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[Quod si pluris] ca mancipia ad a. vcnicrint, [id ([uod super-]
[lluiim crit, rcddctuv libi hjercdifvc tu o .....................
ca pecunia.................................................................... ..
Utiquc ea mancipia sumtu inpu[talo in debitum luaiilur,]
id milii tecum convcnit— [Praesentes fuerunt Dicidi-]
a Margaris, Poppea Prisci lib. Note, tuto[r A. Caprasius Apcr].
Supra hcc intor cos convencru[nt, (juac scpai'alim pactac]
inlcr so sunl. Ac[t.] Pompéis ix K ............... - cos.
L . lunio Caescimio [Paolo] P. Calvisió lìusone
Come si vede, i supplementi del prol'. Eck, benché non siano sempre accettabili , facendo essi
talora maniicsla violenza alla lettura del testo , ricscon l'oi'so più conibrmi al vei'o neila sostanza. E
qui crediamo di aggiungere quanto il prof. V. Scialoja dice in favore di tale restituzione ( IM . d
isl. di dir. rom. I P. 222): « A rac pare che si debba accettare l’ipotesi del GrademviU, clic ò sta a
« anclic accolla c sostenuta con gran copia di argomenti dall’ Eck, secondo la ipiale il nostro libello
« contiene una nmnvipalio /Wiiciiic causa. Evidentemente noi abbiamo ima mancipa/.ionc di due schiavi
* fatta nummo uno per ciascuno di essi , alla ,]uale segue una convenzione , cunloncnlc disposizioni
s relative ad una nuova vendita degli schiavi stessi da farsi dalla compralrice e_ai rapporti nascenti
« dal prezzo n.aggiorc o minore ricavato da iiucsla nuova vendita. Tutto ciò assai bene si accorda con
Í la fiducia, Notevole 6 che la convenzione contenuta nella lav. 11 pag. 1 c espressa m nome proprio
« da colei, che si riserva dei diritti, e questa sembra essere Dicidia J/arpiim, cioè la compratrice,
s la amile nell’ iiiotesi della fiducia sarebbe appunto la creditrice, l.a conipratricc Dicidia Margaris
«n elf altro libello trovato insieme ccl nostro c , a quanto pare, di ugual data, si fa promettere da
« Poppea Note scsicrzj USO. Essa era dunque veramcnlc creditrice di danaro, il che ben si accoi-da
» con una maiicipulio fiduciae causa a garanzia del credito; male invece con una vera vendita, m lorza
a della quale la compratricc c non la venditrice avrebbe dovuto essere debitrice del danaro. Notevole
a è la mancanza delle solite stipulazioni relative alla evizione e ai vizj rcdibitorj , mentre per essere
a la inanciiKizionc avvenuta nimiim) imo mancava anche la stessa uclio imctari/a!«. lu luogo di tutto eie,
a troviamo il giuramento della mancipante, il quale é senza esempio in atti di vendita, laddove
a era assai comune in atti di pegno c di fiducia col creditore. Manca auclic la consueta enunciazione
a della nazione dei servi, che si richiedeva uclla campra-vcndita ; essa poteva ben mancare in un
a allo di fiducia. Oltimaiucntc si adattano alla fiducia alcune formulo e parole, che male si spiegherebbero
Í iillrimcnii Gosi: 1) La frase ncipK ea mancipia ali ulli obligitlu esse nel giuramento, dimostra che
a i servi erano bensì obbligati a chi riceveva il giui-amcnto 2) La frase emii oa seslerlìos sarebbe
a strana per indicare il vero prezzo della vendita; laddove la paiticclla oi. è del lutto regolare e consueta
a per indicare la somma per la (jualc si dà una garanzia. 3) La formula si ea ]«cimi«........ solida
« (non crii) si ritrova nella Invela bclica di.inancijiaziono fulticuie causa t ) La Ivase si ipio
« jiiitioris ea mancipia renieriiit, alla (jualc evidentemente seguiva l’obbligo della dcbi1ri(:e di pagare
« la dillercnza, è ricordala nelle fonti a jirojiosilo di alti di jicgiio c simili 5) Più incerte soma
€ le altre frasi , dalle quali tuttavia chiari risultano i palli relativi al diritto di vendere gli schiavi
« ricevuti (Pompéis, in foro, luce, palam de.). II j'rimo (fidi assai probabilmenle mi sembra parta di
a (ere)didi; in lai caso troverebbe riscontro nella tavola bélica. Contro lutti quesli argomenti si potrebbe
(( addurre ’solamente la parola einii, che si trova nell’ alto di immcijiazionc. Ma bene a tal riguardo
a fu già notato dall’ Eck, che il verbo emere ha un significato j>iii generale del semplice comjirnrc, e
a che nella mancijiazioiic jicr il formulario a noi nolo doveva ajijilicarsi anche (juaiido di vera cuiiijira-
a vendita non si trattava. La natura deli’ alto risultava da tutto il resto. A me sembra anche elio
« l’opinione, secondo la (juale nelle nostro tavoletta è contemila una immcipniìo fuluciae causa, sia ora
a iHirc avvalorala dalle parole firmala foeiwriim scriplio, che si sono letta sulla costa della pi'ima tavoletta. E
a ben nolo che sulla costa delle tavoletta si soleva indicare con brevissime jiarolc il conlemito del li-
« bello. Ora il trovare ajipunio sulla tavoletta, ove si legge 1’ atto di mancipazionc , firmaía foenorum
« siriptio, ci dimoslia che quell’ alto altro non era che una garanzia di un mutuo ad interessi. Scripho
a era parola usata nel tan;po migliore della latinità in luogo del vocabolo .«crip.'iii'rt , più tardi (juasi
a esclusivamente adoperato dai giuristi Ognun sa il significalo di foenus, mutuo ad intaressc. -
a I a iiarola firmala jiotrcbbe avere più sensi : jiotrebbe cioè riferirsi ad una conferma mediante stipu-
a lazienc o ad ima garanzia nicdianto jiegno o fiducia o mediante personale malleveria. Nel caso nostro
a senza escludere ogni possibilità clic tal parola potesse riguardare una stipulazione di usure, io tuttavia
« iirojiendcrei piuttosto per riferirla alle garanzia della fiducia. A ciò m’ inducono appunto le duij
« considerazioni poc’ anzi fatta , del dovere le jiaroIc scritte sulla costa designare sonimnriamcnlc il
Í princiiialo coiilciiulo dell’ allo , c non un punto .sjieciale di esso , c dell’ essere scritte sulla prima
a tavoletta, che porta l’ alto stesso di niancipazioiic. Fin qui jiossiamo dire che gli argomenti, sebbene
a non certi, sono elmeno probabili ».
Prima di jiroccdcrc oltre nella descrizione degli cdilizj, che tornano a luce a mezzodi del Foro
civile, cioè nciris. 2.® della Hegienc Vili, stiinianio utile di pubblicare talune interessanti iscrizioni ,
clic si ebbero appunto da questi scavi. Fra esso merita il ¡iriiiio jioslo , jicr ordine di tcmjio e jicr
importanza , la seguente , che l'u rinvciiula il giorno 10 di gennaio 1890 fra le macerie rovinate
anticamente dal jiianu sujieriore in quello inlcriore della casa ii. 21 della iiioiizioiuita Isola c Ucgione.
È uu iiilaslriiio (li marmo bigio, con cornice , rramiiicnlato inrcrionncntc (alt, mass. ni. 0,90, larg.
ni. 0,23): nella l'accia siijicriorc si osserva l’ incavo c un avanzo del jicrnio di ferro, che sosteneva
il doiiario. L ’iscriziimo è in lettere prol'oiulaniciile incise o di|)inta di rosso:
GU.\TVS • CAESAR
L - miatsT • ivssv
(j • corni • I) - V • 1 • I)
li dunque una iscrizione, cbc rientra neila serie dei Ululi minislrorum Mcrcurii, Maiae, pusien
.iugusli. Al cullo di .Augusto era dedicato in Pomjici uu sacerdozio, ohe si esercitava da servi o ila
libertini col titolo di 3/iiiiVri Augusii: ogni anno se nc creavano ijiiattro, o, se talora nelle lajiidi
s’ incontra un numero minore , vuoi dire clic non sempre tulli insieme ollcrivaiio i donarj. Le loro
iscrizioni, clic sono di data certa, vanno dal 729 di Roma all’ anno 40 dopo G. Cristo, cioè (ino a
clic durò la gente Giulia; se alia estinzione dei Giulj sia sojn’nvvissuto tal niiiiisicro , non siamo in
grado di deciderlo. Questo jicrò sapiiiaiuo di corto, dio l’iiei/es o tempio, iu cui si trovavano esjiosli
i donarj di sillàlti ministri , dovette rovinare jiriiiia dell’ anno fatalo 79, forse jicl terremoto del 03,
jioicbc le epigrafi relative ai delti donarj si rinvennero tutta rimosse dal luogo pristino c disjicrse c
adojicrata come nialciiale di l'abbrica. E la medosiiiia sorte toccò aiiclic alla iscrizione, cbe ora (jui
pubblicbiamo. Nella jiiii antica delle ejiigrali di tal genere si ajijicllano scrajiliccmcntc Jimiistn, dipoi
iiiiiiis/i'i .l/érciirii Maine in due iscrizioni ddl’aiino 74U di Roma c in una di età incerta, similmente miui.vtri
Auijusli Mercurii Maiae in un titolo di anno incerta, e finalmente minislri AuyasH dall’anno 752. Uajiprima
dunque il cullo di Augusto l'u associato a quello di Mercurio c di Maia, e jioi fini jicr jircvalerc; lalclié gli
addetti aH’cscrcizio di tal cullo si dcnouiiiiaroiio in seguilo scniplicomcnfc mmis/ri di Aiir/iislo.
Tulle Io epigrafi di (jiicsta classe, cbc intere ci son pervenuta, furon jioslc d’ordine dei duoviri
giusdicenti c di due altri iiiagislrali, il cui uilicio si nasconde sotto le sigle v • a • s • • r. Nè solo in
ejiigrufi di lai genere, ma aiiclic in quelle dijiinta, che vanno sollo il nome di jirograinmi, ricorre la
menzione di ijucsli magisirali. L ’-Avcllino (Ojnisc. II p. 181), fondandosi sulla testimonianza di Cicerone
(Do log. I li, 3, 7: siinhipie aediles rocralores urbis annonac ludorumiiue sollemnium), manifestò la coiigcUura
die ([uolle siglo, dovessero spiegarsi urbi, annonac, sollcmnibus piibliee procurundis ; congettura, die il
Momniscii giudica jicr (juaiito acuta, allrcllaiilu temeraria. Non molto diversa da (juella delLAvellino è la
iiitcr|)i'elaz!oiic projiosta dairilenzen: viis, annonac, sacris publicis procuramlis. II Mincrvini {¡ìiill. arrh.
nap. n. .s. 1 p. 158) invece credette d’inlcrprclarc V(rbis) \(cdibus) S(acris) P(riantis) V(rocuraiidis);
c fiualmciile il Momiiiscn { I iw r . li. N. Lai. p. 101), facendo avvertire clic nelle iscrizioni lajiidaric
la medesima luagislralura uon ricorre cbc in qucUc dei miiii.sfri Aiiijusii, talché è da credere clic il nome
debba adattarsi alla natura doirolTicio, mise in tamjio ia spiegazione volis Aiiniislalibus, sacris publicis
proeiiranilis; sjiicgazioiie jierò, clic egli stesso, il sommo maestro di epigrafia latina, non rilicnc per sicura
(Vedi Corpus Inscr. Lai. X ji. 109). Sembra jicrò clic la intcìprclazionc più jirobabilc, alla quale non
jùù questa clic (juella delle sjucgazioni jirojiosto, ma tutte hanno contribuito, sia appunto DCtio) VCiri)
\(iis) A(edibiis) S(arris) [’‘(iiblicis) lYrociiraiidisJ.
La nostra epigrafe è dell’ anno 3 dopo G. Cr., nel ipiatc cran consoli Marco Scrvilio c Lucio
Elio Lamia; è duiujuo dcH’amio medesimo, al quale si riferisce la iscrizione di due allri wmisfri Auyusli
{Corpus Inscr. Lai. X ii. 892), c nel cui priniu scineslre duravano ancora in carica i duumviri
giusdicenti Marco Namislrio Froiitoiic, il tiglio della nota sacerdotessa Eumacbia, e Quinto Gotrio. iMa
[loicbò in questa serie di epigrafi è quasi costante la menzione dei due duumviri , mentre il nostro
titolo non nc ricorda clic uu solo cd il meno autorevole, jiarc al prof. Sogliano (jVo/ù/e d. Scavi 189U
|i. 4 i ) cbc si Jiotrebbe spiegare la omissione del nume del collega con la nioiio di Niimislrio Frontone
av venula apjiunUi nei dello semestre. All’elenco dei (/(■(«)) vfirij v(iis) afedibus) s(acris) p(ublivis) pfroeuraiidk)
bisogna aggiungere G. .inniiis Mandas c D. .ilfuìins Ilmi.weiis, il quale ultimo l'u anclic duumviro
giiisdiccnln {C. /. L. X n. 907 o 908) iiisiomc con l’ublio Vcftio Celere in un tcrajio ccrtamciilc
jioslcriorc al nostro titolo. I nostri magistrali «. a. s. p. p. sottenlrarono dunque a Lucio Obcllio
Lucrcziaiio c ad Aulo Pcrciinio Memliiio, cbc iicH’ anno jirccedcntc avcvan eojicrlo la mcilcsinia
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