
la cultura, là dove non si può disporre a buon mercato di un volume sufficiente di
acqua.
Semi provenienti dalle coltivazioni di Alessandria di Egitto.
In Egitto il cotone è stato coltivato in grandi proporzioni, e pare che di anno in
anno la cultura prende un più esteso sviluppo, e sembra che di giorno in giorno, le
varietà commerciali, dell’America settentrionale vadano vieppiù estendendosi a preferenza
del G. herbaceum. che tende a restringersi quantunque esso sia spontaneo, nell'interno
dell’Egitto.
Dei tre semi speditici da questa regione nessuno apparteneva al G. herbaceum; ma
in vece erano il G. hirsulum Mill. ([Upland) ed il G. marilimum Tod. (Sea Island).
Il. Gossypium che ci venne spedito col nome di Colone Bianco era la varietà del
G. marilimum var. jumelianum (Tod. oss. sui Cotoni p. 84).
Dai semi del cotone spedito col nome di Cotone Almani, ci nacquero due specie,
l’una era il Gossiiìium hirsutum e l’altra il G. marilimum jumelianum. Il Cotone Gailini
ci diede la Sea Island (G. marilimum) che ancora non si era esattamente tran-
sformata nella varietà da noi detta jumelianum.
Questo risultato prova, che la Sea Island si coltiva in grandi proporzioni in Egitto,
e che ogni giorno la cultura di questa specie si estende con una grande rapidità, e
che la parte intelligente dei coltivatori principia già ad apprezzare la distinzione tra
specie e specie.
E .per fermo nell’Egitto scompariscono le difficoltà, che si incontrano in Sicilia, in
Sardegna, in ¡Malta, e nel rimanente dell’Italia per la coltivazione di questa specie;
in Egitto il clima è manifestamente più caldo, ed’ i bozzoli maturano assai più precocemente
e non sono arrestati nel loro sviluppo dallo abbassamento della temperatura
nelle, notti.del mese di settembre, e quindi le capsule possono raggiungere il loro
completo sviluppo.
Sulla introduzione e diffusione di questa specie in Egitto noi nelle nostre osservazioni
sulle varie specie dei cotoni accennammo, che essa era da antico tempo coltivata
in Egitto nell’ orto di Mahon-Bcy nei dintorni di Boulac, ed indi del Jumelio
diffusa in tutto l’Egitto; onde in. commercio è appellata col nome di Colone d’Egillo,
Jumcl, ed impropriamente Makò. La produzione di questa pianta posta in raffronto
all'antico Colone, di Egitto (G. herbaceum Linn.) è prodigiosa tanto in rapporto alle
moltiplicità e grandezze delle capsule, quanto in rapporto alla bontà del cotone, che
queste rendono; donde quei racconti favolosi sulla bontà di questa pianta, che hanno
tanto contribuito a diffonderla.
Ed un racconto di simil genere si è divulgato nello scorcio di questo anno, e se
ne è tenuto verbo nel Congresso internazionale di Amsterdam, ed oggi i giornali principiano
ad occuparsene; in effetto il chiarissimo signor Andre nel suo celebre giornale
la Illuslralione llorlicole cosi abilmente dallo stesso diretta (ann. 1877, 5 livr.
pag. 69), ci afferma,, che il Delchevalerìe del Cairo ha messo sotta gli occhi del Congresso
internazionale, taluni saggi di un nuovo cotone trovato nei campi del basso Egitto
presso Clieilircl bcdel nei dintorni di Cliibin-el-Kern. La pianta presentata al Congresso
suddetto, si afferma, che arriva all’altezza di tre metri, e si suppone, che fosse il
prodotto di una ibridazione tra il G. herbaceum e YHibiscus csculcnlus.
Il Governo Italiano, era stato già informato di una simile diceria, e ci avea dato
conoscenza d’una memoria che il signor Giacomo Russi gli avea alacremente inviato,
unitamente ai semi della pianta medesima ed alle mostre del cotone.
Dalla lettura della detta memoria, eliminando ogni idea d’incrociamento del G. hirsutum
con YHibiscus csculentus, noi sospettammo, che non trattavasi di altro, che di qualche
notevole varietà del Sea Island, a cui unicamente potea riferirsi il saggio della bambagia
spedita, non che i semi stessi, che di peluria erano privi : semi che oggi germogliarono
nel giardino, e le piantoline appartengono al nostro G. marilimum cioè alla
Sea Island del commercio. Rimane solo a vedere se mai costituissero una varietà permanente,
e quindi bisogna aspettare, che si maturino i frutti, del che sarà reso conto
in una nuova relazione sulla cultura dei Cotoni in Italia, che noi stiamo compilando;
e che sarà per munificenza del Governo pubblicata per le stampe.
Un che di simile era stato da noi osservato e reso di pubblica ragione nel nostro
lavoro pubblicato sui cotoni : sul proposito enarrammo, che avendo esaminata la Sea
Island coltivata in una discreta proporzione nel campo di Camaslra presso il conte
Tasca; ivi in mezzo alla Sea Island vi erano talune piante, che si innalzavano al di là
delle a ltr e , e che sembravano un ibrido tra il G. hirsulum ed il G. marilimum e
questa varietà chiamammo col nome di G. marilimum var. degeneralum, e la stessa
ci offriva una doppia peluria, una breve ed aderente, ed un’altra lunghissima di una
qualità superiore per la sua splendidezza alla vera Sea Island.
Ma questa varietà, come quasi tutte le varietà ibride non si perpetua per seme, e
nelle successive coltivazioni non nacque, che il Makò (G. marilimum var. jumelianum).
Cosi parallelamente nel G. hirsulum (Nuova Orleans, o Upland del commercio) ricavammo
una varietà singolarissima, che appellammo col nóme di G. hirsulum var. Har-
dyanum, che si distingue dal G. hirsutum per avere una sola qualità di lana, e questa
essere eguale a quella del Sea Island; e gli attribuimmo questo nome, perchè ci era
stata inviata dal signor Hardy dal giardino di acclimazione di Ilamma, col nome di
Colone Geòrgie a longue soie, senza che in realtà fosse stata la Sea Island, varietà che
ritenemmo 1’ effetto di un incrociamento tra il G. hirsulum ed il G. marilimum, e
che in effetto non è persistita, ma si riproduce da se quando in terrehi pingui si
coltivano entrambe queste due specie in vicinanza fra di loro.
Ma un incrociamento di una specie di cotone con YHibiscus esculenlus (vulgo Barn-
mia) non è cosa seria, e questa ultima pianta, che ha i semi sprovvisti affatto di peli
non potea col suo incrociamento perfezionare la peluria della Sea Island o della Nuova
Orleans
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