Iniiilosi al ?uü apparii’O o pigolaiula soiiimessaiiioiile fume allirare la sua alli'ii- zînne. Con (pialelie cura lo si può conservare a lungo in gabbia, e (ale è la simpatia cifcsso sa acquistarsi che (piasi sempre ne viene ricompensalo col lasciarlo volare pelle camere, iu istato dì semi-libertà. In lale caso è raro che abusi deirallrui liducia ; si hanno persino esempi di Pettirossi elie sprigionali in primavera l'ecero ritorno in autunno alle eamere dove avevano passato l’ inverno, dì allri ehe vennero abituali a volare lìberamente, e persino si vide una coppia ehe allevò in gabbia i pro|»ri nati. Nell'emigrare il Pettirosso viaggia di nollelempo ed isolato, mandando alte grida; al sorgere deiraurora si posa sugli alheri per eerearsi il cibo e per riposare. Già sin da! suo primo giungere al luogo scelto per la sua estiva dimora, il maseliio collocato su ([ualehe ramo elevalo, fa risiioiiare di eoiiliniio l'aria eoi suo gorgheggio che fa udire lullo il giorno e non solo di primavera ma ancora neiraiilunno. Alloripiaiido poi la femmina cova, il maschio se nc sta a poca distanza e spiega i suoi soavi accenti come per alleggerirle la noia della maternità. Sorveglia pnre gehìsamenlc elie nessun altro ucecl- lelto violi il breve territorio prescelto, nè permette ehe altra eop|)ia vi si stabilisca. In luglio cd agosto, terminala cioè l’epoca della riproduzione i Pettirossi, mutano le penne, dopo di ehe si preparano ad emigrare. La lor carne è saporita ed anzi è considerala come la più delicata di tulli i così delti ueeelli a becco gentih'. Perciò e polla facilità di prenderlo, se ne fa da noi abbondantissima eaeeia cogli arelielli, eolia civetta ed in tutti i paretai. ¡Nella collezione. Turali se ne trova una varietà albina ed anche il Monti nel suo calalogo cita un Pettirosso perfeltamenle bianco pi-(‘So ad Ori- menlo, nella Valle Inlelvi. i%n>0 . — Ogni coppia appena fissala ia sua dimora, ii ehe suol essere ai primi di maggio, si costruisce il nido, ponendolo a terra od a poca distanza dal suolo, fra le radici degli alberi entro naturali depressioni o crepacci, di preferenza ove si trovino già in abbondanza erbe c muschi tra i (piali il nido possa più facilmente andar confuso. 1 materiali del nido sono spesso assai abbondanti; aU’esterno si compone di steli secchi, muschi, foglie secche di quercia o di faggio, pitiltosto affastellali che int(;ssuli, mentre l'inlerno e con diligenza rivestilo di radielietle, di orini, di lana o di |>imne che offrono un morbido lellieciiiolo ed un caldo ricetto alle uova. Se la cavita iu eui irovasi ìl nido non offre al disopra di esso ima difesa naturale contro le intemperie, il Pcltlrossn costruisce anehc una specie dì letto,ja eon musco od altro e non lascia che un’apertura laterale per l’entrata c l’uscita. U O V A . - La covata del Pettirosso è completa già lin dai primi giorni di maggio, lalvolla agli ultimi di aprile c si compone da a a 7 uova ovale del diametro maggiore di mili. IS e del minore di mili. 14, 5, a guscio fragile, liscio allatto, akpianlo lucido, a fondo biancastro su cui scorgonsi maeeliieltc e punl(‘ggiature a contoi-ni |)oco definiti di eolor rossiccio cannella, più numerose e coiilluenti [»resso il polo ottuso, attorno al quale lormaiio lalvolla una specie di corona. ■•UUUIAI. — Entrambi i genilori attendono vi(*endevolmente alla incubazione che dura circa la giorni. I piccoli nati sono l’oggi'llo delle più tenere cure |ier parte dei parenti i (piali non mancano di rifornirli in abbondanza di cibo; aneln» dopo clic hanno imparato a volare li tengono a sé vicini e li conducono in traccia di milrimenlo per eirea una sellimaiia, (hqio di ehe li lasciano in balìa di loro stessi per darsi ad una se»conda covala se il consenti» la stagione. Grande è ramore (-he i Pettirossi hanno per ia loi-o prole; benché famigliari verso l'uomo, essi non sop|>orlano che alcuno s’avvicini al loro nido ed ai piccoli non ancora emaiicipiili; che se ciò avviem-, ripi.'lono senza [iosa il grido di richiamo c la loro voce d'allarme « sìh, sih, » esternando uirangoseia estrema; a lali grida i nidiaci tacciono, ovvero fiiggono Ira ü , Ü ‘ ' ./ une, se sono atti a volare. I pulcini vengono dappi ima nutriti eon ogni sorta di liniclii i» di v e i'iiii, più tardi mangiano anche insetti |ierfetli, eoleollcri, ragni, lumache, eee. PHILOMELA LUSCIXtA l i n n é . •Nimi COSOAVO, DOVA OVATEI l Io lH 4>illii lii«4'iiiia Linné. — Kylvia lii«<>iiiiH L.iili. - UiirriM^a lu«oiiiia Kuuli. lIolRoilln |tliil4»iiielu Pallas. . I.u«4>inl» nio|riirliTiichoN Krrlun. — UrUiiHi'ii« liiwciaiin Ciiv Uii!t4>i4>la liiM'iiiin Kais. et Blas. — I*liil4>ni4>la lusc-iiiiu Sell>y - Uii«4'iiiia pliilomcla Bp. h a lim w .. Usignnolo. RossigoQolo. /.oinWau.-RossigDÎ) Lisignô. - Rossignél. RosigQfil Us .l/ouirii'*. le S'On, (<• l’iimu, les Fauveiles, la ¿mufle, k C/iariiu«»eref, le Merle commun, le Merle solilaire, le Mogiwiir <. iiicri'iiie se (uni écouler nrce plaisir lorsque le llossignol se lait. L ’ Usignuolo, (piesto sovrano cantore dei luoghi ombrosi é sparso in (piasi tuli’ Europa, in Finlandia, Svezia, Danimarea, è comum» in Grecia, Germania, Olanda, Belgio, Francia e si Irova anche in molla parte dell’Asia e deirAfrica Da noi è eomune in pianura e collimi ma si fa più rai-o nei monti. An-iva più tardi degli allri ueeelli e si può ritenere ehe la maggior pai-le arrivi verso la fine di a[U‘ile, qii-antumpie al principio di questo mese alcuni individui rallegrino già le nostre campagne. Non é un uccello diflìdente, s’ installa nei hoselielli dei giardini campestri e vi preferisce i più trascurati, si accasa presso alle siepi ombrose delle campagne, nei mae- cliioni e lilialmente nei boschi; in generale sì eompiaee nei luoghi ricchi d’acque perché ivi Irova più ahhondanza di ciho. Questo cerea a lungo anche per lerra ove trova all’ uopo piccole lumache, insetti e larve. A ivoiio gli Usignuoli isolati ed indii»eii(leiili rum» dall'altro quaiid’ aiiehe molti se ue trovino in una ristretta località. Il maschio all'epoea degli amori ama tanto il luogo scelto a dimora ehe allontanalo vi fa tosto ritorno, c osservando aecuralamenti- si vede, che si rifa sempre a qucH’alber« e su ipiel ramo ove passa molte ore. In [loco lem|»o si [>iiò scacciare mi Usignuolo da un alh(»ro jier hen venti volle senza eh’oi si stanchi di farvi i-Uorno. Canta in modo tanlo sorpi-endeiite, con note tanlo variale, melodiose e soavi clic in liuti i t(»mpi e in tutti i luoghi venne celebrato colla fama di cantore inarrivabile. Alcuni autori si teiUaroiio di fornire un’ idea del eanlo di (piesla speeie valendosi di sillabe svariatissime, il po|>olo a suo modo in tutti i paesi ue cerea di imitarlo col ri- polei'i» qualche verso vernacolo, i musici infine ne tradii.ssero il eanlo eon note: ma lutti (juesti mezzi non valgono a l iirarre le armonie dell’ Usignuolo clic sono senqire variate da imo stesso individuo e che tutalinenle diversiiìeano nei diversi. Dal mio canto mi limilo a ricordare ipiesto pregio eminente, e clic ognuno lia di cei-to udito ma mm senza provare ima certa emozione piacevole e melanconica ad un tempo. Non dirò delle distinzioni che gli uecellalori fanno ))cr di'signare gli Usignuoli secondo le loro facoltà vocali e secondo che hanno il costume di cantare durante la notte o meno. traggono profitto [mr adescarlo e farlo prigioniero. A lale uopo basta disporre sotto ^ Tutti eoiiosmino la passione dell’ Usignuolo per le larvo e di quesla eognizionc ne
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