morto (lo’ i
l.ampcdo i _
(loiicro l’ontosilon morta iminnzi Troja',
elio muli) a far visita ad Alrssniidro por avcriio piolo
giicrriora. I.o Sarinaticlio liaalnioiito orano una co-
liiiiia delle Asiaticlio stabilitosi ne’ dintorni della pallido
mootido.
Dalla narrazione poi d'Ippocratc dìcontc osservi
su le rive dol Termodouto una popolazione di iom-
niine detto umazoni, porciit loro si bruciava la miiiii-
molla sinistra, e clic dovevano rimanere voi-gini lincili!
uccisi non avessero tre nomini, dodiirromo cho
voramonte in quello contrade vi ebbero dello donne
elle i)or nudare alla guerra non lalle ai loro
Agli, onde furono chiamalo la qiml voce polendo
avere l’addotta signitìcazionc o anche quella
di donna senza mammelle, fu dai Greci, avidi del
meraviglioso, interpetriitiv nel secondo senso. Sia il
nostro nienuinonto, dove comparisce rilevata la destra
mammona, c miiio altri conosciutissimi in tulli
i Musei, che con amendue le inainnicllo cc io ino-
Klrano, fanno apertamente vedere quanto sia vana
la narrazione del vecchio di Geo.
Il quadro di mezzo della nostra tavola fu rinvc-
milo nell'edilizio l’ompojano, volgarmente chiamato
l’antcoii. Fra certo architettine grottesche, un Trion-
faiore, in atto fiero sopra un mucchio d'armi seduto
tenendo colla destra un trofeo, o colla Vittoria al
Iato che lo corona, formano il subietto di questa
bellissima pittura, li Trionfatore ba nna tunica cerulea
succinta con una zona di oro, cd un maiitu di
porpora, I suoi coturni sono puro rossi limbriati li'oro,
od adorni di pelli. La Vittoria che lo corona ha una
tunica senza maniche di porpora violacea, cd un
pallio verde pillorcscameiitc raccolto in pieghe attorno
la tintura, un cui lembo Im gettato, sulla spalla
sinistra; ò calzata con coturni biandii. E notevole la
corona lenmiscalu del giovine guerriero tutta Inlrcc-
ciata di bende rosse con frondi per mozzo. Questo
fasce di lana di cui noii'antìchicà ai adornano io corone
dei vincitori dicevansi Icmnisci come lori quello
gonfiature cho facevano questo, fasce avvolgendosi
attorno lo corone. I icmnisci orano por lo più di lana
color rosso, conio rossi sono quelli della corona del
Vincitore in questa piltiu-a vappresuiitata, il quale
|ioi'ia questa eoi'ona lemniscata soprii[>i)iista ad un
diadema di oro- Autieliissimo era presso i Romani
il costume dei vincitori di portare essi stessi nei
trioufi in un rumo di albero iniìlate lo armi do’viiiti,
c ci raoconla la storia che Romolo portò n Giove
h'eretiio lo spoglio di »Verone re dei Coninosi infilate
in un tronco di quercia so))ra l’omero destro con la
veste eiiitii, c con la testa adorna di alloro, o Virgilio
puro iicll'Eneidc ci parla di questo costniiie. La
Vittoria che il pittorePouipcjaiio lui dipiiiUt nell’atto
(li posare tuia corona di quercia sulla testa del Trionfatole
Ila tutti gli allribiui dagli antichi immaginati
Il ligulare questa Dea; le ali, e .la palma, o la corona.
Questa pittura ò bellissima ira le più belle trovate
in l’ompoi, 6 dipinta su fondo eliiiuo, o vi è
uno spirito ed nn l'uoco di esecuzione inarrivabile.
L ’espressione di quel Vincitore che sedendo ha sembianza
non di riposarsi ma dimcdilarc nuovi trofei,
il suo contegno nobile, c macsioso ci damio un luminoso
esempio di quanto gli anticiii fossero a noi
nello esprimere Dello loro iiitliiro gli effetti
I. Elegaiuissima 6 pure la figura della Vit-
dcTi’i
(01 la ni cui testa ci mostra iu eccellente grado quelia
nobiltà di forme che davan gii antichi alle loro ligure
ideali , 0 cho li costituisce nostri maestri nel
bello che idealo viene douomìnato dal uon ofirircene
la natura gli cscmpii clic spai«! e dìssomìnatì, lasciando
aU’arto di raccoglierli, combìnai'li e portarli
al sublime.
TAV. X H II.
BRONZO. — In una bottega di Pompei fnioiio rinvenute
tre pregevolissime protomi bifronti di bronzo,
delle quali la pià importante c la pià conservata ò
quella che in tre aspetti abbiamo riprodotta nella
piiriQ superiore di questa tavola. Due teste Fnunìno
fra loro addossato la compongono, 1’ una muliebre,
virilo l’ altra, amendue nel più bel fiore dell’ età,
amendue feliccmonic immaginato, o maestrevolmente
eseguite.
Il t’olto gioviinile del Fauno sorrido cou molta
grazia ed iuvita a ridere chi lo riguarda; le movenze
(Ielle sue labbra olio si alzano nel dilatarsi per l’aziono
del rìdere lasciano comparire la ben disposta
denlalnra. In mozzo allo duo piccolissimo corna che
gli sbucciano dalla fronte sta ritta nna ciocca dei
suoi capelli, che son cìnti da una ghirlanda di pino,
dalla quale scappano duo lunghi cirri a calamisii
Clio gli ricadono mollemente su gli omeri. Il suo
petto linalmento, ò coperto da una leggerissima nebride,
lo cui zampo aiinodaiKlosi dagli omeri pendono
nugligcinomcnte al daranti. La Fauna più graziosa
forse del compagno, modoratamonte sorride, il che
produce una sfumata degrarìnzione delle pozzette
cho lo abbelliscono il basso delle guance, accidente
che le accresce venustà e grazia maggiore. I suoi
capelli bipartiti sulla fronte son coronati di edera
con corimbi, c passando por dietro allo caprino
orecchie cadono in Innglio ciocche sugli omeri: l’altra
poi-zioiic della nebrido clic cuoprc la parto anteriore
del Fauno, qui copro il seno delia Fauna, il
quale ò depresso come conviensi a giovinetta, e come
le Grocliu madri per modestia amavano cho l'osso
ncilo loro figlie, poichò sappiamo che esso soieviuio
comprimere loro il petto colla polvere del marmo
di Xa.sso a tal uopo creduta efficace. Questa graziosa
protomc, nel mentre che non ¡smentisco il progresso
doll'arto fusoria dei Pompejani, per noi tante volto
osservato , forma non iievo argumento della perfezione
in che era salita l'arte del oiscllo appo di
loro, poichò in questi più cho in altri monumenti si
raccoglie corno tali fusioDi si rammorbidivano sotto
la mano perita dei ciscllatorc.
Altre protomi riproduciamo nolla parte inferiore
della tavola. Sono bellis-sime le due testine addossato
di Faunoiti con iimnclliita capclìatura e coronati di
edera con corimbi. Lo loro forme carnute e fanciullesche
sono espresso con molta verità. Egualraente
bolle sono lo due testo muliebri cho formano l’altra
e di foglie, per ricordare forse elio io maggiori delizie
ci provengono allorchò l’ agricoltura trovasi
accoppiata alle ai'ti di paco.
Le due ultimo protoiuì riprodotto rappresentano,
l umi: la testina di nna graziosa baccante con ¡scinta
capellatura accereiiiatii da una gliirlaiida di odora,
con corimbi, che lo giungo sin’oltro la metà del volto
e clic lascia scappare duo ciooolie di ondeggianti
capelli sili ¡»etto; e l’altra; una giovialissima testina
di un giovino satiro cornuto con cnpelli aorgunti
(Jalla fronte c coroniiti pure di edera con coriinbi-
E osservabile cho la fascetta olio mantiene 1’ edera
intorno alla testa 6 stata situata in modo dall’artefice,
che divide i capelli dalle corna, e viene a ricadere
con le duo estremità sul petto, lu quali si veggono
lavorate a liste orizzontali. Il suo volto ò ridente
0 nolla metà delle guance sono in ognuna rilevato
tre piotnboranze, che alla famiglia caprina
maggiormente il riferiscono.
Abbiamo miche riprodotto in questa tavola il manico
di bronzo di un antico vaso pompejano, del
([iialc l'I restato solo superstite questo elegantissimo
Da una testa crinita al corpo dol vaso aderente
parto il manico mìiintnmenie iutagliato di fogliami,
e si curva sul collo dol vaso abbracciandolo sul
suo orlo con due garijati ornamenti terminanti in
duo testo di capra. Questo uimiico doveva appartenere
liti uno di quei vasi detti volgarmente misure.
Quella parto del manico sporgente sull’ orlo era
avvedutamente dagli antichi immaginala acciò chi
vei-snva ila questi l’asi potesse eoi mettere il pollice
su di essa, tnitteucre a quel punto clic egli voleva
il vuotarsi del vaso, senza il pericolo che il manico
discorrendo fra le dita nc facesse strabocclicvolmentc
rovesciare il liquido.
Quella testa die l'orma ii principale ornamento di
questo manico, è quasi nella sua composizione, fatta
come una tosta di Medusa, so non elio fra le suo
chiome prolisse in voce di serpenti sono intrecciati
delfini. Su di die chi volesse assottigliar le .suo congetture,
c tenore anche conto delle duo toste di capra
nei manico ¡stesso scolpite, potrebbe farsi a credere
aver potuto servire il vaso, a cui questo manico
apparteneva, al vino ed all' acqua insieme mescolati
, seppure questi ornamenti hanno delle ragioni
al di là del capriccio di dii gli ha composti.
T.VV. XI-IV.
PITTURA MURALE. -La greca fania.sin, che tutti gli
oggetti imtiinili pci-soiiificava, cangiò iu Dive anche
lo ondo del mare, od ora lo chiamò Occanìnc, or Xe-
rcidi. Esiodo che la generazione de’ uumi cantava
portò a tremila lo prime, ed a cinquanta lo seconde:
c quelle fece figlio dell’ Oceano o di Toti, queste dl
Nereo c Dori, liv quale essendo pur essa una Occa-
uhm, aiidiQ allo Nereidi si addice il nome di Ocoa-
ninc, come lo usò Antìpalro Sidonio noll'Antologia.
Da che ognun vede cho lo voci Oeeanina c Nereide
possono senza errore scambiarsi- Ma conformandoci
a dò dio dicono quegli linlidii, i quali descrivono
ìu donzelle che sdrajaie su ddliiii, ippocampi, o altri
mostri maiiiii, fanno il corteggio di Venero, di Nettuno,
c (li Oulaioa, noi chianioremo Ncrcidi io donzelle
rnpprosuiitnle nei quadretti (lolla nostra tavola.
Belle sono tutto lo figure di quoste donzelle ed
a|)¡)unlo por questa bellezza cho gli anticiii diedero
alle Nereidi, iroviamo pimila presso i Mitologici l:i
vaga Cassiopea cho stoUamonlo ardi erodersi più
leggiadra di quello. Clio so talvolta si parla di Ne-
rciili a coda di posoc, l'u questo un ritrovalo di
artisti meno antichi cho lo ’fritonossc collo Ncrcidi
confii.sero. i’iinio racconta clic sotto Tiberio da 011-
sipone crasi avuta notizia di essere stato veduto mi
Tritono in atto di suonare la conca marina.
Aggiunge che anche la figura delle Nereidi non
era punto immaginaria, so non cho avevano la parie
uin.ann coperta dì squame; clic nulla stessa contrada
erano com|iarsa una la quale morendo aveva fatto
Sentire i suoi lamenti; che liiiaìmcnlc il legato Gaì-
Icrio aveva scritto ad Augusto di molle Ncrcidi trovato
sul lido. Siffatti racconti derivavano ccrtamunio
dui trasporto di taluni poi mar.tviglioso, o dal piacere
che hanno di trovarlo vero. Le poco esatte notizie
che si avevano de’confini dell' Oceano accrcdi-
lavano quelle favole curiose. Giovenale si burla di
quei ceimncrcianli che, passata Calpo, dicevano aver
ascoltato il fiscbio del solo quando tramoiuivva, o
veduto i Tritoni. Cleono di Magnesia .sosteneva poter
non credere le cose straordinarie soliamo colui che
in sua vita nulla aveva osservalo, salvo ciò che va
eoinunouicnlo sotto gli occhi di tutti. Quanto a sò
essere più cho persuaso di quanto si narrava di Tizio,
o di altri personaggi favolosi, l’oichò nello vieinaiizo
di Cailicu aveva veduto sulla riva un Tritone fiil-
mimitii dai Numi, Iniigo cinque pictri, ossia cinquecento
piedi. Questo credenze ammesso dagli artisti
fecero si clic ai tempi di Paiisauia si riguardassero
come Ncrcidi, alcune figure metà donna, c metà
pesce. Egli narra che nello vicinanze di Figalia città
(li Arcadia, in lui boschetto di cipressi, aveva trovato
un santuario diEurinoino assai vetusto, la cui
stallia (che vedovasi una volta l’ anno) era donna
fino alle cosce , ii resto pesco. E poicliò il popolo
credeva che costei fosse la stessa che Diana, c ciò
parve strano a quello serillore, pensò egli cho fosse
piuttosto la Oeeanina Eiirinomc di cui parla Omero.
àia torniamo alle nostre pilluro. Tanto il primo
quanto il quarto quadretto furono rinvcnuli nel
lablino della casa detta di Meleagro. Il tabliiio ò tutto
ornato di pitture cui sovrasta un ricco fregio ove si
Veggono con bella grazia mescolati nei medesimi or-
namoiui, bassoriliuri di stucco c pitturo al modo delle
camere csquiline di Roma detto coiminemciito lo Termo
di Tito. Questo fu il primo eseinpio che comparve
ili l'umpeì di tale maniera di decorazione tanto in uso
presso i Romani: il clic ò uno dogli argomenti elio ci fa
credere essere stala questa casa adornata poco prima
(leilii eiuliua di l’ompei, ail'aoeiandosi lo stile di
questi ormiti cen quelle usato dai Romani ai tempi
(li Vespasiano o in quel torno. Iro pitture ornami
questo labiino sono con quest’ ordine spartite. Zoccolo
rosso con Ncrcidi, sopra lo zoccolo in una fascia
gialla stanno liguri) volanti, e nei contri delle
tre pareli clic lo cingono, tre quiidii
Una di queste Nereidi, lo ripctiauio, abbiamo riprodotta
nel primo dipinto.
In caso vediamo mia vaga Nereide portata sui
fliiiii da un verde bue marino , coronato dì fronde.
Ella vi si adagia col fianco sinistro , od ò cosi
leggiera , che por sostenersi non ha bisogno che
di puntellare la manca mano sulla spalla dell’animale
che la conduce. La veste elio si frappone tra
¡1 bue 0 le suo carni, perchè non rimangano oft'eso
dalla dura pelle del mostro, ò gonfiala dal vento a
guisa di vela, cd ò griuioso lo atteggiamento con
cui no tiene alzato colla dcsira un estremo. Il campo
di questo dipinto 6 oscuro.
Dipinta invece su campo rosso siedo la soeoiiOa
di queste leggiadro abit.mrioi dello ondo su di un
cavallo marino nella Ioga diìlln corea; essa molle-
monte appoggia la sommità dol suo dritto lato alla
eorvico del mostro, c con bei garbo protonile la deslra,.
stringimdo un lembo del suo manto di color
giallo con fodera celeste, cho scendendolo dall’omero
sinistro per la schiena viene nd iuvìliipparia dal
mezzo'in giù, o stringo nella sinistra ima bislunga
Anche leggerniciite assisa su di altro mostro, foree
lina l’istrice, sto la terza Ncrcide, la quale, nel modo
il pili seiiipUce e garbato, [loggia la destra sulla
coda dol mostro, c snl di lui collo il gomito sinistro
: mi verde manto con fodera coleste copro la
nielli dol sinistro Suo lato , c traversandolo lo anche,
hi inviluppa dal mezzo iu giù senza coprirle i
piedi.
I,a quarta Ncrcido si appoggia moilemcnto col
fianco sopra un verde delfino alla cui lesta si tiene
colla destra, e cosi le sue cosco restano a lìor d’onda :
colla sinistra intanto solleva il lembo del manto di
color cilcstro. I pendenti all’orecchio sono d’oro, o
d’ oro ò il diadema cho lo cinge i capelli svolazzanti.
Il campo di questo dipinlo ò oscuro corno
quello del primo.
Gli ultimi due quadretti della nostra tavola sono
dipìnti (li colore rossastro a cliiai'oscnro. In essi
si vedono ondeggiare lo acquo del maro, o su quello
guizzare in uno un deiiìno su cui siedo nn citarista,
noli’ altro im 'J’ritotic clic porta una Ncrcide.
Ecco come Erodoto racconta i casi del citarista
Avionc.
< Arìone, antico cd egregio cantore sulla cetra, fu
« delia terra di Mutinaa nell'isola di Lesbo, l’criaiidro
« re di Corinto, por la sua arte, lo ebbe più cavo clic
s amico. Da questo re partissi Ariouc per vagliezza
« di visitare la Sicilia o l’ Italia, dove incantò lo
. orecchie c gli animi di lutti quegli abitatori, c tutto
< il tempo clic vi speso lo passò sempre iti con
c tinnì guadagni o feste o piaceri. Dopo di che, ricco
« di denaro cdi cose preziose, disegnò di ritornare
< a Corinto ; al qual’ uopo scelse nave c marinari
« coi'intii, qtm.si conni conoscenti ed amici. Ma quei
. coriiitii imbarcatolo, o stando iu alto mare la nave,
« cupidi della roba c dei denari di Arloiio , coiniii-
« ciarono a consigliarsi di ucciderlo. Egli allora co-
« nosciuto il suo pericolo loro diò i doiiari c le robe
< raccomandandosi per la vita. Le quali preghiere
« solo gli valsero clic i marinari si astennero dal
« questa S' . _
« concedessero dl preildcrc la lira od intuoiiare su
< di isssa una canzono a consolazione tlella sua scia-
i gora. Lu curiosità di sentire quel canto mosso quei
. feroci c spietati marinari, od il suo pviogo fu esau-
« dito. Aviono subito preso lu veslimcnta o la cetra,
< 0 salito in poppa alla nave cantò ad altissima
< voce qucll.a canzone olio dai Greci Orlia 6 cliia-
« mata ; la qual finita, cosi com'era, sì slanciò in
« mare. I marinari non dubitando che fosse morto
« seguirono l ' iiiconiineiaio cammino , ma accadde
i un nuovo miracoloso c pietoso caso : un delfino
. guizzò sotto di lui elio allogava, e venuto a galla
« lo portò a riva al capo di Tonaro nellaLacooia. Da
< Il Arioiio so n'anilò a Corinto c si presentò al re
< l’eriaiKiro tale c quale era quando il delfino lo
. poruiva a riva , e gli raccontò coma la cosa ora
« andata : ma il re poco gli prestò fedo c comandò
ù elio Arioiie fosse custodito, dubitando che volesse
« iiigannarìo. Fattisi ¡loi venire i marinari, cosi come
5 a caso gli domandìì cosa avessero inteso d’Arione
« nelle terre da cui l'onivano. Quegli risposero clic
. Ariono era stato in Italia dove aveva fatto il pia-
s cero e il diletto di tutto quello contrade ed aveva
« procacciato da per tutto grazie, onori e denari.
« Mentre dicev;ino questo cose, ecco comparire in
< mezzo a loro Arionc tale o quale ora quando can-
« tando si gettò in mare; i marinari a quella sor-
< presa non poteron negare li loro delitto, e coii-
« vinti nc pagaroii la pena. Questa favola si ractiri:!'
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