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(liiiioslialo: clic in Ponipci , cioè , salvo lievi scorrezioni ortograficlie c sintalliclie nelle scuole non
solo s’insegnava la sacra iingua latina, nia unclic presso il volgo era dìIlusa la conoscenza di questa
lingua, secondo le buone norme, l'amore alla letteratura c la conoscenza dei niiglioi'i poeti, come nc
l'anno l'cdc alcuni distici di Ovidio clic noi più giù l'iporterciiio in fae-similc.
Della Paleografia Pompcjana per quanto riguarda l’ interpretazione dei graflili e la riprudnzionc di
alcune iscrizioni clic il tempo non lia risparmiate, oltre che dagl’ iiiiporlanti lavori del Fiorclli (1),
del Niccoiini (2), deH’Avellino (3), del De .Murr (4), del Lciinniiant (5), del Alan (tl), del Moinmsen (7),
del Wordsworlb (8), del Sogliano ('9), del Beclii (10), dèi Finali (11) , dei Migliacci (12), del
Miiierviiii (13), del Quaranta ( l i ) , dell’Arditi ( i5 ) , del Bianeiii (IO), del Carcani (17), del Pisano (18),
del liruzza (19) , del Vonlrigiia (20), del Zangemeisler (21), noi abbiamo attinte importanlissiiiie
iiolizie alla dotlissiina incmoria del Padre Rallìielc Garrucci (22), elie con pazienza veramente mirabile
e con acume portentoso lia dato una riproduzione esatlissiiiia cd una luminosa spiegazione di tutte le
iserizioiii murali rinvenute in Pompei (ino al 1854.
Con le notizie attinte dai predetti autori c con quanto nei varii capitoli di questa nostra o|icra
noi abbiamo pubblicato sui graflili ritrovati in l’oiiipoi, anello nei recentissimi scavi, noi saremmo in
grado di potere dare esalti ragguagli su questa parte iiiiportanlissima degli scavi Pompejani, ma siccome
I’ ìihIoIi! generale della nostra piibblioazionu non ci consente un lavoro strctUimontc scientifico sulla
Paleografia di Pompei, nè polendo d’altra parte intratlcncrei a lungo su <|uesto arido argomento, cosi
noi ci limiteremo a dare in questo capitolo solo qualche saggio dei graffili rinvciiiiti in Pompei l’acciidolo
precedere da alcune brevi considerazioni di ordine generale sui tre alfabeti ritrovati in Pompei. E
siccome il Garrucci, con chiarezza mirahilc, si è occupalo della forma della scrittura Pompcjana, così
noi gli cediamo volentieri la parola:
« L ’ amore c lo studio della iingua locale — dice il chiarissimo autore - - si sono per lungo
« tempo conservati presso gli Oschi di Pompei, dojio che la loi'o città ebbe aperta le sue porle ai
« coloni romani condotti da P. Siila nel 073 dì Roma. I Maestri rinsegiiavano pubblicamente col greco
« e col latino. Noi dobbiamo questa scoperta alle iscrizioni corsive scritte s[icsso dagli adolescenti col
« graphium che serviva a redigere le loro lezioni di classe. Senza discorrere di tutte le lettere osche
« che si trovano qua c là sullo muia delle strade, ho raccolto a Pompei quattro alfabeti iucomìiiciati
(t ed interrotti. Il più ricco non lia che cinque lettere, (Tav. I, N- 1, 2, 3, 4 )» .
« Olli'e questi alfabeti oschi si ritrovano parole intero , c eie» che non può mancare d’ interesso
« si vedono delle parole lalmc scrìtto, in caratteri nsclii, come altrove vcdoiisi parole greche scritte in
<t earalteri latini, o parole latine in lettere greche; scambio facile a spiegare, supponendo lo studio
a simullaiico dello tre lingue ».
« Le iscrizioni tracciale con earalteri misti ci faiino conoscere che nelle scuole s’ insegnavano tre
« alfabeti: l’ osco, il greco ed il latino, cd ognuno secondo lo sue forme, cioè; la lapidaria e la
« corsiva. Gli sludii fatti sull’ inscgnaraento della paleografia osca nelle scuole di Pompei debbono
a applicarsi anclie nelle lezioni di lingua greca. Il N. 7 della tav. 1 ci oltre delle lettere d’ una
a altissima antichità. Da questo alfabeto, il più arcaico, siamo condotti, passo a passo, con l'aiuto delle
a nostre iscrizioni, verso gli alfabeti di epoche più recenti. Fra questi ultimi quello dei N. 5 (tav. I),
a si l'a notare per la sua importanza.
« Esso è intero, d’ima esecuzione accuratissima, c ripetuto due volte, una di esse al rovescio.
Í." Ponipti, alltrrnla t!i
— Jh'diiamioiie rii una Epinmfe /'omneiViiin — IUii<lioonto dell'Aocadomin
l’oiitonÌMia, aiina IX, ISlil.
irsMrTruto a linipt! ntWagallo del ;Só/—Nnpol! 1851, Slnmi.-
::‘x
Il«»’ Anjilealro rii l'ompai — Kapoli 181
pogrnlis ChionBso, in .
(IG) BlAXCIII P. S. — Laiona
SCO n Pompei—Rnvoin.
Ì.Vn Lajiirle acópenla ri
S.~,Salla Epigrafe l’ampcw
9 Ma un alfabeto di vera forimi corsiva o di natura da rispanniarc molle ricorelie spinoso è sieuraniciile
a quello riportalo al N. IO (tav. 1). Non dubito che non lo si trovi del più ;dtu interesse : è
« dispiacevole però che se ne sia trovalo solo un framuieiilo, •
« Ala le mura di Pompei ci rivelano un altro l’alto più importante. Vediamo negli allabcfi m
« caratteri roiiiaiii, <|uadrali, incisi dagli scolari cui loro stili, clic nei loro esemplari I’ Il si sostituisce
« all’ E , mentre che tutte lo altre lettere conservano in generale il lijio romano, iiicrio le A. F. T.
» die differiscono un poco. Tale dun.iuc era l’ istruzione volgare data ai fanciulli nelle scuole: nello
« stesso tempo si insegnava loro l’alfabeto arcaico per leggere i iiionumenli iiazioiiali dei quali <iuelle
« città erano allora ricche. Almeno non saprcbbcsi spiegare d’ un modo più naturale fo presenza dei
a. due alfabeti nei nostri graffiti; si osservino le lettere arcaiche e reliugradc del N. 7 (tav. 1). Trovasi
« |ier altro la scrittura lapidaria ad aste larghe c ombreggiate. Una mano di fanciullo aveva incoiiiiiieialo
(I ¡II tal modo il suo esercizio clemciilare, dell’ A, I!, C, D. Sarebbe stalo impoilanle di sapere quale
« lettera il fanciullo avrebbe messo id seguilo: lio creduto indovinare, visto la Corina dell’.4, clic egli iioii
9 avrebbe scritto E con le duo lince parallele 11. È logico però attribuire degli orrori ad un lavoro
9 di fanciullo ; mentre clic uu aiidaiiiciilo costante , come <iucilo die Ilo notalo in Pompei a (lucsto
« riguardo, indica un iiiscgiiaiiicnlo di scuola c ricordi di mi’ epoca anteriore ».
Nella stessa tav. 1, N. 0 abbiamo liprodotta l’ unica copia <]uasi completa dcH’alfalielo Ialino
riirovalo in Pompei die è corrcllissiina cd in essa si potrà vedere cliiaramciitc la lettera E seritla
cosi : II.
Ed ancbc importantissimi, specialmente per quanto riguarda la forma dell’ E , sono i due alfabeti
incompleti riportali ai Numeri 8 c 9 della tavola I , c ci dànnu una prova evidente die tale l'orma
ora adcttiita gcnoralii.cnic a Pompei anche per gli alfabeti (luadrali più regolari. Si noti nel N. 8 il
disordine delle lettere analogo a quello che più su si vede nell’ alfabeto greco dei N. 5 (tav. 1).
Infatti la disposizione ordinativa delle lettere è alterata, poiché si logge: A li C D II l I I 0. Un altro
importanfc liaiiiraonto di alfabeto greco retrogrado diamo nd N. 11 della stessa tav. 1 clic fu rinvenuto
sullo stesso- muro dove fu ritrovato i! famoso graffito serpentino: Scrpenlk liisiis eie., del quale paricreuui
in prosieguo.
Tulle lo iscrizioni adunque ritrovale in Pompei erano formale con imo dei tre alfabeti , osco ,
greco 0 Ialino. Spesso lo scrittore iinn si curava di adattale l’alfabeto alla lingua di cui esso si serviva,
lindo corno abbiamo già più su notalo, si trovano iscrizioni grcclie con caratteri latini c parole latine
¡II eavallcri greci. Ala ([ucllo che è ancora più degno di nota è la fusione di tali alfabeti tra loro,
onde derivano fotiiic miste di scrillura, die ci liaiino pomicssu non solo di seguire la trasformazione ed
¡I lento 0 progressivo lavoro di adattamento della scrittura, ma di detenniiuire bcnandic dal caraltero,
ilei gralliti c dalla maggiore o minoro iiuionc di lettere diverse dei varii allàbcli, la (iriorità di alcune
iscrizioni rispetto ad altre, c di stabilire quasi la cronologia di molti graffili.
Svariatissime sono le opinioni sulla origine del caiallcrc corsivo , sia osco , sia greco , sia
latino, c mollo si è discusso non solo sulla natura o definizione di esso , ma ancbc sul modo nel
(jiiale esso si .sarebbe originalo dal carattere quadralo o lapidario.
Il carattere lapidario è stalo cosi cliiamato perché la materia della quale dapprima liilfi i popoli
-si -servirono por incidervi le lettore , fu appimio la pietra , c perchè su di essa lutti i ducumcnli
paleografici delle antiche olà ci sono |icrvcnuli. Sulle tavole dello leggi, nelle iscrizioni sepolcrali, mii
momimcnli, sui |iicdislatii delle statue, dappertutto noi troviamo delle rappresentazioni esalto dì tale
forma di scrittura che appunto per la loro abbondanza sono stale studialo con (àcillà da lutti ; ma
quello clic rendo di gran lunga jiiù impurtaiile i graffiti pompejani incisi con la punta a mano libera,
si è il fatto che in essi si rinviene la l'orma dello lettere corsive, c questa forma di scrittura è stala
sempre singolarmente ap|)rczza(a dai paleografi.
Non è làcilo dare una esatta definizione del carattere corsivo. Secondo alcuni archeologi dovrebbesi
inlendoro |icr scrittura corsiva i|uclla die si esegue per mezzo di mi semplice tratto; ma questa definizione
pecca di iiiesiillozza c basterebbe perciò gettare uno sguardo su qualche graffilo; e tanto meno s’intenderà
per corsivo, come altri hanno alleriualo, ogni scrittura grossolanamentn incisa o dipinta.
Noi sottoscriviamo [liiitlosto all’opinione del Garrucci il quale in parte si associa al Wassmann ( I )
nella spiegazione del!'origine del corsivo, ed in jiartc se ne discosta, quantunque essi siano sostanzialmnlc
concordi udì’ attribuire a ragioni di iiccossilà, di opportunità, di frotta, la origine o la natura della
scrittura corsiva.
Il Factum est— scrive il Massnumii— ut lifcrarum singularum diielus jirout ucccssilas quaidam
« ani o])|icrtiinilas ani dcniquc veidcilalis ratio posUilarct iutcr se propius coimectercutur , lum paulo
« ohliquius dciincavcnlui', ahi siipra vcl sublcr lineam nicdiam |)rotìucorentur, alii modo arcliorcs aut
« pressiorcs, modo cxtcnsiores et sidutiorcs formas inducrent,
Ennirciù cffoiiam — NaiioI
E il Garrucci ;
9 L ’ écriture cursive est i 5 yeux celle doni les traits ne sont pas généraicmcnte liés ensemble
il.
id i '
Il oppidulam trrws'jii-a
1. .Vriiimaun, Lipsim, Il
il