R EGGIO . fi II cammino che da Napoli greca conduce alla greca Rhegion si compie rjr"*^T"]
lungo la ondante costa del Tirreno, la prima parte nella media nòtte, la seconda in sul
far del mattino. Sta, nelle ore notturne, il Tirreno pieno di stelle come allora che le |
S p i
sue acque si divisero al passaggio dell’alta nave di Enea, veleggiante tacita sui riposali remi à, Cuma ed
a Roma madre, mentre dal cielo scendeva il sonno eterno sulle umide tempia del vegliante Palinuro come
canta Virgilio. Di fermata in fermata suonano intanto su plaghe deserte, tra casette ridestantisi al riso delle
marine, i nomi rampollati dalle città greche come virgulti rifiorenti: Temesa, di cui il bel rame temprato diede
armi lucenti ai guerrieri di Omero; Metauria sul fiume dello stesso nome, ricco di tonni alla foce dove forse
aprì gli occhi alla luce il dolce Stesicoro, poeta degli amori; Mesima, oggi Rosarno, dove dalle tombe scoperchiate,
tornano al sole severe divinità femminili greche, e dove dalla Caleide lontana approdò l’errante
Oreste per andare a deporre l’arma insanguinata nell’alto tempio di Apollo a Reggio; e Scilla ridente dal
piceo scosceso alla sottostante marina dove passò, armato di lance, sull’alta prora Odisseo, mentre il mostro
sporgendo dalla caverna profonda le orribili teste e le branche, rapivagli i fidi compagni,
fi Ma al voltare dell ultima punta ridente nel mare, Reggio appariva innanzi agli occhi nostri bianca lungo
la spiaggia, fra la bassa punta di Calamizzi e i piani aliti di Modona, dominata da poggi e colline ed alti
piani cui le macchie gialle tra il verde davano ancora e sempre una singolare apparenza di paese greco:
un’apparenza e nient’altro, ormai.
fi Essa aveva avuto una civiltà millenaria, da quando a Lei ed a Messina erano venuti dall’Eubea, madre
ancho di Cuma e di Nasso e di Càtana e di Zangle, i primissimi abitatori. Essa era restata con Napoli
e con Taranto, una delle tre sole grandi città sorelle a testimoniare, fino alla tarda potenza di Roma, la
civiltà greca, spenta dovunque. Essa aveva prodotto o aveva accolto re potenti e legislatori severi, come
Anàssila dal cui ferreo potere anche Messina ricevè e fama e forza e leggi benigne ai fuggiaschi Pitagorici,
vincitore in Atene della corsa delle bighe, e come Caronda di cui il nome e le leggi ebbero tanta eco nella