ni II
i n i
dovrebbero esser Ugtiali alla della melò , o a’ duo lerzi Ma Vitruvio sleSstì che dà le regole dellé
simmetrie, insegna che esso no n sono invariabili, c cho ad loeorum na tu ra* aut necessi/ate* adjecliones
fie ri debeant *.
In questa slanza si rinvenne la b u lla d ’argento che noi riportiaiiio a tav. I , iìg. IX.
La slanza a lalo delle fauces lia pavimento d i semplice musaico di pietruzze bianche con doppia
cornicetta n e ra . Le m u ra sono puro ornate di zoccolo, c di Scompartimenti di divcrei colori ta lu n i dei
q uali con cornici. Di distanza in distanza sugli scompartimenti risaltano dip in ti ta lu n i candelabri con
piedi capricciosamente ornati e con fusti oltremodo so ttili, e talmente lurighi che oltrepassano anche là
cornicetta che chiude i riquadri. Questa stanza , come il tabiino , e la slanza ch e è a sinistra del
medesimo , ha u n a grande apertu ra verso il peristilio con soglia d i travertino che conserva le vesligia
degli anlepagmenta, de’cordinfls, dc’p e siuii, i quali mostrano come q u a ttro ne erario le partile c spicgavansi
verso il peristilio:
La stanza che è a sinistra del labiino comunica col medesimo mediante ap erlu ra co n soglia di
travertino e vesligia di ch iusura ad un a sola p a rtita. So n rimarchevoli due piccoli risalti o anlae di
fabbrica con intonaco che da’duc lati restringono il lum e di quesla porticina. Altra apertu ra a lq u an to
maggiore con soglia an che di travertino e le tracce di porla a du e p a rtite, che spicgavansi in d en tro ,
h a la slanza medesima verso T ala sinistra dell’ a trio , cd ha poi la massima a q u a ttro partito verso il
peristilio. Le pittu re delle m u ra di essa rappresentano i solili scompartimenti con candelabri, ma sono
presso che tu lle perdute.
È difficile il d a r con sicurezza u n nome conveniente a queste due stanze, ed in d ag ar f u so , cui
dovettero essere destinale, e ciò per Io stesso molivo già detto quan d o abbiamo ragionato delle stanze
messe in to rn o alT atrio. Sembra però che con q ua lche fondamenio si possa ravvisar u n oeci« q u ad ra ti«
nella slanza che è a sinistra del labiino per chi va da osso nel peristilio, corrisporidcrido a tal denominazione
no n solamente la forma q u adrata che ha la slanza , ma an che il sito di essa nel peristilio , ove p a r
che Vitruvio descrivendo la casa roman a molla gli occi quadrali ’. Più chiararftcrite nei p o rtic i del
peristilio ed a mezzodì situa q uell’ arch ite llo gli oec» q u a d ra li, quan d o p a rla della casa greca *. Il
n o stro oceus quadratus è ap p u n to volto verso il mezzogiorno. Tali oéci quadrati nelle caso greche servivano
a’ conviti virili , come risu lta dal già citalo luogo di Vitruvio , e ricevevano perciò an che il nome di
évSpùvs;. Del resto la voce oecus era generale, e benché talvolta confusa con trlc/iniiim e coeuaito
indicava pure a ltre volle an che sale destinale ad u si diversi Ù
PERISTILIO. — Non cì resla che a descrivere o rmai il peristilio e le poche cd ignobili celle che
h a alla sinistra. Tre sono solamente, come in pianta si vede, i portici del prim o , poiché per rendere
p iù spaziosa l’a ja rac chiusa fra le colonne, il qu a rto lato del porticato fri in lefamcnlc omesso, e si
fecero da questo lalo u scir dal m u ro le semplici mezze colonne. Abbenchè rcllangolaro e no n q u adrala
sia quesla aja, pu re sei son le colonne da ogni lalo, incluse le angolari in qucslo n um e ro ; per necessità
sono quindi gl’ in te rco lu n n ii p iù spaziosi nc’ la ti, che ne’ du e fronti, e ciò indipendentemente dalla poca
cu ra messa nel serbar l’eguaglianza fra g l’in lercolunnii stessi di ciascun lato. Le colonne sono scanalate
e formale nell’ in te rn o d i pietra di Nocera, con rivestimenti di stu c co . Veggonsi sulla faccia del muro
medesimo lievi pilastrini risaltanti con tre zone di b u g n e rettangolari che sono sovrapposte ad essi ,
poggiando sopra u n architrave che discorre su tu lli quei pilastrini. Invece d i tali pilastrini il secondo
in te rcolunnio m ostra u n ' aedicula a nicchia di fabbrica con cornice d i stucco d e stinala certamente a
ricevere altra volta sìa lo imagini de’ L a r i , sia quella di qualche altro nume , sotto la cui protezione
e ra la famiglia. E quindi possono ad essa convenire anche i n omi di lararium o d i sacrariiim.
La colonna angolare a l term ine del la to sinistro è afforzala da due pilastri, certamente p e r darle
un a fermezza maggiore, c per seguire il precetto vitruviano l'elativo alle pilae anqiiiarcs *.
Tra la p rima e la seconda colonna del fronte del peristilio a sinistra di chi g u arda vedesi sul suolo
u n tassello dì piperno con forame circolare, e covcrchio a n ch e di piperno con anello di ferro. Tra la
qu a rta e la q u in ta è u n puteale scanalato di marmo situ ato sopra u n a pietra q u adrata già ro tta in più
pezzi, c che vedcsi anticamente restaurata.
F u an che nel peristilio rinvenuto u n fusto tronco d i cipollino, sul cui piano supcriore è inciso u n
orologio solare, d i cui no abbiamo ragionato.
È rimarchevole come su ll’ allo de’ fusti di quasi tu tte le colonne dalla faccia cho g u arda il porticato
è conficcato u n u n cino di ferro. Certamente tali uncini doveano servir per sospendervi lampadi o festoni
0 allri ornamenti.
L’ aja compresa tra il porticato, e che sicuramente serviva di giardino, ha il suolo alquanto più
depresso, cd è cinta d’ ogn’ inlorno da canale di piperno con cornice simile a quella dei comp/uuium.
Nel mezzo di quest’ aja sorgono sei frammenti di colonnelle di fabbrica, con rivestimento d’inlonico
che dava loro u n a forma ottangolare.
' ViUiKio (liti. VI, up. 3) USI Indiillnlimenle le lOci di ani cmnlhil, e di
Iriclinia cun'nlUc, e usi pur: petlendo delle cete «reclie (up. 10) clisroi iriclinia
cyticent -;ueMI che illrerc (cip. 3) deoominò otcoi cyiictMi.
11 mu ro che cinge il peristilio era in gran p arte ornalo del solilo zoccolo dipinto e di scompartim enti
a divci-si colori, taluni de’ quali con cornici, ed allri con piccoli orn amen ti. 11 m u ro su cui risa ltan o
lo mezze colonne è interamente imbiancato. Il pavimento dcl porticato è di mattone b a ttu to .
CELLAE FAMILIARICAE. — Al terminare dcl peristilio sulla sinistra trovansi tre piccole e roz'/.o
stanzellc cui può darsi con convenienza il nomo di cellae familiaricae '.
Alla prima di esse si enlra per u n ’ ap ertu ra no n mu n ita di soglia. Il suo pavimento è di ma tto n i
pesti. A destra di chi cnlra trovasi uno scalino, cominciamcnlo di un a scala, per fo rm ar la quale vedcsi
chiuso u n aulico finestrino che era prima noi mu ro . Le vesligia delia ch iu su ra di legno esistenti sullo
scalino mostrano che la scala chiudevasi. Altra porla senza alcuna soglia nè vesligia di ch iu su ra trovasi
di faccia dopo il detto scalino. Nella p arte clic rimaneva sottoposta alia scala , vedesi u n incastro
rettangolare nel mu ro , c dalla p arte interna o destra dopo la seconda p o rta vi è piccola fornacclla a
terra formala di m attoni. Essa ha ancora conservalo il nero cagionalo dal fumo nel farne uso.
Il secondo stanzino non lia nò pu re alcuna soglia d i pietra ; ciò però non toglie che n on abbia
potuto averla di legno, come ta lu n e tracce par che dimoslriilo. L ’ inlonico nc è interamente rozzo , e
vedcsi sovrapposlo ad a ltro più antico, che p rima vi era.
Al tei-zo si ascendo dal peristilio per un o scalino di pietra vesuviana con vesligia di ch iu su ra. Esso
è rozzo u g ualmente. Il pavimento è d i lastrico. Nel mu ro di faccia veggonsi le tracco di du e pilastri
di fabbrica appoggiati su ll’ antico intonico, ed eretti forse per rinforzare il m u ro , o per a llro u so a noi
ignoto.
Nel luglio del 1831 quando non an co r era disscpolta la casa, di cui abbiamo data la descrizione,
taluni saggi fatti in essa fecero rinvenire diversi utensili e vasi pi'ecisamente di bronzo c di vetro.
Un anno più lardi, vale a diro nel di 0 luglio del 1832, si rinvennero nell' atrio i frammenti di
u n a cassa di legno con rivestimento di bronzo da presso a l poggiuolo d i fabbrica del qu a le abbiamo
raggionafo.
A’ 14 dello stesso mese di luglio nello scavarsi il peristilio si rinvenne u n orologio solare d i marmo
che si giudicò caduto dai piano supcriore doli'edifìcio. Vedi Tav. I,
In agosto dell’ anno medesimo nell’ ammasso delle terre si rinvennero lino a tre scheletri e tre
monete di bronzo : il che sembra provare cho le altre dovizie per poter raccoglier le quali probabilmente
tre pompejani incontrarono la morte, sono sta te p ortate via nelle ricerche in a ltri tempi fatte in questo
odilirio.
A’ 9 ottobre delio stesso anno 1 832 comparve il bel fonte di marmo circondalo di maschere
sceniche che adornava 1’ imphwium di questa abitazione.
Nel dì seguente nella slan'za che è a sinistra dcl tabiino trovaronsi a lcuni piccoli frammen ti di
v etro, cd in quella a destra ima briglia di bronzo col suo mo rso , della qu a le a’ 13 dello stesso mese
di ottobre comp.'irvcro le guarnizioni in tre pezzetti circolari di argento. Vedi Tav. I.
A’ 28 maggio 1833 sgomberandosi dalle te rre le cellae familiaricae a sinistra dcl peristilio vi si
raccolsero ancora a ltri utensili ed arnesi di bronzo c di v e tro , cd in seguilo, d u ran te lo s c a v o , si
rinvennero i seguenti oggetti;
‘t D'L;,,!
iiii iUiii