1 due sessi fanno sentire, anche durante il riposo, un grido particolare, cui ripetono di frequenle, ma non tanto forte c disgustoso come quello clic emelle il maschio, in isj)ecic al sorgere ed al cader dcl sole, sia per adunare le sue femmine, sia jier eeprimere l’ amore che in lui desta il rilorno della bella stagione, c che si può tradurre in un kerk, kerk, kerk, forte e disgustoso, vero siqqilizio delle orecchie che l’ odono da vicino. Nello stato di scbiavitù, non si possono dire complelamenlc addomesticate, sebbene riconoscano la mano che le mitre e si abituino alla vicinanza deiruomo; conservano sempre molto de! loro amore alla liberlà e spiegano verso il pollame in mezzo al quale si trovano una animosità grande e spesso una grande ferocia, motivo per cui Tallevamento non nc è così esteso, come dovrebbe essere. L ’ unico modo di ovviare a questo inconveniente è quello di dar loro un grande spazio a percorrere c di allontanarle il più che si può dagli altri uccelli domesliei, allrimonli si corre rischio di avere una continua guerra nel cortile. La loro carne bianca e squisita, sopratullo quella dei giovani e la copia e bontà delle loro uova, valgono in parto a menomare i molli difetti di codesti Gallinacei; difetti i quali fanno sì che non vengano allevati in gran numero. Ingrassano con facilita e il loro nulrimento non differisco da (¡nello del rimanente poliame: cercali, semi diversi, verdure, avanzi di cucina, tutto è buono per essi. Vogliono per allro un ricovero sano c spazioso, riparato dal freddo ove possano appoliajarsi a qualche altezza dal suolo, in mancanza di che vanno a passare la notte sugli alberi. Vanno inollrty avvezzali da giovani ad andare a pollajo, altrimenti vi si rifiutano c preferiscono errare sui tetti c lontano dal cortile. Debbono infine avere a loro disposizione uno spazio asciutto, soleggiato, sgombro di sassi, ove possano spolverarsi a lor agio nclia terra o nella sabbia <0. — Si accoppiano le Galline di Faraone in marzo ed aprile c subito dopo comincia la deposizione delle uova; se non si sono prese speciali precauzioni, esse preferiscono sempre al pollajo la libertà dei eanqti e colà, in luogo appartalo, appiè di un albero o nel fitto di un cespuglio, con poche paglie cd erbe secche, compongono il rozzo loro nido. Nei noslri paesi si mostrano cattive covatrici e poca cura si pigliano della loro prole c perciò si sogliono far covare le loro uova dalle Galline o dalle Dindie. U O V I . — Nello stato di domesticità ed allorché sono ben mitrile, le Faraone depongono da 18 a 20 uova, mentre in libertà il loro numero varia da 8 a la. La loro fecondità è tale che se si levano le prime uova, esse sono capaci di deporne sino a KK) nel corso della bella stagione. Esse sono piccole (diametro maggiore 48-50 mill.,. minore 30-58 mill.) rispetto al corpo delFucccllo cd in confronto di quelle di altid Gallinacei, a guscio mollo solido, ruvido aireslerno, sparso di infossature pimliformi, visibili anche a qualche distanza, di colore bianco-rossiccio, o hianco-giallaslro, pimlcg- gialo di bruno o caffè in corrispondenza alle infossature, ovvero sparso di granulazioni biancastre, irregolari, grossolane su di un fondo caffè c latte, uniforme. l*UL.ri:%i. — l pulcini sbucciano dalTiiovo dopo 25 giorni di incubazione, rivestili di una pelurie morbida c sericea, senza traccia alcuna del mantello che ¡lortei-anno più tardi, c quali li presenta la qui annessa tavola. Sono assai dilicali nei primi tempi ed in ispccie nelle prime settimane vogliono es.serc hen difesi dal freddo e dall’umido. Si nutrono di mimila granaglia, di uova di formiche c di inselli, che non bisogna lasciar loro mancare; anche i vermi di terra tagliuzzali piacciono loro assai. Eiia volta cho al)l)iano superata la prima muta diventano di una grande rusticità. (I) Taubenziiluug. Derlin, 18S7, p. 210,. FAGIANI ACCLIMATI IN LOMBARDIA Riunire in sè i pregi d’una splendida veste a quelli di una eccezionale bontà e squisitezza di carm;, io credo sia un ¡u-ivilegio esclusivo d(!Ì Gallinacci e tra quesli ia modo ancor più speciale del gruppo dei Fagiani. Ond'è che in ogni lempo codesti uccelli si ebbero in gi-aiide onore c(Ì in ogni epoca l ’uomo ¡»rocurò di ridurne sotto il suo impero il maggior numero di specie e ue tentò con varia fortima T allevamento. Non è (juì il luogo di ¡»aliare di tutti i (ìallinacei che allualmente si riproducono in isehiavitù, ma basterà a mio avviso citare i Polli le cui diverse varielà si allevano da tempo immemorabile noi nostri cortili, il Pavone, il Pollo d’ india e la Gallina di Niimidia o di Faraone, come la si chiama dal volgo, per convincere chiunque dcH’im- porlauza di codesti animali ehe hanno sì larga ¡»arte nella donu'sliea economia, per tacere di altre si)eeie, lìiiora di un uso puramenle oriiamenlale, ma il cui allevamento (jiiando si potesse ottenere su grande scala riuscùrebhe di non piccolo vantaggio, sia eoi rifornire i [lollaj cd i c(»iiili di iiu(»vc ed eleganti forme di pollame, sia coll’ animare di nobile e delicata selvaggina le no.stre campagne cd i nostri hosehi, ormai prc.s- soehè spopolali per lo sconsigliato abuso della caccia, l.’aeclimazione dei Fagiani non è (Ielle più dinicili ed è di certo iiiu» dei compili più belli che il nostro secolo pare siasi ¡»ro[)Oslo. So|»ra ciiKiuaiitasei specie di (pieslo gruppo, veiilieimpio furono iu diverse (‘¡»oche possedute vive dal Giardino zoologico di Londra c di (¡ueste la maggior parte si som» {^¡)r(»dolle non solo colà, ma bensì in allri giardini zoologici del continente e presso non pochi [»rivati. Certamente noi siamo ancora ben lontani dal giorno in cui polreim» ammirare nei giardini e nel [»ardii il siqierbo Fagiano veneralo (Phusianits RorrpsiiJ oppure vedremo passeggiare nei cortili od accorrere alla nosira voce, insieme alle Galline, il l.ofol’oro (Lophophorus splendente de'j»iù bei colori metallici, ma non v' ha dubbio altresì che gli sforzi perseveranti ed unanimi delle Società zoologiche e dei ricdii privati, ii»tenli a sì lodevole scopo, non siano per condurre col tempo a tali magnilici risultati. Frattanto conviene registrare i successi ottenuti e siccome l'indole di que.sl’ opera non mi consente di far parola die, di (¡nelle specie la cui riproduzione in Lombardia m»ii è già un pio desiderio, ma bensì un fatto compiuto, così io devo limitarmi a sole tre speeie di Fagiani. Di <piesli mio si deve ormai considerare come un uccello affallo nostrale, bendiè d’origine straniera, voglio dire il Fagiano eomune, il (¡naie da tempo vive e si riproduce in libertà da noi come in presso die tulli i paesi d’ Europa. Gli allri due, la eui introduzione in Europa rimonta alla melà del secolo X M l l , sono, in confronto al primo, un ae([uislo assai reeciile [id noslro paese; ma la ri[)ri»duzione dd Fagiano argentalo in libertà, riuscita così bene nel R. l'arco di Monza e la regolarità eon eui presso non podii privali si ollieiie ogni anno Tallevameiilo del Fagiano doralo, più die una promessa, sono ima ¡irova ehe anche .¡ueste due specie possono ormai considerarsi eome acclimale fra noi. F. SoiuiEi.1.1.
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