equestre dignità In questo racconto, che per a ltro p a r meno verisimile d i quel d i Appiano, non s’ indica
l’ uso cui era destinala la c assa ; n u lla per a ltro esso contiene che convenir no n possa a ciò clic nc
dice Appiano, E se Dione fa trasp o rta r la cassa d alla casa a l teatro, ben s’ intende come potè agevolmente
distaccarsi dal sito dell’ atrio , ove convien credere clic stava fermata. Anche Suetonio h a accennato al
medesimo f a llo , ma no n a ltro in esso si leg g e, se n on ch e Ottavio T . Julium Philopoemenem (cosi
chiama egli quel lib e rto ) quod palronum suum proscriplum celasse o im d ic ere tu r, equestri dtgmtale
decoravit *. . • •
Ancora è da n o ta re cho Appiano quasi per ren d e r ragione della cassa ferrala che irovavasi nella
casa del lib e r to , dà a questa casa l’ aggiunto d i splendida (asgcpà.); onde ci rendo avvertili che simili
arnesi no n alle com u n i, ma solo alle magnidclie abitasioni addìcevansi: e con questa scoria ci sembra
da intender Giovenale, quan d o distingue appnnlo la ferrata area dei dovjiiosi dal sacciilae dei poveri
i p oche, sole c
Ignoras quantum ferrata dislet ab arca sacculus *.
E quindi anclie negli scavi pompeiani vediamo come 1’ arca ferrata no n in tu tte , i
cospicue case s’ incontri.
Dopo tu tte queste dilucidazioni è agevole intendere come all’ u so medesimo, del quale rag ionamento,
accennò p u r Servio quan d o scrisse sul primo d e ll’ Eneide : N a m , ut alt Cato, et in n in o ei duobiis
ferculis epulabanlur a n tiq u i... Ibi etinm pecunias luibebanl: linda etiam qui honoratiores serui c ra n i,
liminum cuslodes adhibcbantur *. Ed altrove ripete quasi le stesse cose: Aediinus fu i t , q m d , n i supra
d ix im m in ingenti /»onore apud majores fuit- M e enim et epulabanlur et deos colebanl. Census etiam
omnis illic sei-vabatur: quod et Plaulus docet in Au lularia, in qua inducil Sa u riam sertnim ninensem in
ioin /’ami/io plu rimum posse Polca veramente sembrare meraviglioso che nell’ a trio , luogo della casa
accessibile anche agli estranei, dicesse Servio conservarsi le monete: ma cessa ora la meraviglia osservando
come l’ arca che le conteneva era solidamente fen u ta , e sotto la speciale custodia di u n fidato servo
denominalo atriensis. Non vi è q u in d i ragione alcu n a da credere collo Scimcider che l’ atrio ove Catone
nel luogo pocanzi recato di Servio disse essersi dagli an tich i celebrati i conviti, sia sta to messo in in icn o re
p a r ie aedium K Se anche nei lablini ch’ orano a ll’ atrio co n giunti, cd aperti come q u esto, imbandivansi
talvolta i conviti no n c meraviglia che lo stesso si facesse p u re nell’ atrio.
Non pu ò forse determinarsi con certezza se oltre alT a iriensis anche il servo a rc a r li« , eh ’ era pure
n elle case privale fosse p a rticolarm ente incaricato di cu sto d ir T arca ferra ta messa nell’ atrio. Potrebbe
forse anche rendersi probabile che i du e uffiziì d i atriensis c di arcarius venissero sovente riu n iti, come
p a r che an n u n cii la seguente iscrizione, n ella qu a le semb ra che si ragioni ap p u n to d i du e servi a lrw m s
denominati arcellarii dalla voce arcella, d imin u tiv a d i arca :
CALLISTENES (sic) . CHRESTVS
CAESAR . ATRIE . ARCEL
CONDISCIPVLl
Ravvisato T u so e la destinazione dell’ arca pomp e ian a , è i
delle ligure onde piacque ard o rn arla .
che dicasi ora alcu n a cosa
È evidente cosa come sono esse tu tte allusive a! cullo dionisiaco, c ei dan n o quindi u n a novella
dimostrazione della divozione che stringeva a Bacco il possessore di questa casa, già a ttcs tata da’capitelli
figurali messi nell’ ingresso di essa.
11 Centauro, c la Ccntaiircssa espressi nei bassirilievi laterali della p rincipal faccia della cassa sono
anche qui, come in tanti altri mo n um en ti, relativi al cullo di Bacco; delia q u a l relazione hanno anche
p iù volte ragionalo gli antichi. È nolo che Omero attribuisce all’ intemp e ran te am o r del vino i danni
sofferti dal centauro Eurizione ” , che fu imitalo poi da Virgilio " ; ed i Cenluari in generale come
ollremodo dediti al vino ci descrivono i poeti nel ragionare n on solo del loro comballimcnto co’ Lapiti " ,
ma an che di quello che con essi sostenne Ercole quando fu ricevuto in ospizio dal Centauro Fo lo " .
Anzi questo Folo ap p u n to crcdevasi figliuolo di Sileno, e di u n a ninfa Melia o Najadc cd a Folo
dallo stesso Bacco diceasi dato il vaso dcl vino che offri egli ad Erco le , e dal cui odore tratti accorsero
gli a ltri Centauri Altre tracce delle relazioni tra Bacco ed i Centauri trovansi pu re in a ltri poeti " .
I mon umen ti poi di ogni genere offrono esempii frequentissimi di questa re la z io n e " ; ed crasi da
Plinio notato che Agracante aveva ne’suoi scypki intagliato i Centauri u n iti alle Baccanti " .
rei leggere io qucslo luogo
•Digcil., Ilb. XL, liL5, leg. M, i n .
• Begot, epicil. inlig., peg. 103. Del tcslo nrcelloriu« povebbcenetic rlU
n 0tid.*meum; !ib. Xll,2lÒ e v. »gg., Di.
Ib. I, »0.13, V. S, 9,
a 'C e n ta u ri dionisiaci, come per esempio nelle duo bolle pittu re crcolancsi, in u n a dolle quali il Centauro
ammaestra u n giovinetto nel suono della li r a , e n e ll’ a ltra u n a Centauressa è in a lto di suonarla
P iù particolarmente ancora vedcsi la lira a ttrib u ita a’ Centauri clic tirano il c arro di Bacco ’ ; c la lien puro
nelle mani l’u n o de’ Centauri che come sagri a quel n um e sono scolpiti nel m o n um en to sepolcrale
d’Amempto *. Quando si osserva di più che la lira davasi ap p u n to come proprio istrumciilo a Cliirone,
cui ril'erivasi, pure l’ invenzione della lirica ‘ , e che diccvasi il p iù giusto de’ Centauri ' , e crcdevasi
anche divenuto il Centauro celeste ', rcndesi assai vcrisimilc l’ opinione che questo simbolo no n mancava
d i u n particolare e forec mistico significato allusivo alla beatitudine de’ giusti c degl’ iniziali ’.
È noto cho Virgilio tra le delizie di q uesti en umera pu re il su ono della lira d i Orfeo ' che chiama
sacerdos, propter instituía orgia et teletas, come b ene ivi spiega T Heync.
Ilo delio che rimarchevolo c il no stro Centauro anche por la posiziono della su a lesta, parendomi
evidente l’ espressione dell’ e n tu sia sm o , con cui apre la b occa a l can to , cd accompagna i su o n i della
sua lira. Visibile ò pu re in quella posizione della lesta u n a c erta analogia colla testa del L a o c o o n tc ,
ravvisala già dal Visconti * e da a lt r i , an che nel Centauro barbato della villa Pinciana simile ad u n o
di quelli denominali d i Fu ric tti e cavali dalle ruino della villa Adriana. Il Visconti dall’ osservare che
non si trovava alcun vestigio d’ imitazione dcl Laocoontc anteriore a ll’ età d i Adriano , si pcretiadeva
che gli au to ri di quel cclcbrc gruppo n on fossero vissuti molto tempo p rima di quel principe Ma
in questa sua opinione egli n on è seguito dai più valenti archeologi dei nostri g iorni ” ; c l’ imitazione
dcl Laocoontc, clic può ravvisarsi anche in questo nostro Centauro, la cui età c criam ento an teriore ad
Adriano può senza assurdo credersi anche su p e ra r quella di A u gusto, viene a raffermar sempre p iù la
opinione della maggior an tichità da a ttribuirei a l Laocoontc.
Oltre i liiiigbi orecchi, detti da Luciano o«rajpu5j|” , ma nei q uali si ravvisano piu tto sto le forme dei
cavallini " , il Centauro pompeiano mostra ancora irta , come quella dei Sa tiri, la sua c apellatura " . Ha
poi cinta intorno ad essa in singoìar foggia ima tocnia, che quasi a guisa di n imb o T ad o rn a co’simmclrici
suoi nodi. So però nuova è questa foggia di o rnamento, nuovo non è ne’ mon umen ti il vedere i Cen tau ri
con Ionia o diadema, che ne cinga i c rin i: c bene osserva il Visconti illu stran d o le figure di u n Centauro
c di un a Ccnlauressa, ambedue diademate e con a ltri simboli bacchici, essere sta ta a Bacco attrib u ita
T invenzione del d ia d em a , ed essere tanto proprio simbolo di questo n um e che vedesi rappresentalo
diademato fin nel bassorilievo della su a nascita Nè questa fneiiia, ch e, o ltre a l cinger la tosta, orna
p u re la lira dcl Centauro, manca forse di u n a significazione mistica che il Munlcr cd il Greuzcr dicono
derivata dai cabirici riti e trasp o rta ta ai dionisiaci ".
Alla figura dcl Centauro coffa lira corrisponde nel bassorilievo cho è d a ll’ a ltro Iato quello della
Centauressa con doppia tib i a , nssolulamcnle come nel già citato bassorilievo sepolcrale di Amempto.
L’ allusione dionisiaca della tibia è già c o n o sc iu ta , e può vedersi ciò che n e dicono in p a rticola re il
Bartolini " , ed il Buo n a rro ti". Dei Centauri, che tirano il carro di Bacco, sovente a n ch e u n o h a la lira
c l’ altro la doppia tibia ” .
H bassorilievo medio tra i du e già descritti è certamente il p iù degno di a tte n z io n e , cd il più
erudito : ma svcnturalaineute T ossidazione sofferia dalle ligure che Io compongono e segnatamente
dalla med ia, ci lascia in gi-andi inccriozzc su l senso della sua rappresentazione. Clic questa figura media
esprima u n giovane n udo cd ornato di gran d i ali, no n può in conto alcu n o d u bitarei, ed è ug u a lmen te
sicuro che u n piccol mantello (se pu re non sia p iu ttosto u n a nebride ” ) è gitlato sul su o destro braccio.
Non è però agevole il riconoscer con certezza il simbolo che con ambe le mani so s tien e , c verso il
quale volgcsi la su a , non meno che T attenzione delle a ltre due figure che gli sono d’ in to rn o , delle