l’ambo/atio, di cui parla
Cicerone (pro Syl. 21), c che delle luogo a un mondo d’interpretazioni, dichiarandola alcuni per porticato,
altri edilizio pubblico. Le parole di Cicerone son queste: < Pompcianorum colonorumquc dissentio quum
iam invclerasset, ac mullos annos esset exagitala Pompeiani, qui de ambulatione ct suffragiis
suis cum colonis dissensenint. t Vi fu chi , non polendo spiegar nulla con la parola amiiulalioiie,
cercò variarla in ambitione, contro la lezione de’ codici. Altri poi, non volendo negare la fedo de’codici,.
credettero si fosse trattato di un Portico: tra questi si nolano il Grutcro , il Rosini il Lematre eie. Lo
Zumpl (Comm. Epig. pg. 468) si contenta di dire: Discordare cocpisso velcrcs et novos Pompcianos
de publico aliquo acdilicio. Ma il Garrucci {Questioni Pompeiane 1853 pg. 31) si oppone all’ opinione
di tutti costoro , perocché i Pompeiani , quando i veterani di Sulla vennero a fondarvi la colonia ,
avevano già acquistalo la cittadinanza , epperò non poteva nascer questione tra gli antichi c i nuovi
abitatori per un cdiiiiio pubblico. Quindi espone la sua opinione, cui tulli gli scicnziali fecero plauso
e che noi abbiamo di sopra riferito.
Gli scavi di Pompei ebbero principio nel l " Aprile de! 1748, c furono eseguiti con varia vicenda
e con diverso metodo sino a quest’oggi, quando ancora si continua, qiiaiilniiquc con risultali di non
grande importanza- Lasciando stare le vario vicende, le quali sentono anche delle condizioni politiclie
dcIf Italia meridionale , la storia di questi scavi può dividersi in due grandi periodi , f uno dal
cominciamenlo al 1869 , l’ altro dal 1060 sino al 1878 , non contando gli scavi degli ultimi quattro
anni , dei quali non ancora fu fatta completa relazione. Ora la superficie scavata di Pompei dal
1748 al 1860 ascendeva a m. q. 199526, e dal 1861 sino a tutto il 1878 fu di in. q. 64895, sicché
tutta la parte scoperta è di m. q. 264421, per cui non ancora ci avviciniamo alla metà dello
scoprimento delfiniera città, la cui arca, circoscritta dalle mura, é dì in. q. 662684; vedasi tav. l
e l i: in quest’ultima c ombreggiata tutta la ¡larte scoperta sino a pochi_auni or sono. Ma diverso l'u
il metodo seguilo in questi due periodi. Sino al 1860 gli scavi proccdctlcru disordinati c confusi, così
da non dare alla scienza tutto ciò che la scienza si aspclUva da un lavoro di tanta mole ; poiché
scopo unico delle cure dei direttori di quegli scavi era il rinvenimento di oggetti por arricchire il
.Museo Borbonico , ora Musco Nazionale di Napoli. Difalti per gli scavi di Pompei, e sotto un certo
rìllosso anche por gli scavi di Ercolano, il detto Musco è uno dei più ricchi del mondo, specialmente
per ciò clic riguarda colleziono di bronzi e freschi antichi. Avveniva però che lo smodato desiderio
di scoprire oggetti recava danno al regolare andamento dello scavo ; poiché non più si pensava di
porre in netto la parte scoperta, anzi la si tornava ad interrare, gettandovi le macerie di sterro della
località che si esplorava , c produccndo non solo disordine , ma grave danno a’ ruderi antichi. Le
iscrizioni graffile nei muri , che hanno fornito di molli dati la conoscenza della vita intima dei
Pompeiani, furono neglette; molle pitture giudicale di minore importanza furono lasciate li sotto la
nuova terra che le copri ; fu trascurala all'atto la parte topografica e tranne, ripeto, l’interesse dcH’oggetlo,
lutto era dimenticalo. A questo si aggiunga la poca cura nella conservazione dei monumenti scoperti,
la scarsezza dei restauri c la vandaiic.i mano del visitatore, avido di portare con sè un frammento
d’ intonaco pompeiano , un pezzettino vitreo o marmoreo di musaico eie., c quindi si fa chiaro il
danno, che fu recato alla ciltà di Pompei da questo metodo di scavo e di manutenzione.
Pompei adunque era una fonte inesausta di scoperte , ma la città di Pompei ancora non era
scoperta : essa non si vedeva ignuda e spogliata quale fu ridotta dal terribile cataclisma : non si
passeggiava libero c franco per quelle strade , come negli ultimi giorni del fatale cecidio : non si
entrava nelle case con l’antica facilità; poiché daperlulto si vedevano cumuli di terra, porle ingombrate,
muri semicadenti; lutto questo impediva che lo spirito, valicando i secoli, si trasportasse e vivesse la
vita de! primo secolo dell’ impero. Non ancora si era giunto a comprendere che il primo c più
importante monumento di Pompei é la stessa Pompei : ed il merito di questa scoperta, che ha fruttato
alla scienza nientemeno che il vero scoprimento della città aulica, si deve al eh. sen. Giuseppe Fiorelli;
il quale disse che il principale interesse dogli scavi di Pompei è la stessa Pompei , c dette loro un
altro indirizzo. Prima di spingere avanti i nuovi lavori di cscavazione, si propose di riandare i lavori
aiilecedeiili, restituendo alla luce gli edifizii già scoperti, proteggendo i muri cadenti, gl’ intonachi, i
freschi; ripulendo lo strade, gli edifizii pubblici o privali, c perfino le più semplici botteghe; sgombrando
delle macerie riportate tutte le località, in modo da ridoiiare alla citlà l'insieme, che altrimenti non
avrebbe potuto avere. Una idea precisa del modo corno fu ridotta la città dall’ energica operosità cd
intelligenza del eli. Fiorelli si può avere riguardando le tav. HI—X ; ove sono rappresentate alcune tra le
isole scoperte. Fatto questo, potè venire allo studio dettagliato dei monuraeuii pompeiani, rifacendone la
storia della costruzione secóndo le diverse epoche. Difalti si vedono in molli siti muraglie, costruite a
grandi blocchi di pietra cavala nelle vicinanze dei fiume Sariio, e die appartengono senza dubbio all’epoca
più remota di Pompei, quando cioè fu fondala la citlà. Accanto a queste sono le costruzioni appartenenti
all’epoca sanuitica, lo quali sono come un passaggio e preparazione alle ultime di epoca romana. Fu
l'alta anche la storia della casa, della quale si possono vedere le trasformazione ad incominciare dalla
più primitiva, formala dal semplice atrio, avente intorno i cubiculi, e finire alle splendido case, come
per cs. quello denominale del Fauno, dei Poeta tragico, del Citarista, del Labirinto etc. Infine si potè
studiare lo sviluppo dell’ arte decorativa in Pompei , partendo dalla semplice decorazione a fasce di
diversi colori c terminando alle famose pareti, ove l’arte pittorica antica profuse le più patetiche scene
della mitologia. Insomma Pompei a|ipavve nel suo insieme come nel giorno, in cui l'u colpita dalla
catastrofe: non mancavano che i Pompeiani, i quali anch’ essi entrarono a far parte di questa unica
maraviglia del mondo, avendo il sullodato archeologo trovato il modo di ritrarre in gesso la figura
di coloro che perirono tra atroci spasimi nel dì supremo della ciltà.— Alcune di queste forme in gesso
sono esposte nel Museo di Pompei; si osservano in esse la lotta con la morte, gli sforzi per evitarla
c la disperazione degli ultimi momenti: è una dello viste die più colpiscono la fantasia dei visitatori
di Pompei.
La città dunque si manifestò in tulio le sue parli chiara e precisa all’occhio deiravcheologo c
deiramalore di cose antiche, i quali non trovarono difficoltà da quel tempo in poi a formarsi un’ idea
esatta di quel che era la vita delle antiche città di provincia, nel primo secolo dell’Impero romano. Ed
è questo che sopra ogni altro ci mostra Pompei.
Lo rovine di Roma confortate dalle notizie, che ricaviamo dagli scrittori classici, bastano a darci
una chiara idea della vita, che sì agitava nella capitale del mondo in quasi tutte le classi sociali dei