Le Iracoc iiilaiilu della dominazione italica son di gran lunga, più visibili; la disposizione della ciltà,
In cnslriiziono dolio case, lo continue iscrizioni in lingua osca, mostrano din la città Hi posseduta da
una popolazione italica; onde alcuni dotti archeologi allrihuirono agrilnliei lo origini di Pompei, c in
jircsenza de' Greci la spiegarono col supporvi una colonia greca abitante ivi a causa di commercio. La
quale opinione non così l'acilmcutc si pulrà aimiietterc per varie ragioni , che soii contento di lacere
non volendo andar troppo per le limgiic. È l'uor di dubbio però che se i Greci occupavano il silo |)iù
importante della città, un periodo di dominazione greca si debba ammcllcro; o dove sono L moiuimcnli
di un’arte ilalica aniicbissima per poter coiiebiiidcrc clic vi l'ii prima una dominazione italic.a, alla quale
si debbano rimandare lo origini della città'' Tutti i citali moniimoiili o il nome stesso di piiiiipuiín iioii
si riferiscono die alla dominazione sannilica c questo lo vedremo più diiarainenle dopo aver toccalo di
volo la (juesiioiiD importantissima c tanto dibatliila intorno a quelli antichi abitatovi della Campania;
che le fonti lilologidic appellano Osci o Opici,
Se le parole Osciis c Opicus siano Io stesso nome col quale appcllavasi una parte dogli antichi
abitatori della Campania, fu una questiono assai dibattuta, ma ora la scienza l’ba risoluta coiichiudendo
clic la prima èia forma latina, l'altra la l'orm.a greca dello stesso vocabolo. Non così però si è potuta
definire l’altra quisliunc non meno importante della prima so, cioè, gli Osci o i Sanuili siano lo stesso
popolo. iV giudicare dalla lingua, da’ costumi, dalla religione, dalla vita in gener.alc dc’ duc popoli, io
non vi trovo un grande distacco; ci è solo la dilTcrcnza che naturalmente non può non esserci tra gli
abitatori del piano o quelli del monte ; la quale , se in tcinjii di civiltà è grandissima , si consideri
quanto grande doveva essere ne’lempi primitivi, allorché non ancora si era formalo un centro comune
di interessi c di azione, allorché ogni villaggio viveva da sè o per sè, anzi riteneva nemico il villaggio
vicino, allorché non vi era scambio di idee c di merci per le dilTicollà di comunicazione c per gli odii e la
scambievole invidia. Si nota infatti che gli abitatori del piano più facilmente si avvicinano a una qualsiasi
forma di civiltà, smettono la rozzezza antica c incominciano a creare le arti primo pei bisogni c poi
commodi della vita, poi pel diletto, insomma diventano alTallo divei-si da quel che orano prima e più
non si riconoscono fratelli di coloro che stanno su’ monti. Ma nel mentre vanno acquistando tanto
nuove qualità, essi a mano a inano ]ierdono il natio vigore; c dipoi, ponelrantio fra loro, la corruzione
li rende iiacclii e molli. Ma gli abitatori dc’raonli, ai quali l’asprezza dolio sodi, i pencoli cui continuamente
sono esposti e la penuria de’ viveri, infoiulono il desiderio di nuova dimora, abbandonando le loro case,
si riversano sul piano, sotlomoltono gli abitanti c stabiliscono le loro sedi, rinsanguinando e invigorendo
i loro soggclli. AncIT essi col volger degli anni capitano la stessa sorte , perché è questa una legge
provvidenziale con cui sono governali i destini dcH’unianilà.
Questo si verifica costantemente in tutte le regioni, ove la rigiilczza de’ monti contrasta col dolce
clima dc’piani, il qual contrasto essendo cosi farle nell’Italia centrale più spncialincnlc no’Iuoglii dagli
anlichi scrilloi'i appellali Campania e Sannio , foco sì che incessanti fossero stato lo incursioni degli
aspri montagnoli per le valli fertilissimo del Garigliano e dei Volturno. Ma erano diversi di origino questi
due popoli? Colui clic volesse dimostrar questo, poggiandosi su quel fallo che i Campani per difendersi
da’ Sanniti ricorrevano a' liomani, mostrando quasi di esser in quanto a indole più vicini ai Latini che
a’Saimili, ci cadrà in errore; perchè nella storia frequentissimi sono i falli, quando por difendersi o offendere
i fralclli si è ricorso a stranieri, c presso l’anlicliilà le varie alleanze tra Italici c Galli c Etruschi contro
i Romani è un argomento abbastanza serio per mostrare come il suo modo di ragionare non ò giusto.
Ma oltre a ciò i Ialini erano italici aneli’ essi, cppoi multo meno rozzi do’ Sanniti, )inr cui è spiegabile
la sottomissione clic i Campani facevano a’l’omaui anziché a’Sannili, da cui erano stali sempre oll'csi
e vinti.
Tra tutte le incursioni quella che più risalta agli occhi dello storiografo, che anzi potrebbe dirsi la
prima che entra nel periodo veramente storico, è quella del 5. secolo av. C. quando i Sanniti a torme
si riversarono su la regione, clic da quel tempo prese il nome di Campania, e dapprima occuparono e
per infame tradimento dominarono Capila nel 421 av, C., c dopo Ire anni si spinsero li s’impadronirono
di Cuina, che distrussero dalle fondamenta, c i cui abitanti andarono in Diccarchia dipoi delta l’iilcoli.
Napoli , Nola , llyrina , Alliba c quasi tulle !c città della Campania per non ]iatire la stessa sorto di
Cuma si sottomisero. Pare quindi che anche Pompei iti questo tempo diventò do’ Sanniti , a' quali si
deve rimandare la forma della ciltà quale si può vedere nella Tav. I, Idi. R, con lo partizioni iiiorcé
un canliite c un decumano, il primo traccialo da mezzodi a scllcnlrioiie, il secondo da oriente ad occidente;
c con l ' aggiunzione posteriore degli altri due sentieri , per cui la città risultò divisa io 9 scgiuenii o
regioni, dove nudavano sorgendo le case circondate da spazii di terra coltivala, che formavano r/iarcdiiim;
ogni grup[io di case formò una isola che probabilincnlo fu abitala da una gens, ondo la regione restò
sparlila in isole. La parte eslcrnii fu circondala da mura di difesa, c queste munito di un vallo: ¡mcbe
le porle dcila Marina, di Slabia, di Noccra, di Sarno, di Nola, di Capua , del Vesuvio o di Eroolaiio
rimontano a questo tempo. In quanto alla costituzione ne parleremo dipoi per or.i basta aver llssato il
tempo, quando cadeva sotto la dominazione sannilica.
Nell’anno 343 intanto incominciava una serie di avvenimenti pe’ quali la storia dell’ilalia c possiamo
dire del mondo prendeva un nuovo indirizzo; dico delle tre lunghe e sanguinoso guerre, che i liomaiii
dovclloi'o sostenere contro i Sanniti, le più terribili forse che i vincitori del mondo cbbei o a comliaitcre,
pcrclié di fronte loro stavano soldati di vigorosa c salda lcin[ira. Ognuno sa che i Campani furono la
causa occasionale di queste lotte e che la maggior parte delle battaglio avvciiiicrn nella Campania, la
quale, quando l’orgoglio saiiiiitico fu fiaccalo dalla polente mano di Roma, anch’cssa diventò soggetta
a' Romani. Tra le altre città vi fu anclie Pompei : a quale condizione essa sia diventala romana non
10 sappiamo con certezza, pare però non vi sia ragione ad ammettere che le sia toccalo il foedus iniguum,
c quindi l’avcssc ottenuto aeqitum o fosse rimasta alleala di Roma con quegli stessi palli, con cui erano
legali tulli gli altri Socii, pur non cessando di conservare la propria autonomia. Intorno all’ anno
quando cadde sotto la dominazione romana, non si trova indizio negli autori antichi. 11 Pellegrimi
(Discorri pag. 699) lo riposo tra il 313 c il 309 av. G. c la sua congettura fu ritenuta dagli autori
della Dissertazione isagogica. Imperocché Nola fu presa da’Romani nel 313 av, C., nè Pompei, a quanto
sembra, era stala ancora soggiogala, ma sappiamo con certezza da T. Livio (lib, l.\. 38) che nell’anno
309 av. C. la Ibtia romana sotto il comando di P. Cornelio fosse entrala nel porto di Pompei
«quum appulsa Pompeios essct»; opperò lutti i dotti archeologi hanno accettalo la opinione del Pellegrino.
Qui incomincia una lunga lacuna nella storia della città , nessuna memoria ci ò dato rinvenire
nelle fonti filologiche, eppcrò nulla nc sappiamo sino agli avvenimenti della guerra Marsica, quando
anch’essa per rivendicare i proprii diritti, insorge insieme agl’italici contro Roma. Ma vengono in nostro
aiuto i monumenti, i quali ci forniscono dati non meno importanti delle notizie, che ci avrebbero potuto
dare gli scrittori. Infatti lo caso che si riferiscono a quest’epoca, non sono costruite con la pietra del
Sarno, ma con pietra nucerina , la qual cosa ci mostra che le relazioni di Pompei erano più esteso e
11 commercio più ampio, eppoi questa pietra è così ben lavorata da far vedere ampio lo sviluppo dello
arti presso i Pompeiani. Lo case non più semplici nel modo della casa omerica, formalo dal solo atrio
coperto al di sopra, ai quale andavano annessi due o tre cubiculi, o d’intorno un tratto di terra coltivabile;
ma ingrandite con la reslriziono dclThaerediura c sontuose si da mostrare clic oramai si andava in cerca
di un certo lusso ; cppoi le strade lastricale e tulli gli edifizii pubblici eon grazia o pompa innalzali.
Tutto questo mostra che i Pompeiani erano già innanzi nella civiltà quando avvenne la insurrezione
ilalica alla quale anche Pompei vi prese parte.
Sajipiamo da Velleio Palercoio (11, IO), che Minazio Magio , avendo raccolta una legione d’ Irpini
andò ad assediare Pompei insieme a L. Sulla: ma l’ assedio riuscì infruttuoso. Imperocché il capitano
sannita L. Cliiciizio a dispetto di Sulla poneva gli accampamenti su di un colle a poca distanza dagli
accampamenti romani, ma Sulla lo respingeva valorosamente; e per la seconda volta avendo Clucnzio
ricevuto un soccorso di Galli si presentava, e di nuovo veniva attaccato dal capitano romano, il quale
10 inseguiva sino a Nula ; i Nolani intanto per tema che amici e nemici non irrompessero nella città
non aprirono le porle, e furono cagione della strage di 20mi!a italici , lo stesso Clucnzio cadde da
valoroso con l’ arma alla mano. Pompei intanto quantunque avesse veduto la sorte elicerà toccala ad
Ercolano c Stabia , che furono dal terribile capitano prese c dislrullc, volle resistergli c fu fortuna ;
imperocché Sulla chiamato altrove da avvenimenti di ben altro rilievo, deposc l’ idea di prenderla per
blocco. Quando avvenne Tamnislia generalo (73 av. C.) e tutti gl’italici furono ammessi ai godimento
della cittadinanza romana, anch’essa vi entrò c divenne municipio. Essa però doveva scontare T ardire
di aver mostrata tanta porlinacia a non cedere alle armi romane, opperò dovette sopportare il castigo
di ricevere tra lo sue mura una colonia di veterani o tra i Illuirt coionine deducenilae, c’ ora lo stesso
P. Cornelio Sulla , nipote del Uillatoro. La colonia fu chiamala Vcncria-Corneiia Pompei , dai nomo
della Vcnus fisica dea protettrice do’Pompoiani, o da quello della famiglia del vincitore: ciò che dimostra
che fin dal principio dovette esservi fusione Ira cilladini c coloni; non tale però da non far avvcnnirc,
com’é solilo in questi casi, discordie per la concessione di certi drilli; ma Sulla, patrono di Pompei, li
vappalliimò c diventò così caro c gradito agli uni o agli altri, che non pareva avere spostalo gl’interessi
di ahimo cd invece quelli di tulli costituiti. Cicorono [Pro Sulla 21) ci ha tramandata questo, come
avvenuto nel tempo delia congiura di Catilina, ne! qual tempo avvenne la morte del duumviro M. Ercimio
fulminato nella città a cie.l sereno.
Altre memorie ma di poca imporlanza ai trovano negli scrittori degli ultimi tempi della repubblica
romana; gli scrittori delTimpcro co no ofi'rono dippiù; c Svctonio (Claud. 27) ci racconta la morte di
Driiso, figlio di Claudio e Urgulanilla, promesso sposo alla figlia di Sciano; egli divcrlivasi a gettare in
aria delle pere e riceverle nella bocca , cd una gli si affondò nella gola in modo da strangolarlo. Ma
11 |iiù iniportanlc avvenimento fu la lotta fra Nucerini c Pompeiani surla nell’anno 812 di Roma, durante
uno spettacolo gladiatorio dato da Livincio Regolo. Co la narra Tacito (Ann, XIV, 17) e noi ben volentieri
porteremo testualmente le parole del sommo slorico ;
a Sub idem tempus, levi initio alrox caedcs orla intcr colonos Nucerinos Pompeianosquc, gladiatorio
a spcclaculo quod Livincius Rcgiilus, quem mnlum Scnalu rcluli, cdcbal: quippe, oppidana lascivia
a invicem incesscnlcs, probra, deinde saxa, postremo ferrum sumpsoro, validioro Pompcianorum plebe
« apud quos spcclaculum odcbatiir. Ergo deportali sunt in urbcm multi e Nucerinis, (ranco per vulnera
< corpore, ac pleriquc libcrorum aut parentuin morles deflcbant. Cuius rei iudicium princops scnatui,
« scnalus consulibus permisil. Et, rursus re ad paircs relala, proibiti publice in decem annos oiusmodi
a coctu Pompeiani; colicgiaquc, quae conira leges instiluerant, dissoluta. Livineius et qui alii scdilioncm
a concivcranl, oxsilio multati sunt. » Di questa contesa si ha un’altra memoria nella iscrizione trovala
« sul muro esterno della casa dei Dioscuri nella strada di Mercurio, in cui sta detto:
CAMPANI VICTORIA UNA
CUM NUCEP.INUS PERISTIS. (Zangcm. 1293). z