Quindi le espressioni d i /« «un fid ta o dura «pposiia sera presso Ovidio ’ c presso Tibullo *. Or obex. E t
robora porlis E t fidos cerlant óbices arcesscre silva Or repagitlum. Repagida sunt Ugna quibus ostia in
transversiim firmaniur *. Ovidio parla di repagida robusta (d i rovere) Plinio consiglia farli di abete
Ed anche talvolta pessulus. Pessulus est sera lignea qua firmatur oslium : così dice u n vecchio vocabolario
citalo dal Sagillario nella ciiiditissima sua monografìa de januis, della quale ci siamo tanto servili nel
presente nostro lavoro In quanto a’ nomi greci oltre a’ già recali nelle note precedenti p uò citarsi
quello d i isox’o« * : Oifi-ivzm ai oSe|i4v5v xfsi miss evòcisv »ai tot a'?«ipOTVTO{. In u n cclcbrc luogo dì Enea lattico ’
dal quale infinite cose si apprendono circa le antiche se rratu re , si consiglia per maggior fermezza ferrarsi
il ¡u¡x\oi in tre o q u a ttro divcrei luoghi della sua lunghezza; tot ìwxXìu «ois-ipuoSai 5knó»ai)4Tpix)i>iTSTpax’i j c queste
deggiono esser le ferralae oòicci d i Ammiano Marcellino"’. Esicliio c h iam a ’atopioì, lo snii«ov, »al i »a»n xppoxeìiìsv«
Ti)Supa,OT8yicii»aXvni]?afaa. Dcl rcsló in a ltre casc pompeiane diverso è il modo, col qu a le veggonsi lo travi
essere sta le in lro d o tle nei m u ri ad oggetto di custodire le porto ; e quindi potrebbero forso ad altro
diverso incerto uso crederei destinali questi incavi, dc’q uali ragioniamo.
ATRIO, IMPLUVIUM—Dall’andi'onc descritto si passa nelTatrio sicu ramen te luscanico. Pu ò osservarsi
che le dimensioni di questo a tr io , c dell’ tmp/iuiiitm, no n molto si discostano da quelle che assegna
Viti-uvio. La largliezza dcl primo è u u poco meno de’ duo terzi delia lu n g h e z z a ; o la larghezza dello
im p lu v itm è tra il terzo ed il quarto di quella dcH’alrio Si osservi inoltre che Tatrio essendo assai lungo
bisogna credere che le travi situ ate per la lunghezza d i esso poggiassero su quelle situate per la larghezza
E d è c[uesto il motivo p e r cui Vitruvio chiama le prime traverse in le rp en siva , perchè pcndebanl inter
trabes " .
Nel mezzo d e lTalrio , abbenchc u n poco p iù a de stra d i chi en tra , vedcsi Tiinpitìwiinii con cornice
in giro d i piperno. Avea esso in mezzo u n fonte, di cui riman e an cora il cominciaincnio del tu b o di
piombo, ed i cui o rnamenti di ma rm o verranno da noi descritti di poi. Sul lato che g uarda il lablinum
è l’a p ertu ra del pozzo con u n puleale striato d i bianco ma rm o . È desso situ ato tra q u a ttro piccole basi
d i ma rm o c o lo ra to , ciascuna delle q uali ebbe in u n incavo già in tro d o tta u n a zampa di leone pure
ma rm o re a, di un a delle quali esiste u n frammento. Sostenevano u n a mensa p u r essa d i ma rm o colorato
della (]uaIo anche si son trovati i frammenti. Convien credere cho qu e sta mensa fu d istru tta, quan d o si
mise in uso il putcalo, situandolo così nello spazio, che esso occupava.
Fra le du e basi della già descritta mensa ch e son volle al lablino, è u n incavo nel suolo, che si
p ro lu n g a sullo la cornice dclTimpluvio, c fu destinato certamente a ricever le acque che vi si giltavano
per recarle nella cisterna sottoposta: cd in questa immeltevansi pu ro i diversi condotti, ne’q uali veggonsi
fo rm ali più sfogatoj nel suolo delTalrio.
I dipinti dolle pareti delTalrio sono an che semplicissimi, consistendo in u n o zoccolo con ¡scompartimenti
di varii colori.
Da’ du e Iati dell’ u sc ita dell’ androne sono nc’m iiri verso Tatrio duo pilastrini di fabbrica co n intonaco
lievemente sporgenti.
Un piccolo basamento di fabbrica elevalo dal suolo circa centimetri 4 0 vedesi alla destra d i chi
en tra u n tabiino. Un porno d i ferro impiombalo è tuttavia d a esso prominente. S u questo poggiuolo e
da presso ad esso si rinvennero diversi bassirilievi, lamine, cd altri pezzi di b ronzo e di ferro con chiodi
e frammenti di legno a q uesti tu ttav ia aderenti ; i quali tu tti c h iaram en te mostrarono aver fatto p arte
a ltra volta di u n a cassa di legno con rivestimento di quei metalli, la qual per mezzo di quel perno dovea
esser tenuta ferma sul poggiuolo.
Vedesi adunque in primo luogo u n a sottile striscia di bronzo messa ve rtica lmen te, la quale par
che chiudea da quel la to la faccia esterna e principale della cassa : c p a r sicuro che u n a simile striscia
chiudeva il rettangolo ch e formava quella faccia, anche da’ tre a ltri suoi l a ti : cd a confermar questa
opinione valgono i diversi a ltri pezzi d i quella striscia che si sono trovali s ta c c a ti, e che mostrano
ancora le vesligia de’ piccoli chiodi onde erano conficcati sul legno.
Una piastra rettangolare di ferro risu lta sulla striscia già dello, occupandone il lembo e lo spazio
interno , e lasciando dalla parte esterna u n a porzione sco v crta , a guisa di cornice , questa piastra di
ferro è spezzata in diversi f ram m e n ti, i q uali però tu lli si raccozzano evidentemente fra loro. Risalta
nclTinterno di essa u n a cornice p u r rettangolare di ferro, liscia, e senza a lcu n o rnamento, la quale ora
già conficcala su l legno con grossi chiodi, di cui d a ll’ a ltro lato veggonsi ancora gli avanzi. Lo spazio
racchiuso da questa cornice (vedi T. II. N. 2 ) è diviso in tre riq u ad ri per mezzo di du e fascette verticali p u r
esse di ferro, in ciascuna delle quali vedesi saldata u n a c o lonnetta di bronzo d i dorica forma, il cui scapo
vien separato in du e p a rli, l’inferiore più grosso, e più sottile il superiore; ciò che no n saprei affermare
se possa venir p ropriamente compreso sotto la denominazione vitru v ian a d i eniasis o d i adjoclo
in indi« ipuUji lauitUx apiti
Ognuno dei tre riquadri h a in giro dicciotto grossi chiodi d i bronzo, le globoso testo de’ q uali (bnliae)
lanm. ornamento dalla faccia esterna, mentre le loro pu n te eran dall’ a ltra faccia conficcate nel legno.
Segue in d i in ciascuno de’ due laterali riquadri un a cornicetta liscia d i bronzo ch e, risu ltan d o su lla p iastra
di ferro, tiene in se inserita u n a lamina anche di bronzo con bassorilievo. Il riq u ad ro di mezzo lia p u r
la simile cornicetta, ma le tre figuro di bronzo, che sono nel mezzo d i questo, n o n so n lavorate sopra u n
fondo dello stesso metallo, come le laterali, m a sono intagliale c saldate sulla già d e tta lastra di ferro,
clic serve di fondo e quasi di sostrato a tu tti questi diversi o rnamenti di bronzo.
2 d i u n a Ccn lau re ssa ; tre meno
Ne’ due già detti laterali riquadri son le figure d i u n Centauro , i ' '
conservato figure son nel riq u ad ro di mezzo.
Oltre a’ pezzi della esterna sottile striscia d i bronzo ch e, come abbiamo d e tto , mo stran o aver cinta
la faccia principale della cassa, se ne è rinvenuto u n altro che per le sue dimensioni c per la su a forma
par che si mostri appartenere ad u n a delle facce laterali d i quell’arnese. Diversi oggetti di metallo distaccati
e rinvenuti nel sito medesimo p a r clic deggiano anche rip u ta rsi aver la tta p arte degli orn amen ti della
cassa, co’ quali nel lavoro h an n o massima corrispondenza.
Simile piastra d i ferro con cornicetta rettangolare d i bronzo saldata su d i essa; questa cornicetta dividcsi
in tre riq u ad ri, in quello d i mezzo è saldato sulla p iastra u n elegante volto di baccante a bassorilievo,
visto di fronte, ed ornato di serto d’ edera su ’ c a lamistra ti su o i c rini. Ne’ due riquadri laterali veggonsi
agli angoli messi simmetricamente qu a ttro cliiodi, le c u i leste globose, simili alle già descritte, l'anno
o rnamento dalla parte esterna, mentre le loro punto servivano a ten er conficcala sul legno an che questa
piastra. Nel mezzo di un o de’ du e riquadri c saldata un a lesta giovanile di bronzo, vista d i fronte, c come
sembra muliebre; nel mezzo dclTallro è p u r d i fronte u n a maschera comica di bronzo con g rande hiatus.
È probabile che questa lastra adornasse u n a p a rte , e forse il laterale della cassa stessa , la cui faccia
p rincipale era adornata dalla più ampia lastra precedentemente descritta, (vedi T. I l, N. I ) .
Altra maschera dì bronzo ancor essa comica c con g rande h iatus, no n dissimile dalla già descritta
ci dimostra appartenere a questa cassa.
Una lastra qu ad ra ta di bronzo (crusfa, p o s tu la ), che h a nel mezzo u n risalto globoso (c/tpeus) ,
sul quale a bassorilievo è effigiata u n a testa d i baccante vista di fronte con corona d’ edera, diadema
0 credemno baccliino, e capelli che discendono su g li omeri. Il lavoro di qu e sta lesta è inferiore a quello
delT a ltra testa di baccante pocanzi descritta. (N. 5 ).
Una testa di cinghiale di bronzo prominente da un a piccola asta d i ferro, fatta forse per intro d u rsi
nel covcrchio della cassa, e facililarnc l’ a p ertu ra. (N. 4).
Un cane giacente di bronzo, messo forse an co r esso in qualche sito della cassa, come ornamento
a llusivo alla fedeltà c vigilanza d i coloro che dovevano custodirla. (N. C).
Gli scavi degli anni posteriori hanno poi d imostrali altri esempii di simili casse fra le q u a li si distingue
quella rip o rtata alla Tav. 3 3 , della descrizione generale. Sì fatti esempii d i a ltre casse p e r la lor forma
c pel sito ove cran con solidità collocate simili interamnnle alla n o stra , p a r clic mo strin o ad evidenza
che tu lle erano u g u almente allo stesso u so destinate. E Tesserei rin v en u ta in u n a delle descritte casse
u n a certa q u an tità di monete, coo chiari indizi d i esserne stale altre so ttra tte , ed il modo con cui
custodivansi quelle casse cinte di ferro e di bronzo, p e r preservarle senza d ubbio dalT a ltru i r a p a c ità ,
sembra che n on lasci luogo a du b ita re ch e u so fu d egli an tichi rac chiudere in simili casse ferrate il
loro danaro cd ivi conservarlo.
Di u n siffatto u so , che gli scavi pompcjani h an n o d imostrato c messo so tto i n o stri occhi in u n
modo così evidente, non mancavano per d ir il vero le tracco anche presso i classici sc ritto ri, ma semb ra
cho poco sicno state (ino ad ora avvertite. Infa tti nel rac co n to , lasciatoci da Appiano Alcsandrino, dcl
modo con cui Giunio o piuttosto Vinio, p ro scritto d a ’ triumv iri, fu salvato dal suo liberto Filcm one,
nvoido questo liberto (dice lo storico) una splendida abitazione, ascose nel bel mezzo d i essa il suo patrono
in una cassa d i quelle che formale d i ferro si hanno por custodirvi danari o codici, e d i notte ¿ut l'alimenlò
fino alla pace: 'ìootiov St àssleiOepoi aùToù iiiXi)|uay, oixiav »£»d;;iìto« Xanxjàv, i» t5ì usoaiTiT;,) tì4 calai év Xipxu, a? ax4 oiSI.pm i ?
xpziiiiTav 1! * ■ Si ossct'vi conic bcn corrisponda a lla e spressione di
Appiano iv;iEo»iTitTW'ni;oaK!, il silo ap p u n to , in cui si sono in Pompei simili casse r itr o v a le , vale a dire
quello in cui termina l’a trio , e comincia il lablino. Assai acconciamente in falli u n tale silo dicesi medio
della c a sa , poiché messo appunto nel mezzo di quella parte d i essa che dicevasi comu n e a n ch e ag li
a lt r i, c dì quella che diccvasi propria degli abitanti Corrisponde an che benissimo colla descrizione
di Appiano la circostanza di esser le casso pompojane di legno, cinto però di ferro , c qu e lla d’ essersi
in u n a di esse rinvenuto il d a n a ro , a conservare il qu a le unitamen te a’ libri (pipxw) , p ro b abilmente i
codices accepli et impensi, dice Appiano usarsi tali casse. E se p e r essersi nella cassa del liberto p o tu to
asconder Vinio, converrà creder questa di maggiori dimensioni clic le p oinpcjane, no n è d a s tu p irn e ;
poiché tu tto in Roma era certamente p iù grandioso c vasto che in Pompei.
Non vogliamo mancare di osservare, che Dione, il quale rac co n ta lo stesso avvenimento ricordalo
da Appiano , dà a Tanusia moglie dcl proscritto il vanto di averlo occultalo in u n a cassa presso u n
suo liberto (t? »iJutìvxapàdissiEvOijo twi) , e dice che essendosi recato Ottavio al te atro , fece e lla quivi p o rta r
la cassa, c ne trasse fu ori il mio m arito, a cui cd a lei fu dato perdono, e ricom pensa to il liberto colla