VILLA
D I D I O M E D E
La Villa d i Diomede, di cui si è falla un a sommaria descrizione a pag. l ‘2, tv. Ili (Descr. Geii.)
c una delle più rinomale, abilazioni di Pompei. Mon appena il visitatore cn lra nella disscpolta città ,
subito si la a domandare a chi lo g uida , dove essa si trovi. Invano il d otto dirà che non appartenne a
Marco Arrio Diomede: i suoi a rg omen ti, per q u anto va lid i, no n varranno a cancellare dalla memoria
della moltitudine lalc denominazione , clic o rmai ha la vita di u n secolo. Che a n /i nello scheletro
rinvenuto con chiave inargentala in mano, e in quello di un a donna assai riccamente ornata la commossa
fantasia del popolo non ho d u b ita lo di ravvisare il Miigister Pa g i c la sua (iglia. .Nè u su rp ala può dirsi
silTalla rinomanza, poiché q u e s t’abitazione, oltre ad essere stala un a delle prime scavate, attira a sè la
curiosità dei viaggiatori c p e r la sua grandezza e per la sua b u o n a conservazione. Noi visitarla si c
vivamente tu rb ati dal pensare che ivi si compì il p iù straziante dramm a che ci abbiano mai rivelato
gli scavi pompeiani.
Tornala alla luce negli anni 1 771-1774, essa è 1’ ultimo edifizio sul lato sinistro della Sfrati« dei
sepolcri, discendendo da Porta Ercolamse. Situala sul pendio di un a collina, presenta tre piani, d i cui
T u llim u , destinalo forse all’abitazione delle d o n n e , è interamente d istrutto: vi si accede dalla via per
un a breve gradinala di selle scalini (1 ), coverta da Iclloja, che era sostenuta da due colonnette laterizie.
Oitropassatii la soglia ed u n piccolo vestibolo (‘¿) di forma triangolare con pavimento di ma rm o , si entra
ncU’alrio o peristilio (3 ) circond.ilo da quattordici colonne rivestile di stucco, le quali nella p arte inferiore
sono lisce e dipinte in rosso, monli'e nella metà supcriore sono bianche c scanalate. Nell’ area (4 ), intorno
a cui scorreva u n canaletto, Irovavansi l’ impluvio e due puleali di travertino, mercè i quali si allingevii
l’ acqua alla cisterna sottoposta. Sotto al portico, a d ritta Uell’oiiirata, vi sono sci gradini (5 ), per cui si
discendeva ali’ abitazione servile; vicino all’adito di questa gradinata vedcsi u n piccolo larario, dove si
rinvenne u n ’ idolo di .Minerva. A sinistra poi s’incontra l’ingresso (C) ad u n piccolo bagno, fornito di lu tti
quei c om o d i, che può offrire un a pubblica le rm a. Dapprima si presenta u n ’area scoverla (7) di forma
tria n g o la re , circuita per due lati da Ictloja so rre tta da sei colonne, di sotto alla ((ualc in u n angolo
stavano u n repositoriu ed u n fornello , destinato senza d ubbio alla preparazione di qualche bevanda
calda richiesta dai bagnanti. Nel mezzo, addossalo alla parete di fondo, u n tempo abbellita delle pitture
di pesci, a lb e ii , u c c e lli, sta il h a plislcrium , in cui si discendeva por Ire g radini situati in un o degli
angoli: prolrUo da una coverlura affidala a due colonne riccvea I’ acqua da un a m a schera m a rm o re a ,
della quale vedcsi sul muro ancora la traccia. A d ritta di quest'area stavano u n a spaziosa opolìieca (8) già
fornita di scanzic, c il frigidarium (9), dal quale si entrava nel fc/iJ(iarÌHm(10): cosi l’u n o , come l’altro no n
contenevano vasche, ma servivano solamente, mercè la loro Icmperaturn g rad u a la, a impedire il passaggio
troppo brusco daH’aria fredda a quella calda c rarefatta dcU’a lliguo calidariam (1 1 ), che elegantemente
decoralo avea da u n capo il laconictim, la cui volta era occupala da u n a grandiosa conchiglia di stu c co ,
dall’altro la vasca rivestila di marmo. Seguiva i'Injpocanstum (12) contenente u n banco di pietra, la fornace,
i pogginoli di sostegno alle caldiije, cd una scaletta, che menava all’ ammezzato , ovo forse serbavasi il
combustibile: vi era d’appresso una conserva d’acqua (1 3 ), chiusa d’ogni parte, dalla quale i bagni erano
alimentali. Rientrando ncH'atrio o perist lio, al principio deU’ambuIàcro meridionale òvvi un a fauce (14),
clic avendo a sinistra un a g rande cella (1 5 ) conduceva ad alcune località ora ricoverte d i terre. Si sa che
era u n giardino, donde discendevasi per venti la rg h i g radini in u n a terrazza coverta forse da u n pergolato.
Indi vengono due cubicoli (IG, 17), a l secondo dei q uali si entra per la cella familiare (1 8 ), che precede
u n elegante dormitorio (19) : questo, terminalo ad emiciclo , riccvea luce da tre finestre rivolte ai tre
p u n ii cardinali, est, sud ed o v e st, sicché in tu tte le ore del giorno veniva riscaldalo dai raggi solari.
Tale disposizione di finestre s’incontra tu tto ra in parecchi paesi del Nord presso q ua lche ricco proprietario.
Il letto era situalo sotto di u n ’alcova chiusa da cortine, sospese ad anelli d i bronzo ivi raccolti in gran
n umero; accanto slava u n podio di fabbrica rivestito di marmo cd incavato , su cui si trovarono non
pochi vasetti di vetri ripieni forec di essenze c di cosmetici. S’ incontra da ultimo su qu e sto lato un a
apolhecu (2 0 ), comunicante col triclinio (2 1 ), il quale guarJav.a in un a terrazza (22), cd avea allo spalle
due cello (2 3 , 2 4 ) a ttigue ad un a gradinala (25), che menava al piano inferiore.
Su l lato occidentale vedcsi innanzi tu tto un a breve gradinata (2C) che portava a l piano su p eriore, ove
probabilmente era collocato 1’ appartamento muliebre; indi seguono la cella del servo atriensc (2 7 ) a lia
quale è addossalo u n occus (2 8 ), il lablino (2 9 ) da cui si riesce sulla terrazza innanzi indicala, cd u n ’ala (30),
dove fu rinvenuto Io scheletro di u n cane, e ch e dava passaggio a du e oeci (31, 32), ad a ltre località e
ad un a vasta exedra (33), la quale situ ala nell’ asse del tabiino ha oggi le m u ra in leramcnle d istru tte.