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iiosti'i padri scavala fra lo rovine di Pompei. Nel 1780
i'uvvi riii\-cnuiii una camera nello cui pareti di fondo
giallo, in una fascia, metro 1 ‘/a 'iLfi <*al snolo,
eori'cva una serie di tondi ; a guisa di medaglioni,
i quali ligura\’uuo in mezzo (igurc olii questo e ehi
quel ilio della l'avola. Stavano soli in un maro quei
sette cho, per buona ventura trovali iatalLi, veg-
goiisi in qnosta invola rìprodotti-
Gli altri il tempo li aveva por la piii parto consunti
; ma si quelli corno gli ai-anzi di questi sor-
baiisi nel Musco di Napoli.
1 Greci cd i Uomani incominciarono il computo
settenario dal giorno di Saturnoi del quale costumo,
so pur altre pi'uovo mancassero, basterebbe 1’ autorità
di questo dipinto, ovo 1’ ofTigie da cui la mentovata
serio incomineiava, secondo elio vodeviusi
nella fascia orizzontalo dulia iJiiictc ¡»oinpujima, ordino
clic noi soguiromo, ora appunto quello di Saturno.
Si noti porò che non adattandosi alle dimensioni
delle nostro tavolo la disposiziono della serio
orizzontale do' tondi, il disogiiatore ha dovulo_ col-
loearli vertienlmcnle, o però altrimenti disporli.
Agevol cosa ò ravvisare Saturno alla falco di color
ferrigno sul destro braccio niipog'gìata, aile senili
sembianze, ed al giallo panno onde eopresi il
capo. Veceliio semi>re e faleilero fu rappresentato Saturno;
so non elle la sua tosta ora vedesi negli an-
licliì monumenti velala , or diademata : qui sembra
piuttosto ¡lileata; ma ad ogni modo coperta, per in-
tlìeiuo, o clic il tempo simboicggiato in questo Dio
non solo tronca, c recide ogni cosa, il clic dalla falco
penetrnbiie: o che Saturno colava sempre in mento
astuti pensieri, o porò imgilomde o pnuloDto e sagace
per eccellenza lo avevano i Greci soprannomato.
Seguita Apollo o il Solo, di giovano aspotto, col
capo rugginnto c circondato dal nimbo. Perchò |)ih
agevoimcnto si conoscesse, il dipintore aggiunse il
llagclio elio proprio ò degli auriglii; ed in abito di
cocciiicre, siccome quegli clic guidava per le nmjiie
vie del lirmamento il carro della luce, oraa usi gli
nntit-hi di figurare quel Dio.
Sta in terzo luogo Diana o la Luna. Aneli'essa
ha il nimbo; cd ha una candida vesto, c lo scettro,
come a Regina dogli astri si conveinva,
;c, il ■" ■ " '
Ovidio, . .
poco r asta o lo scudo, c sciolta la nitida chioma
dall'elmo. Ed asta, clipeo od elmetto col cimiero, o
giiiinciali, il tutto a color di ramo, o l’usl>crgo color
tli fei-io, sono appunto le insegno di questa ligura.
Ognuno avrà nolla quinta rieonosciuto Mercurio,
poicliò non ad aitai che a lui potoa darsi il pctaso
alato, e stretto sotto il monto da quello fasce o legami
che i Ialini appeliaviiiio o/fendices.
Viene come sesto Giovo, in maestoso volto, con
vostìmeino di color rosso cupo, c collo scettro. Non
allro segno distintivo gli han posto , forse porchò ,
il suo lume basta a distinguerlo tra gli astri; o anche
per indicare essere Giovo il pianeta pià boiiclieo
di tutti, non volle il pittore dargli il fulmine; cho
se conviene al Dio, non era proprio del pianeta.
Ultima ò X'enere , la quale parecchi indizii eoil-
tradislingiiono. Bianca veste cangiante !e copre il
petto c le spalle; ic adorna un monile il petto, una
eoioiia d’oro gemmala le cliiomc, che in vaghi ciii-
cimii scendono ad accarezzarle il collo ed il seno ;
sporgo in line da dietro all' omero destro un Amorino
alato. Cosi non meno la Dea dogli amori, che
quella del terzo ciclo, ossia del bel pianeta che coii-
lorta ad iiniarc, qui osserviamo dipinta; poieioccliò,
oltre ad cssci-si tlalo a l'onere talora in cambio del
serto di roso, l'aurea corona, che, che più propria
in verità era di Giunone, conviene viimmenlaro elio
la stella di Venere da altri era detta di Giunone.
'l'ulte queste lìgiiro sono in mi campo di color
turchino; tli giallo cupo il campo esteriore; dl giallo
pià eiiiaio lu cornici.
'l'AV. XXVII.
PITTURA MURALE.-1 giardini dolio caso ponipejinic
solevano essere decorati con grandioso dipinture convenienti
al luogo , come paesaggi, cacce , ccc. La
presente tavola rappresenta appunto una di tali pitture,
uella quiilo si vedo un toro addentato da una
tigre, e cho decora il muro oi'iontalo del viridario
della casa detta degli epigrammi greci Rcg. V Is. I.
TAV. XXVIII,
ORI. — in qnosta tavola si vedono riuniti varj oggetti
d’oro appartoiienti ni mundus muUebris. Ben-
cliò l’oro i)onipi‘iano non sia da paragonare all’oro
groeo perla finezza doll’cscciizione, puro gli oggetti
che qui esibiamo, non sono prii'i di una certa eleganza.
TAV. XXIX.
PITTURA MURALE—Questa tavola riproduco nna parole
che appartiene, alla splendida casa detta tlol
centenario, della quaio abbiamo già dato nna particolareggiata
descrizione nella prcsoiil.e opera.
Essa fa parte della decorazione di ima sliuiza col
musaico nero, situata noU’aiigoIo nord-est dui gran
peristilio, 0 elio potrebbe benissimo ritenersi jicr un
occus. Como iicll’iillro occus, elio si apre di rincontro,
nolla cstromiià opposta del portico orientale, la
decorazione di qnosta stanza ò a fondo nero, o, boii-
chò aiipartcnga agli ultimi tempi, nou manca tuttavia
tli graziosi dettagli, come può rìlovar.si dalla
nostra tavola, o in alcuni eoueetti ricorda la ceiebrc
parete nera, alla qiuilo pei-ò resta di gran lunga
inferiore. Tutta la decorazione 6 terminala suporior-
raciito da una eornieotta di stucco, suiia quale, con-
ti'ariamcnte all'uso ordinario, gli ornati rossi o turchini
a fondo bianco sono por ceooziono dipinti soltanto,
senza lavoro plastico.
La nostra tavola esibisco la parete settentrionale
doli’ oecus", 0 poicliò lia un iiitorossc osclusivamcnte
artistico , ei astoniamo da qualunque illustraziono ,
laseiaudono lo studio agli artisti, ai quali nou sappiamo
raccomandaro abbastanza di avero l’ antica
arto decorativa in quel uiodesiino pregio, in cui l’ob-
boro Railaele o Giominiii da Udine.
'l’AV. XXX.
BRONZI. — Vedonsi qui ritmiti diciannove vasi di
bronzo, eli diverse formo o dimensioni: alcuni di ossi
luiiuio il manico plasticamente decorato.
PITTURA MURALE,—Questa tavola contiene alcuni bei
saggi di docoruzione pompc’.jaiia. Sono raccolti da
pià pareti o riproiiotti staccatamente , perchò util
cosa ò pei decoratori eonservariio Memoria.
TAV- XXXII.
PITTURA MURALE— Vodesi riprodotta in quostatavola
un dipinto dell'Anfiteatro con la famosa rissa tra i
l ’onipejani e i Niicorini iiarrotaci da Tacito.
Xell'aniio OD p. C. il Sonatore Livineio Regolo dava
neirAlitcatro i ludi gladUitorii, c assistendovi oltre
ai Rompojani molti Niiooriui, sorse tra quelli e quest!
una contesa, la quale in breve trascorso al sangue;
i Nucerini minori di numero vi ebbero, com'ò
natiu-alc, la peggio.
TAV. XXX III.
PITTURA MURALE.-Questa tavola riproduce duo dipinti
rinvenuti in L’ompei , il primo rappresenta il
Giudizio d i Paride l’altro Arianna abbandonala.
h'ia le azioni pià distinte che resero celebro il
nomo di l'arido fu certamente il giudizio pronunciato
sulla oelià dello tre priueipalo Dee. Questo famoso
giudizio funesto per tutta la Grecia, c letale per
Troja, ei vien raceoiitato da quasi tutti gli scrittori
delle cose andate, c nou isfaggl alio meditazioni degli
antichi artefici, che in tanti moiiumonli la me-
iiioiia ne Iraiiiandarono.
L ’ artista che dipiiiso il quadro da noi riprodotto
ci presenta suH'ida lo tre Dive alla presenza del loro
giudice pastore. Vestita di leggerissima osomidc color
paonazzo siede noi mozzo Giunone su di un soglio
lapezzalo di vcido drappo. Dal suo dìadcnialo
capo sfiondo mi sottile manto bianco cho in ben
disposto pieghe ricopre la sua veste da'lombi sino
a metà delle gambo, avendo i piedi ornati di som-
plieissinii calzari poggiati su di aureo suppedaneo.
A sinistra della Dea sta in piedi Venero nuda dal
mezzo in giù nell'antcrior parte dol corpo, rimanendo
tutto il resto della figura ricoperta da un manto oclesto;
un elegante monile di perle adorna il suo eburneo
collo, sicconio un’ aurea armilla lo circonda il
destro braccio; a destra di Giunone anello in piedi
sta Minerva vestita di lunga tunica rossasli-a o con
mi manto paglino clic inviluppandole tutto il sinistro
braccio lu si avvolgo intorno alle aiielie : essa
ò armata doll’cgitla sul petto, dell'elmo in lesta, o
dello scudo poggiato a terra al suo manco.lato. Dirimpetto
è assiso l’nride col copo coperto del pileo
frigio color celeste, le cui bende gli passano poi-
sotto al inenlo, con clamido paonazza altibbiata ai-
i’omcro destro , elio coprendogli parto del sinistro
lato, gli lascia nudo il busto col riniaiioiilo del cor-
]io; i suoi piedi con ¡larte dello gambo sono rivestili
di calzai! all’uso Frigio accomodati; egli |)onsici-oso
appoggialo sue mani su di un ¡icdo (lastornlo, guarda
le tre Divo i-ivali, porgendo orecchio allo insiiniazioiii
(li Mercurio che gli ò allo spalic in atto d'iiidicargli
Venere, vci’so la quale il giudice va lissaiido ¡ilii pnr-
ticolannciito lo sguardo. Mcrourio ha il pileo viatorio
m testa, ii caduceo nella dritta, od una clamide rossastra
alfibbiala all'omero destro. Alla cima dol monte,
all’ ombra di fronzuto albero, ò assiso il Genio
Ideo; ò vestito alla Frigia con pileo in tosta, pedo
nella sinistra, o lira nella dritta in atto di osservare
iittcntameiite la scena elio si rapproscutu.
Tutto qui ò bell composto cd armonizzalo: l’alti-
ludinc (li Giunone di presentare il suo volto al giudice
rialzando con la mano destra il iiuinto che
lo velava ò graziosa, ed oltre l'usiito di questa Dea,
avvoncntissima; quella di Venere airincoiitro è piena
d'indilTorenza; la Dea quasi presaga delia sua vicina
vittoria fa mostra di sò senza prevenzione, distue-
caiido con disinvoltm-a un lembo del iiianto del driito
suo omero. Minerva beiioliè tutta armata, corca di
piacere più corno Dea di paco, tal mostrandosi col
suo volto paeilico c tranquillo, o con rnltegginincnto
di poggiare la sua dritta al fianco. Vivacissima ò
senza dubbio rcsprcssiono di Mercurio che t'uolo persuaderò
l’ai-ide a decidersi por la Dea de’ piaceri,
contrapposta a quella di raridc cli’ò indecisa a meditabonda.
I.'altro dipinto della nostra tavola rappresenta come
abbiamo detto; Arianna abbandonata.
Sopra una rupe, clie doniiiia il maro, giaco addormentata
vezzosa donzella, ì cui omeri si appoggiimo
a! giiioeeliio <ii l'ago giovano sedente con ampio ali
spiegate, intanto clic uu Amorino sollevale il lembo
della l'usto rivolgendosi a Bacco. Questi porta una
foruln, si appoggia nd mia reiiimina, od ò seguilo da
altro armato pur tli ferule. Graziosissimo ò il gruppo
di mi l'ispo Fàuno che aiifta il ¡laneiuio e vaeillaiito
Sileno a nioiitaro su per 1’ erta dove già tutta la
ebrifoslaiitc seliiein'trovasi giimin.
Ognuno vudo clic qui, senza iiiiui dubbio, si rappresenti
Bacco clic ritrova Arianna da Teseo abbandonata
ncil’ isola di Nasso. Per la novità del
giovano alato clic il pittore v' introdusse , o nel
quale ò da ricoiioscorsi Ipno , che ò quanto diro il
Nume dol sonno, questo quadro riesco di gran lunga
supurioro alle inliuito altre riipproseatnuzo dello stesso
subbicito.
TAV. XXXIV.
PROSPETTO. - Questa tavola rappresenta l’intorno di
min bella casa ))onipejnna o propriamente quella denominata
di Orfeo (Reg.VI, Is:XIV). Vedesi nel fondo
la stupenda parete da noi riproilotla nolla Dcsci'i-
zionc Generale lav. LXXIV.
TAV. XXXV.
BRONZO.—Sedie ctiruli c lìiscllu. Abbiamo qui due
Sedie curuli dette cosi da'coochi su i quali soiovaiio
imporsi por poi sedervi, o caiiamntc da'Grcci ancy-
lopodes dalla curvatura de’loro piedi cd anaclintra
|)ci- essere sfornito di spailiorc. La qiini cosa ai'-
t'onuo 0 pcreliÈ lalo fosse stata la forma più vollista
delle sedie, o porchò senza spostarlo dal sito dove
si trovavano, lo persone potessero rivolgei'si coiiioda-
mcnte indietro, e [»render la posiziono più comoda.
La fascia traversa o atioriin di festoni che si vedo
in una di quelle riprodotte in questa tavola, fu lavorala
dai nostri artisti, presone il disegno dallo
impressioni che ai'eva lasciata sul terreno la fascia
antica di avori:» marcita. Sarebbe supeilliio il diro
li per distiEziono i Re, i
, 1 Dittatori, i Consoli, i Trctori, gli Edili; ma
.......................... Il Vetiiloclio
di shTatto si
Saeordoii,i ............ _.
non pare certamente inutile il ricordare
Ilio s’iiitroiliissoro la ¡»rima volta, o che dagli Etruschi
nc tolse la prima idea Tarqiiinio Rriaeo. Coloro clic no
avevano l’uso so no servivano cil in casa c viaggiando,
c finanche in teatro, dove a maggior segno di
onore solevano abbellirlo con seni di quercia. Anzi,
mol ti elio erano taluni personaggi clic avuto ne avo-
»•aiio il drillo , ia loro sedia ciirulo por ris|»ctto si
conservava vuota nel circo o noi teatro, come leggiamo
di Giulio Cosare e di Marco Marcello.
Intanto corno i Romuiii facevano sedere i loro magistrati
sullo sedie curuli, cos'i gli abitanti delle en-
loiiic e dei iiumioipii privilegiavano lu loro aiitoriià
di una sedia capace di duo persone, su cui però
sodci’a un solo , c questa sedia d’ onoro la clliama-
vano Bisellin. A similitudiiio di Roma, che roggevasi
per il Senato e per i Consoli, si govoruavanó lo colonie
ed i munieipii per i Dociirioiii ed i Duumviri,
od a questa iiìiima autorità era inuruiiic l’onoro de!
Blsellio. Che questo onoro fosso presso gli antitihi
lomito in gran conto, accordandosi solo ai cittadini
per alti onori cospicui, cho avevano meritato bene
della patria, con decreto dei Docnrioiii convalidato
dui consenso del popolo, co lo dicono duo Iscrizioni,
che sono in Pompei nella strada dei Sepolcri, la
prima sul sepolcro di Calvcnzio Quieto, o l’altra su
quello di Mimazio Fausto. Queste minano come eglino
per la loro niuiiitieenza con Decreto dei Docnrioni,
0 col consenso dol po)»olo conseguirono l’onore d(»l
Bisellio; c nel primo di quesli iiioiunnciiti sotto ri-
scrizione. come iicll’allro di lalo all’ iscriziono veg-
goiisi scolpiti i Bisollii con loro suppedaneo, c cuscino,
di figura presso a |»oco ni nostri conl'ormi-
Qiicsti Bisollii avcvaii più forme c diverso altezze
secondo le contingenze de'luoglii, cui erano destinati.
I più alti forse servivano per l’orclicstrc do’teatri,
ovo soviMstaiulo alle altro sedie rendeva più libera
la vista dello spettacolo a ohi sedeva, o por tenore
nelle numerose radunanze in più altezza cospicuo chi
era soi>ra tutti i congregati aiiiorevolo. Se erano
bussi, avevano mi suppedaneo o prodcllino di un solo
gradino per riposam i i piedi che dicovasi scabellum-,
su erano alti, allora avevano ima predella o suppedaneo
di più sciilini (che serviva ad ascendervi oda
riposarvi i piedi) elio clihimavasi scamnum.
I nostri (Ilio liisellii, trovali a l’ompoi, di figura
od orniiti [»rosso a poco conformi , in questo solo
essoiizialmento dill'ui'iscoiio cho l’uno ò nolabilmciite
più alto dell’ allro. Sono ambedue di bronzo adornati
(l’iiilai-siatiiro d’ argento, c ramo. Sono sostenuti
da quattro piedi sforieninente tornili, c divisi nella
loro altezza in due compartimenti con una fascia di
metallo. Noi compartimento superiore dal centro della
l'ascia di mozzo partono due sbarro terminalo in volute,
elie fanno puntello verso gli angoli superiori di
questi due liisellii.
II più aito lui nel lato drillo sullo volute superiori
delle sbarro duo leste di cavalli bardali, sulle
volute inferiori due busti di Fauni; noi lato roi'cscio
le volute superiori dello sbarro hanno duo testo di
nello, le inferiori due testo di Medusa.
Il pià basso di questi Bìsellii ha come il precc-
donto ornate le sbarre, con la sola dill'erunza che
nelle volute superiori in luogo di due testo di cavalli
lia duo tosto di muli pure bardali. Dalla parte
del cuscino c sopra ciascuno dui quattro piedi una
borchia ad incavi concentrici lavorata. Con bellissima
eleganza sono ornali questi due Bisollii, nel cui !a-
voro ris[»lendc eziandio una fiiiiiiira ed accuratezza
amniirabilo.
TAV. XXXVI.
PITTURA MURALE—MARMO. — f'.ojm'cn Scena rappresentasi
nel primo quadretto della tavola che illustriamo.
Uu nomo barbato cd un giovine mentre
sono in litio di abbandonale una donna, la niinac-
eiiiiio con iiisolomi gesti in guisa da spaventarla.
Oli abili di costei son quelli di mi eiéra-. la sua liso-
nomia indica l'etù in cui le l'einmino quanto perdono
di gioventù tanto acquistano di raffiiinmonto n "
ì. l’orò r '■noi molto ad indovinare clie
il giovine, ingannato dallo astuzie della ribalda, sia
»•¡corso al veceliio che le annunzia quale vendetta
vorrà prendere di lei. 11 giovano ha nell’aspetto tutti
i caratteri con cui Polluce descrive la niascliera di