da guanciali de’Iclli funebri Gli edificii pnmpciani però lo mostrano ad evidenza non solo in questo
esempio da noi illustrato, ma anche in quelli degli a ltri simili capitelli già ricorda li, e clic ugualmente
avendo bacchiche rappresentazioni m o stransi dettati dallo stesse religiose idee che dettarono questi
nostri. Ed è questo un o do’tanli esempi per cui lo pompeiane scavazioni estendono le nostre cognizioni
nel vastissimo campo degli archeologici sludi.
Termineremo questo osservazioni col ricordare come i nostri capitelli conservano ancora qualche
traccia del colorito che e b b ero , giusta il sisicma ormai già conosciuto universalmente della scultura
policroma , del quale il eli. Scmper ha fallo anche applicazione alio studio della colonna Iraiana *
abbenchc per a ltro le sue osservazioni sicno stale poi coiiiraddellc dal Morci
INGRESSO.— I duo scalini di travertino messi Ira’ due doscrilli pilastri menano dalla strada alla
soglia. I gradi innanzi agl’ ingressi cd a’ vcsiiboli delle case cran segno d i ricchezza e di lusso , come
si ritrae da lalune parole dell’ epistola 84 di Seneca. 11 palagio degl’ im|)cralori rom an i avea qu in d i i
suoi gradi Quanto alle soglie (lim in a ), abbenchc in u n vecchio vocabolario citalo dal Sagittario diransi
di legno (Itmcn (erniiims domits : vel lignum in foribiis dom o riim , per (jiiod in lra liir), pure in Pompei
trovansi quasi sempre di pietra, ad eccezione di lalune più ignobili slanzclle c h e le hanno avute sicuramente
d i legno. Potrebbe anche crederai clic nelle parole pocanzi recale si pa rli del linien suporius ossia
delTarchilravc cho esser solea per lo più di legno. Di soglie di case private formate di scelti ma rm i parlano
Plinio ', od Orazio se pu re ivi limen non è usato nel senso di rfomns. Il Sagittario che reca queste
au to rità rico rd a pu re che le soglie del Campidoglio eran o di bronzo ’ , c che tali anche descrive Virgilio
quelle del tempio di Giunone in Cartagine*.
Questa soglia però è d i travertino , ed ha impresse le diverse cavità , nelle q uali erano immesse
si le eslrcinilà delle tavole (aiilepaginenta) onde erano ornale le facce delle due laterali prominenze o
anlae di fabbrica.
Che gli anlepagmenta sicno gli esteriori o rnamenti delle porle , o pu re anche delle loro c a sse , si
apprende da Vitruvio *, o risu lta pu re dalla definizione cìie dà Festo di ta l voce. Il Filan d ro li credè
di fabbrica; ma oltre alTaulorilà della celebre iscrizione puleolaiia che ricorda gli anlepagmenta abiegnca
le case pompeiane mostrano chiaramente averli avuti di legno, addossali alle anlae o sp orti dal mu ro ,
tra cui aprivasi il lume della porla, e perciò nelle soglie facevansi que’piccoli incavi ne'quali introduccvansi
le esfromilà lasciate a bella posta p rominenti delle tavole lavorate che formavano gli anlepagmenta. È
rimarchevole che in questa nostra porta il mu ro clic ò a sinistra d i chi entra ò minore di quello a
destra, della qual cosa n on saprei additare a ltro motivo oltre la poca cura che prendcvansi i pompeiani
della sinimelria. Così pure i cardini inferiori su ’ quali giravano le due p a rtite , di cui In porta
medesima era certamente composta. Ognuna d i queste due parlile aveva al basso il suo pessulus, o palotlo,
iTic s’iiilroduceva in altro piccolo forame che è rimasto u g ualmente visibile.
I gangheri che spesso c ran d i bronzo (cardines), iu tro d o lli ne’ due incavi la te ra li, sostenevano lo
estremità inferiori de’ così delti scapi cardinales delle porte, mentre le superiori si immettevano nello
architrave {supcrcilium). A tali scapi connesse le p a rtite, che in qu e sta nostra p o rta c ran du e so lo ,
potevano quindi spiegarsi a volontà su’ gangheri. Abbcnchè la voce pessulus siesi u sa la in diverse
significazioni, pure ci sembra chiaro che con essa indicavansi a n ch e i pale lli cuneati che in tro d u c en -
dosi nella soglia dalla parte inferiore delle partite e n eirarchilvavc dalla su p e rio re , le tcncono fe rm e ,
come an co r oggi iisiam n o i; e quindi diccansi d o p p ii, come in Plau to “ occludi! sis fores amholiis
pessulis-, ed in Polibio '* ti? itfas... Smei« Evidente è an che questa significazione nel luogo
di Marcello Empirico " , ove leggiamo: in eo loco, vel foramine in ipto jantiae pcssuH desceiulunt, quidipiid
repereris coUige. Finalmente della figura cuneiforme de' pessuli ragiona Prudenzio scrivendo “ «ime foribus
siirdis, sera quas vel pessulus arlis Firmaral cuneis. Ilo poi d enominati pale tti piu tto sto che chiavistelli
ijuesti pessuli per mettere un a distinzione Ira essi e gli altri cliiavislolli d i forma cd uffizi diversi.
Pu ò osservarsi an cora che i due p c isu /i o paletti de’ q uali abbiamo ragionato , non doveano esser
fermali sulla parte esterna delle partito di legno (fores), come oggi siamo solili fare, m a o lu tti, o almeno
la loro csli'cmità inferiore dovoa trovarsi in lro d u lla nel corpo della p a r ti ta , a ltrimenti no n si saprebbe
intendere come i forami, ne’ q uali i pessuli discendevano, potessero e sser tanto vicini , q u an to qui si
veggono, al silo a! quale doveva giugnerc la farcia stessa della parlila opposta a quella, su cui i pessuli
si trovavano fermati.
É in o ltre evidentemente provalo dalla soglia medesima, che le du e partile della porta d’ ingresso
si spiegavano in d e n tro , e n on verso la s tra d a ; e per verità iiucslo era il solilo costumo dolle case
romane, poiché a M. Valerio fratello di colui che fu d enominalo Publicola fu come privilegio conceduto
clic le porle della sua casa spiegassero sulla strada
Cti oeìl'ann» 1834. '» Cruisr. p>g. CCVII.
. arch. >. 1836, p.. 39. " Aulul. «1. I, ac. i. a. 25, 0.
. In Viiall. cnp. 15, XipMI. Ijb. LXVIII, up. 5, ticil. '> Liti. XV c. 30.
“ Cnp.17.
” Conini Symmscli. lib. II, voi.
" Vedi Ulonigl di Alicacnaaso lil
opcr.tom. I, ed II Wlncbdinann 0-
idi intlio II Rye-iulo de Copimi, aop, 17.
II Fea nelle note a questo luogo osserva che da u n responso del giureconsulto Sccvola ’ si ritrae
che a’suoi tempi senza liisogno di privilegio le p o rle delle case romane potevano spiegarsi in fuori. E
però da vedere sulla intelligenza di questo responso la dotta discussione del Cujacio * il quale prova
che la porta di cui parla in quel g iu reconsulto non sì apriva già in piiblicum , ma in q u e l silo che
diccvasi propriamente (imòitiis aedium
ANDITO 0 ANDRONE—La porla sopra citala dalla via introduce nclTandito o androne frequentissimo
a vedersi nello case pompejanc. Il Mazois suol denominare tali androni *, e fondasi sopra u n luogo
di Vitruvio ove diccsi che prolhijra appellavansi da’ Romani quelli che i Greci chiamavano diuth>ira 7
Vitruvio però non difinisco nò Tuna nò l’altra di qu e ste voci. Secondo il Mazois la voce greca SwOvpa deve
spiegarsi inter januus, a questa denominazione convieii quindi agli an d ro n i che trovansi messi tra la
p o rta da via e quella delTalrio. È però da osservarsi che simili and ro n i mancano d i porta verso l’a ln o ,
come si vede nella casa che descriviamo: non può dun q u e sostenersi la spiegazione del Mazois. 11 dotto
Scimcider ' inoltre osserva clic è ignota la significazione della voce che no n s’in co n tra presso i Greci
scrittori: cd i moderni interpreti son sì poco tra loro di accordo sul suo significato, che TaVlciato li credè
tavolati 0 tappeti per difender le case dal freddo , q u ando so nc aprivano le p o r te ’ il Ruilco * ed il
Filandro ' le crederono obici di legno por alloiilauarc i cavalli, cd i cocchi da’ vcsiiboli delle caso. Altre
divcree spiegazioni si possono leggere nel lessico Vitruviano Lo Scimcider inoltro nega che le due voci
prollnjra c dialhyra possano convenir loco inter duas ja n u a s intercepto. È c erto che Vitruvio nel p arlar
delle case greche chiama thyrorioii il luogo tra le due porte, e la descrizione ch e n e fa ad eccezione della
doppia porta cho negli androni pompcjani n on suol rinvenirsi , potrebbe per le a ltre cose convenire ai
medesimi. Ecco il suo lesto; Alriis Grifeci quia non utunlur, noque aedificant, seti ab ja n u a inlrueunlibus
ilinera faciunl latitudinibus non sp a tio sis, et ex una parto equilia, e x (dtera ostiariis celia s , slalinv¡ue
ja nuac interiores fmiunlur. Hic aulem locus inter duas januas grecae Ou¡>.o?a«v uppellalur Non par
quindi da seguire il costume, di cui Io stesso Mazois dà l’esempio, di chiamar con sicurezza proUiyru
siffatti androni.
Le pareti di questo androne h an n o u n semplice zoccolo dip in to , e sopra di esso il campo con
iscompavtimcnli di diversi c o lo ri, c cornicclta a fondo giallo sulla quale so n dipinti piccoli fiori cd
a ltri ornamenti. Sulla cornice è u n a fascia a fondo paonazzo con festoni d i foglie c bende pendenti.
La semplicità di questi dipinti ricorda Tavverlimenlo ch e dù Vitruvio quando ragionando de’ Iricliniì da
inverno , no’ ([uali il fumo del fuoco c do’ molti lum i avrebbe presto guasto le belle p ittu re cd i belli
ornali delle cornici, consigliò clic ivi nc le ime nè le a ltre si u sassero; ma che sullo zoccolo (come traduce
il Galiani) ticmio posti de’ quadrelli neri ben p u liti frammezzati da riquadrature gialle e rosse.
¡II bis vero supra podia abaci ex alramenlo sunt subigendi, et polieudi cuneis silaceis seti wiiiiiacei-«
inlerpositis " . Malamente però ci sembra ch e confonda il Galiani questo modo semplice d i dipingere
talune pareli e la imitazione delle in c rostature de’ m a rm i, di cui p arla Vitruvio nel su o capo V ,c che
era un a decorazione tu tta diversa c propria di nobili stanze , della (piale an che gli scavi pompcjani ci
hanno somministrali non pocliL esempii.
Il pavimento dell’ androne è in pendio verso la s tr a d a , od ò d i lapillo b a ttu to , orn ato di minuti
pezzi (li marmo bianco, disposti a lince rette, che fo rm an o tra loro diversi intrecci.
È rimarchevole cosa clic subito dopo la porla su ’ m u ri laterali dell’ an d ro n e all’ altezza di circa
einipie palmi dal suolo veggonsi due incavi la terali d i circa due palmi per u n o , c di profondità circa
un quinto d i palmo. Potrebbe credersi che ognuno di essi era già rivestito d i u n a cassetta o fodera
di legno nella quale inlroduccvasi il doppio capo della trave destinala a tener fcrmamciUc chiuso la
porta principale, cd a garenliria dalTcsscre forzala ed aperta. Questo uso ora ollremo d o antico, trovandosene
menzione nello stesso Omero, il (jualc ricorda il latapsv oxpa delle porle " , e benché qui nc parli in singolare
risulta da altro suo lu o g o ” , che gli oxpij? eran o d ue, dune trabes duo vecles, delti dell’ Ilcync (ad euni
locum). Apollonio rodio ad imitazione di Omero ricorda ancora gli delle porte Noto è pu re come
nella tonda di Achille la porta ora m antenuta da u n solo sai^iE« EtXativa;, che il poeta ch iama con cnlasi
iiryaiEv«lEiSaOupauv, Ti'o Achei bastavano appena a situ arlo ed a to g lie rlo , ma Achille lo movoa s o lo " .
Possono risconirarei in dilucidazione gli au to ri citali d alTIIeync, e precisamente gli scoliasti, nei quali
chiaramente diccsi Eai?XE? ecei iisxXo? esifaXX6¡ino?eii:»7oxe''siíToixav. " E qu in d i negli sc rittori posteriori, presso i quali
par che la trave di cui ragioniamo abbia ricevuti diversi nomi, dicendosi o r sera. Da u n rimarchevole
i i i o p del comico Titinnio si apprende anche T a ltra denominazione che davasi alle serae , cioè di
palibula ; Patibulum sora qua ostia obcluduniur, quod hac remotu valvae paleanl. Tilin iu s Fullon.
Si quisquam hodie praeler hanc — Posììcmmì nostrum pepuleril patibulo hoc — E i caput defringam. —
‘ L, ull. tu (In. D, do ¡crtll. ptaed. urban.
’ Obaonat. Ilb. XIII, c. 23.
‘ Vcggasi FesIo V. aniMlua, c Cauloriii di F. Scotola api» CiMrono lopic. top.
-c Ruines de Pompei, parte 11, pa
V. tlùillitrron al prolhyron.
“ Vcggoosl anche il lessico omerico <11 Apollonio sullo la toce Etiüxcno, c
rsua IX del Tollio pag. 753 della sul odiiione di (,uel lessico.
DICO nonio tlarccllo, cap. i, n. 355.