indicnrc a lom a au to rilà di aiilicliì elio possa sostener imo lalo assersioiio. Vatrono osprcssanionte dico;
circuì» carimi aedium oruul imiuccujusgue rei a liiila lis causeo p am h in is disscpla, ul» guid condilum esse
r o le ta n l: o eelaudo eellum a p p e llo ru u l. p euarii.m «M p e u u s , ul.i e u tu fa u l cu heulum , «I» eeei.uliai.l
eoomciilu». .ecilalioul E sogginnso poco d o p o : p o s te o ,« ..» il. s a p .n o re p o rle eoeu.lore eo eperaid.
sim ario ri, demus aiiiccrso eoeuaeolo diala. Anclic A ilruvm porla cl.iaranicnlo de Ir.cl.nii ohe orano mlorno
agli a lrii sebbene ciò clic egli scrivo potrebbe forse inlendersi ancho di quelle slanze che orano nel
òiano superiore o elio V a iro n e , oomc abbiamo g ii o sse rv a lo , ebiama coenaoidn. Dico egli degli alrii
disu/utualo clic liilioriiaeulis iiia.cimas p rn c.la iil id ilila lc s . ipiod oo.iipl.eio crecía noli olisunl /i.minili«.,
Iricliiiioruiii ■. E Cicerone m oslra poro corno gli alrii piccoli potessero aver culiiculi, c simili membri
a so « ""iiiiu i scrivendo a suo featello : 0« o loco in porlicu le serilicre oi«iil, «1 oln o liim /iol, miln ul
esl pSeeliol’ iiumis: iieipie eiiiiii solis loei esse iiidelmliir «Iriolo. «egiie fere solel iiisi m liis oedi/ìciis
« e ri in iniilius esl ulrimii mojiis; iiec lielioi e poicroi odjniicla ciiliieula, el eiusmodi incniliro ■.
P.isnllo da iiuosle aulorìlii che lo cello o le slaozo mosso inlorno agli a ln i n on orano solamcnlc
doslinalc a ricovero gli espili, ma a ' varii u si domoslici, o prcoisamonlo sia a racchm<lero lo coso clic
vol.vano coiisorvarsi, ondo ebbe V.nrrono a tlodiirro lo stesso nomo di cella o eelonda , sia a passarvi
la n o tle , per cui ebbero il nome d i ciibicii/n.
L’ cdilicio che descriviamo, coufcrma pienamente u n tale in segnam ento, mo stran d o come tu tte le
cellae inlorno all’ atrio erano verso T atrio medesimo custodito con cb h isu rc. Impossibile però sarà il
riconoseei-c (almeno nella maggior p arte dei casi) l’ uso cui ciascuna di tale stanza era destinala, tanto
p iù d ie questo u so potè e dovè spesso venir variato secondo 1 esigenze cd il comodo delle loro lamiglic.
Plinio * parlando di un a stanza della su a villa la u rc n tin a la denomina vel cuhtculum grande, vel modica
eoenolio, indicando cosi olio polca servir a volonli. o corno sloosa da Ielle, o por cena.
La seconda e la lorza dolle stanze olio olngon r a liio a dosila comu n ican o fra loto, c ciascuna di
osso ha anche 1' ap erlu ra su ll' olrio colle solite vesligia dogli oniepnjmeulo , o di porlo a duo parlilo ,
che spicgavausi n o li'in te rn o della slanza, od orano munite d o 'so lili paloni. Il mu ro nilormcilio Ira la
colla doll'o slia rio c la p rima di qucslo duo s la n zo , olio 6 la più g r a n d e , c assolliglialo nella parte
inferiore cho locoa il su o lo , o cessa di esserlo curvandosi gradalamcnle in fu o ri a ll\il tc z ia di circa 4
pa lmi 0 mozzo Qucslo assoltigliamonlo o inoovo nello mu ra vodos, froquonlomcnlc nelle case pompo,ano.
0 p a r ohe moslri la pcosonza di qualche lolle o allro mobile di cui u n a oslreui.là fosso m lro d o u a in
quoll' incavo por »uado"napo u n a , bonchó minima , parlo dolio spazio del suolo. Paro clic il Mazois
riconosca bili ossoùigliamcnti corno iodizio di u n Itiolinlo , o li erodo iisoli por prociiraro un o spazio
ma-oioro a ' len i cho oireoi.davano la Invola =. Ha corno ancho i lolli p e r d ormire, o qualelio a llro mobile
di casa notevano por lo stesso molivo venire in parlo in lro d o lli nel m u ro , cosi n on sembra olio con
¡„iota sicurezza possa riconoscersi „olle slanzo olio hanno siltalli assolligliomonli u n In e ,,,,,,,,,, pmlloslo
cl.o a lita cella diversa So nella slam a , di cui ragioniamo, volesse riconoscots. u n eu ò iei.to ii p.u lto s o
cbo u n irieliuium , 1' alita più p iemia , con cui ossa oomunioa . potrebbe erodersi d proeoelo» , da
cui lo stesso Mazois confosso cho quasi sempre ora accompagnalo il cabicul««, Questa spiegazione
sarebbe di accordo oncbo colla regola cbo di. Viiruvio il quale vuole cho i cubiculi od onenlei» speclore
Jebeal ‘ o cosi ora puro silualo il oi.bienlo dcl L au tcn lin o di Plinio il quale poro non godeva che
d i u n obliquo aspelto orionlalo, qu a le è p u r quello elio si ebbe qucslo noslro
La comunicazione fra lo duo slam o di cui p arliamo, no n mo slra vosi,già * porla, abbcnclio abbia
la «iia soglia comiiosla di due pezzi di travertino. 11 mu ro clic le dm d e in alTorzalo da a ltra labbrica
addossatagli dalla parte della stanza minore, forse perchè indebolito, o per renderlo capace a sostener
qualche peso nel piano superiore, l dipinti della stanza più grande cran di poco conto, e ne rimane
appena q u alche traccia. Quelli della p iù piccola consistono in la iu n i scompartimenti di diversi c olon,
tra ’ quali alcu n i sono ornali di cornice, e su ’ quali risallono lu n g h i e sottili candelabri.
QUARTA STANZA A DESTRA DELL’ATRIO.— La stanza scguenle. qu a rta a destra di chi en tra ,
ed interamente separata dalla precedente, h a il suo ingresso dalla p arte dell’a ln o con soglia di travertino
ed i sc -n i solili d c -li aalepagmenla e della ch iu su ra a du e p o rle. 11 su o pavimento ò a musaico e
distinlo'’ in due parti. La p rima si compone di u n rettangolo di picli'u'zzc bianche con doppia cornice
di nere. Viene indi la zona colTornamcnlo di cui da noi vien dato il disegno nella tavola I b g -V lII.
Il resto c tu tto di piclruzzc b ianche. Le mu ra son dipinte a fondo p arte rosso c parto g ia llo , e nello
zoccolo sono espresse talune piante con lu n g h e c sottili fig lie , c talune teste d i cavallo. Nel campo
dcl mu ro a destra oltre i soliti rabeschi è dipinta u n a Baccante, come pare, con tirso c canestro, pm
u n p utto alato con u rn a nella destra. Nel m u ro di faccia in u n cerchio è effigiata la testa di a ltra
. .............. ly p 2,. «pacicm omariuiii iiUfrhim «I, juurf non lofltnilos libroj «til Icclilaiuios capii.
! -‘'llk'“'.;.'',’,,"?:*: Ao« p«MCtoné'! amLlne ac.licnn., ■i«nin..ni;.< IMernnm: o>l
■b.Il): áilnícliíui'onjulo cu
Bu quelli: puroladi Plinio
¡m in opsiila euruaitim,
Baccante con corona di edera, cembalo c lirso con benda. Vi si vede pu re a ltra simile testa ma men
conservata, e nel mezzo rabeschi. 1 dipinti del muro a sinistra d i chi cn lra son perduti.
Questa slanza ha u n a seconda minore u scita nelle ali delTalrio medesimo. Una soglia d ì m a rm o
coll’ incavo lasciato per u n solo ganghero prova che la porta da qucslo lalo era ad u n a sola p a rlila.
Non esilerei a riconoscere anche in questa slanza u u nobile ctibiculum, p a rendomi che lo spazio
meno ornalo nel pavimento a sole pictruzzo bianche, c separalo con u n a elegante fascia dal resto del
ledes a appunto destinalo a d essere pavi occupalo dal letto.
STANZE A SINISTRA DELL’ATRIO. — Per q uanto concerne alle q u a ttro stanze che so n o a sinistra
delTalrio, osserveremo che tu tte hanno il loro ingresso dalla parte delTalrio colla solila soglia di travertino
c con le vesligia degli anlepagmenta e della ch iusura a due partile , le q u a li, come tu tte le a ltre già
descritte, spicgavansi dalla p arte in te rn a, rimanendo tuttavia sulla soglia della p rima e della q u a rta di
queste stanze impresso lo tracce lasciatevi dallo strisciare dcl pessulus nelTaprirsi o chiudersi le porte.
La prima stanza che è p u r la maggiore era dipinta a varii scompartimenti di divcrei colori c con
piccoli ornamenti. La seconda comprende tuttavia lo reliquie di un a scala d i fabbrica che conduceva
al piano superiore. Nella faccia in te rn a dcl mu ro che la divide dalTalrio, è rimarchevole u n incavo che
dal suolo si eleva fino alTaltezza di circa palmi o t to , c che è largo circa u n palmo. Era esso senza
alcun dubbio destinato a contenere q u alche mobile così nei m u ro stesso incassato, come abbiamo già
veduto che usavasi. Nel lalo a sinistra si è trovalo u n puleale d i argilla. Introducevasi esso nel pavimento,
ove rimanevasi fabbricato, e conserva le tracce della l'uno p e r a ttin g e r l’acqua.
Nella parto interna dello stesso mu ro su questo p u le ale vedesi altro incavo di circa due palmi di
lunghezza simile a l già descritto. È evidente che questa slanza no n potè servire di abitazione, ma pel
solo uso di dare T ingresso al piano superiore ed il comodo del pozzo c degli armad ii o a ltri mobili
ad u so degli abitanti del detto piano supcriore: i quali n on erano quindi costretti di recarsi n ell’atrio
ad attinger l’acqua. Al p iù potrebbe aver servilo a contenere il lelticciuolo d i q u alche servo incaricato
di aprire o chiuder l’uscio che custodiva e separava il piano superiore da coloro ch e abitavano Talrio,
o che in esso s’ introducevano, col qual mezzo rendcasi pu re quel piano supcriore a tto ad esser locato
a qualche inquilino.
Lo stanzino, iinmedialamenle seguente a q u esto, fu a i contrario sicu ramen te destinalo ad u so di
ab itaz io n e , e le mu ra di esso dipinte a sc ompartim enti di diversi colori con fascia superiore gialla e
v an i ornamenti provano che era abbellito con q u alche ricerca.
Il q u a rto ' ed ultimo stanzino ha pu re lo m u ra dipinte a scompartim enti d i colori diversi c veggonsi
ncH’alto le tracce d i un a elegante cornicetta colorala d i stucco. Questo stanzino ha u o a minore a p ertu ra
verso l’ala delTalrio che gli corrisponde , ed abbcnchè no n vi abbia soglia, h a però la tera lmen te due
piccoli pezzi di travertino, in un o dc’ q uali vedesi l’incavo dcl cardine, e nelTaltro u n incavo che p a r
destinato a ricevere Yanlepagmenlum. La porticciuola avea q u in d i u n a sola partita.
ALI DELL’ATRIO. — Vitruvio p arla delle travi lim inari delle ali , e prescrive che si p o n gano ad
u n ’ altezza che ne ug u ag li la lunghezza. Qucslo precetto vitruviano p a r che d imo s tri che le ali no n
erano custodite da po rte, ma avevano a l loro ingresso (limen ) u n a trave messa alla già indicata altezza.
Può inoltre notarsi che Viiruvio dà alla trave liminare delle ali u n a p a rticolare regola d’altezza, mentre
dell’ altezza delle travi dclT atrio aveva date altre regole particolari. Ciò p ruova in modo evidente che
per ali dell’atrio no n possono intendersi in Vitruvio le p a rli laterali di esso cho costeggiavano Vimpluvium.
Parmi p u r chiaro che T altezza che d à Vitruvio alle travi lim inari delle ali è minore di quella che dà
alla travata d c lT a t r i o S i scorge da ciò cho diciamo, che noi denominiamo ali dell’ a trio quello porzioni
di esso che all’estremità del medesimo verso il lablino p ro lungansi alla destra ed a lla sinistra. Seguiamo
con ciò T opinione del Mazois il quale espone in modo che ci sembra convincente i motivi di questa
sua opinione. Noi rimandiamo i n o stri le llori alle discussioni stesse del Mazois , le quali d an n o un a
piena novella dimostrazione della necessità di bene studiare le an ticliilà pompeiane p e r in ten d ere ed
illustrare Viiruvio
^ So però pare con sufficiente sicurezza riconosciuto quali sicno le ali degli a trii delie an tich e case,
nè il testo di Vitruvio , nò le osservazioni falle sulle scavazioni p ompejane p a r ch e ab biano fin q u i
picnomcnlc dilucidato a quale uso fossero esse più particolarmente destinale.
Ci limiteremo intanto ad osservare p e r ciò che rig u ard a le du e ali di questo edifizio , ch e quella
posta a l destro lalo di chi entra n e lTatrio , e che è la più ampia, h a il pavimento distinto da quello
dolPatno con un a sottile striscia di ma rm o . Alquanto al di là della metà di quest’ala elevasi u n mu ricciuolo
con intonaco che h a circa u n palmo di altezza, e due di spessezza, o che la distingue in du e p arli.
Esso taglia p e r metà u n a figura rettangolare che c nel pavimento dalla p arte delTalrio, od è fo rm ata
da uua cornice a musaico d i pietruzzc bianche cinta d a ’du e lati da strisce d i pielruzze n e re , c ch e ha
' Secanili) Vliruvlu li lerghciia dello all, c per unsesoonta l'sllciu da darsi
01 ad 80 pad! 6 = 13 p.o cinque DODI« n p. o 7 nuol; negli aldi luoghi da
1 a lOo piedi Í = 18 p. a 20. L'aliena doll'aitio psi Ano allelrail asiendo oguale
ire no.ni dall, lunghe.,, n. aiegua e,^ lel. .„ana oa' gà doui a.m “ ugM*30 u
dii lunghi de SI ad 80 4 = »5 e Ire guai