navate, nel secolo XII, ma, come è dovunque accaduto nelle città ricche e nelle chiese matrici, i lavori prodotti
per secoli e le aggiunte, volute da nuove vicende e da nuove espressioni di fede e d’arte, l’hanno in
mille modi trasformato e ornato.
q 11 Trecento vi lasciò il fonte battesimale attribuito, non sappiamo perchè, a Gaddo Gaddi, il sepolcro di
Guidotto dei Tabiatis, scolpito da Goro di Gregorio senese, seguace della scuola pisana, e i musaici delle tre
absidi, finora ritenuti antichissimi, ma accertati, per nuove scoperte, del tempo dello stesso Tabiatis. Anche
in quel secolo fu elevato il maggior portale, nel quale furono usate sculture di più . vecchio tempo, annoniz-
zantisi colle nuove con una leggiadria davvero incantevole.
q Del Quattrocento è la tavola di Salvo d’Antonio, gli stalli del coro dovuti a Giorgio Veneziano, varie
sculture del Mazzola, fra cui il pergamo bellissimo ed il sepolcro dell’arcivescovo Bellorado, ricco di sculture
statuarie. Vi appare poi l’opera del Montorsolo nei dodici grandi altari che ospitano le figure gigantesche
degli Apostoli. Il Seicento, infine, vi alzò il colossale baldacchino con disegno dell’architettp messinese Simo-
ne Gulli e con sculture di Giacomo Serpotta.
q L’artista più ragguardevole del Cinquecento fu, là, frate Giovanni Angelo da Montorsolo, che a Messina
rimase e lavorò molto, così d’architettura come di scultura intorno a chiese, a forti, al Faro, a fonti, a
statue. Semplice e solenne è la fontana del Nettuno, la cui statua (sostituita da una copia recente) rivolte
le spalle al mare, tiene una mano distesa, in atto di calmare non dunque l’onda.... ma la terra. Intanto,
presso ai cavalli marini le due Sirene Scilla e Cariddi, si torcono, triste l’una, urlante l’altra! Tutta la fonte
ancor salva suona così da tre secoli e mezzo minaccie e sinistri!
q Anche più bella è la fonte Orione, dinanzi al Duomo, ricca di rilievi mitologici, di conchiglie, di meduse,
di delfini, di putti.... tutto un tripudio di forme liete, sane e leggiadre.
q Tra le opere notevoli del Seicento sono da ricordare la chiesa di San Nicolò,- a cinque navate, e il monastero
di Monte Vergine, San Pietro dei Preti e San Paolo, San Francesco delle Stimmate e l’Annunziata dei
Teatini, una delle maggiori chiese di Messina dovuta a Guarino Guarini. E in quasi tutte e un grande splendore’
di tarsie marmòree e ricchezza di pitture, non dovute generalmente a forestieri come le opere di scultura,
ma per molto a Messinesi. Tra costoro splende Antonello che una leggenda dice allievo di Giovanni
Van Eyck. Certo apprese la tecnica da un pittore fiammingo, non rinnegando però il disegno e le forme
italiane. Dove più appare l’altissimo valore di lui è nel ritratto. La perfetta fusione del colore, ottenuta con
le più lievi mezze tinte, dà loro un modellato e una vita che dovette meravigliare i contemporanei e spingerli
all’imitazione. La sua influenza completò le energie della scuola veneziana che con Giovanni Bellini entrò
| nella via trionfale. Ad Antonello fecero capo il figlio Jacobello ed Antonello da Saliba, i
I ai veneziani Salvo d’A n to n io ........................................................................................................ [ qM
.............................................................................. q CORRADO RICCI.