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e vanno a riposare sulle più alle cime degli alberi o sui ledi delle case, bisogna perciò favorire codesta abiludine eoi mettere alla loro portata dei sostegni a certa altezza dal suolo ove possano appollajarsi, onde evitare i danni elio fanno ai tetti eolio smuovere le tegole cd impedire che dì lr(>]»po si allontanino dal cortile. Si è tiolalo iu proposito che le fenunine si possono eou facililà ridurre a pollajo, ma i mascbi vi si rifiutano (piasi sempre c preferiscono passare la nolle aH’aperto. Amano oltre modo la pulizia e scbivaiio ogni immondezza (¡uando non manchi loro nè spazio, nè nutrimento. Il resto del pollame, ad eccezione dei Tacchini, è tenuto in soggezione dai Pavoni, i (piali non permettono agli altri di beccare il mangime iìnlanlo clT essi medesimi non si sono saziati. Semi d’ogni sorta e cercali costituiscono l’abituale milrimenlo dei Pavoni, ma jirc- feriscono a tutto il frumento; ricercano inoltre con avidità lo verdure, gT insetti ed i vermi, e per ciò fare razzolano conlimianiente e smuovono il suolo, producendo guasti, spesso considerevoli; giuste sono pertanto le lagnanze che eoniro di essi muovono i giardinieri e gli agricoltori. Anche le loro grida, lungi dall’ essere in armonia colla venustà del loro aspetto, riescono al contrario disgustose c moleste, onde a buon diritto un poeta latino attribuisce al Pavone penne d'angelo, piede rapace c voce infernale ('). È generale T o|unÌonc che lali grida, ¡laragonatc da taluno a (¡nelle dei galli c ehe si odono assai da lontano, aniuiuziiio la vicina ¡»ioggia; egli è certo che il Pavone le fa intendere più di sovente alTepoea degli amori, sebbene gridi in ogni lempo (piando alcun che di slraordinario attira la sua attenzione. Circa l’età cui possono raggiungere, ebbero corso delle favole non poche e si pretese che ¡»olcsscro sopravvivere oltre i 50 anni c, secondo Willugliby, toccare il secolo. Si c nel vero calcolando da 20 a 25 anni Telà massima d(‘i Pavoni. Come i Galli comuni, cosi auclic i Pavoni maschi, venula la primavera, si azzuffano di frequente pel possesso delle femmine; di solilo se ne accordano loro due o tre, sebbene siano capaci di fecondarne da sei ad otto. Si accoppiano in marzo e quallro 0 cinque settimane do|)o comincia la deposizione delle uova. A IDO. — Spesso il primo uovo viene deposto in qualche angolo remoto, entro un buco nella terra, senza ¡ircdisporre un vero nido; ia seguilo si pre|>arano un rozzo giaciglio, con paglie c fuscelli, ma pongono somma cui-a, più che non facciano allri uccelli domesliei, nel nascondere il luogo della covata, ¡»or cu i, ad impedire die le uova vadano disperse, si è coslrcòti a rinchiudere per (¡ualehe lempo le femmine. Tale inconveniente c T essere queste cattive covatrici, fanno sì che le si danno per lo ¡)iù a covare alle Galline od alle Dindic. i :d v a . — J.a fecondità del Pavone è minore da noi che non nei paesi dove è indigeno; infatti, vuoisi, colà depongaiio da 20 a 50 uova, mentre in Eurofia il loro numero varia da tì a 10 o, tutt’al |iiù, 12. Essi sono di [lOco inferiori in grossezza a quelli del Tacchino (diametro maggiore 05-70 mili., diametro minore mill. 48-52), a fondo bianco o lilanco-giallaslro, punteggialo di bruno. Vengono deposle alla distanza di due 0 tre giorni uno dall’ altro. i*i;iA-iAi. — Dopo ventisette a trenta giorni nascono i pulcini, i quali dapprinci- pio sono assai delicati e vogliono essere guardali dal freddo; a|)pena schiusi dalTiiovo sono (‘(»¡»erti da una jX'liirie giallognola e solo dopo un mese .spunta loro sul ca[»o il ciullo. Quello liguralo sulla lavola ha solo sci giorni di età. Dopo Tanno souo adulti, ma non sono alti alla ¡^¡iroduzioue se non verso i In; anni, età nella (¡uale hanno perfettamente sviluppala la loro livrea. (1) Angelus esi pennis, pede latro, voce getienus. K.VII. PlIAStANIDE. MEL li A GRES GALLOP AVO LTNNÉ. ( NIDO AITIATTITII ) { Tat. 81 ) (UOVA OVATE) liiiUdiK, : TiK'i’liinn. — l'olio iriniliii. — Dìndio. /•V m rrcx r- Dilliln il. Iliijlesr: T lII'kOJ. Teilesio: Trulliuliii. l'iitcpiiiiliii- — Tiirkisdios Iluiin. Il l*ollo (l’India, questo grave aiutante dei noslri cortili non è indigeno delTEiiropa, sebbene, .sotto la protezione delTuomo, esso vi si sia perfettamente naturalizzato c sia divenuto comunissimo in tulli i paesi del mondo. Allo stalo selvaggio (O esso si trova nel nord delTAmeriea, uelle regioni ancora incolte degli stati dclTOhio, dcl Kentucky, d’indiana e delTlllinois ed iti quei tratto immenso di pae.se che si stende verso il Missouri ed il Missisijipi. Nella Carolina, nella Virginia e nella Pensilvania esso si fa ])iù raro e maiiea quasi alTatlo alTesl di (¡uesti stali. Incerta è Tepoca precisa delT introduzione del Tacchino in Europa; il primo die ne parla è Oviedo nella sua sloria delle Indie clic data dal 1520, ma sembra che fosse eonosciulo in Ispagna già da qualche anno. A quanto pare dal Messico o dal Yucatan fu portato da|)j)rima in Is|)agna e di là noi vari paesi d’Europa; TIngliillcrra lo possedeva nel 1524 e si vuole che il primo Dindio che fosse mangialo in Francia comparisse alle nozze di Carlo IX , nel 1570; ma si sa che da quasi mezzo secolo se ne allevavano in quel regno. L'Italia Tebhe pure in quel torno dalla Spagna. Ai giorni nostri la speeie che ci occupa è allevala dalla generalità dei eampagnuoli, i quali vi trovano il loro tornaconto poiché è un uccello clic s’ adatta a tutto, ingrossa presto ed all’età di sei mesi dà ima carne eccellente, abbondante e di poco costo. Gran camminatore, il Pollo d’india sta tutto il giorno a lerra c preferisce alla vila da cortile Tcrrare nei cam|u c nei boschi ove trova un cibo più svariato di quello clic di solilo si getta al pollame. I.a sera cerca per riposare un luogo elevalo, arioso ed asciutto, c con tali condizioni lo si abilua facilmente al pollajo e gli si evitano molle malattie. Ila i sensi assai sviluppali, segnatamente (¡uello della visla (3) e, siccome è forte c coraggioso, cosi il cortile ove esso si trova è al ri|iaro dagli uccelli ra[uici, giaccbè coi suoi gridi avverte gli allri Polli della vicinanza del nemico ed all’uopo gli si avventa contro per il primo, quasi sempre con vantaggio. I noslri facchini domestici sono tra gli animali più tramiuilli che si conoscano, docili e socrnvoli tra loro, (piando uon siano tenuti in uno spazio iroppo ristretto; essi amano anziliitlo 1 aria cd ii molo c vogliono perciò essere lasciati vagare per gli aperti campi; rinchiusi tra brevi mura, diventano al contrario irascibili e si azzufi'ano, sia Ira loro, sia cogli altri abitanti della fattoria. Per lale motivo, ed anebe ¡»ei-eliè restando a casa coslereb- beru troppo, i Tacchini si fanno pascolare per le campagne o da soli oi»pure guidali da qiialehe ragazzo. Sono essenzialmente erbivori c ciò S|>icga lo sviliqijio enorme del loro ventriglio; mangiano però volontieri ogni sorta di semi e di granaglie, le liac- ehc, le ghiande, le castagne c beccano con avidità gli inselli e le loro larve; di qui costumi egli ebbe l’opportunità di siaJiare in seno alle im- dclla invadente civilizzazione enropea. Con esallezza da (I) Stupende pagine scrisse Audubon intoino al Dindio selvaiieo, mense foreste, che ora vanno man mano cadendo sotto la scure e I’a scienziato ed entusiasmo da artista descrive le irregol; in cuiitroiilo alle razze domestiche. emigrazioni dei Tacctiini, i loro amori, il loro caratiere e ne rileva i pregi (S) Oviedo y Valdes. Sumnrio de la nalurai y generai historia de las Indias. - Toledo 1K20. (3) li singolare l’avversione che il Tacchino ha per il rosso; basta un oggetto lucore e gli si avvenii contro pazzamente. qnesto colore perchè desso vada ii


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