niiscoiidersi od appiattarsi, anziché ooiraffidarsi allo ali, al |>niito elio lalora sì lascia avvicinare dal piede del cacciatore prima di volaro. Allorché si leva da lorra [»rodiice colle ali un rumore straordinario c così speciale che basta a fai- conoscere al cacciatore eon quale ueeello ba a die fare, anche [irima di vederlo; nel lempo stesso produce ua altro rumore, simile ad uno sericdiiolìo, causato a quanto pare dalle penne della coda. Prima di prendere una direzione qualum|ue si innalza a |ierpendieolo lin- diè non abbia sorpassalo le cime delle pianle e spesso ciò la nascosta diiòro i grossi trondii. Contro rabitndiiic delle altre specie della stessa famiglia, la Beccaccia non convive mai in triqipc; tutt'al più Irovansi qualdie volta assieme <iiio individui, mentre di solito vivono isolate c iiemmcno sogliono trovarsi in compagnia di allri uccelli. Non si può dire che possieda un vero eanlo, ma bensì nn grido il quale, per quanto possa ricscir gradilo ai fervidi seguaci di Diana, non ha aienle di |iiacevole |ier le orecchie dei [irofani e die fa sentire specialmente quando la si fa volare. Tal grido die somiglia alle voci dack o kalch è più die altro l’ espressione dd timore e dd- l ’angoseia. Ambo i sessi, in primavera e dopo il cader dd soie, sotto rimpulso ddl'a- moroso istinto, fanno sentire mia specie di fischio, pasUp, ripetuto sovente, die varia di tono secondo i momenti e secondo gli individui. Nel masdiio colai lìsdiio alterna con una voce più bassa cd emessa eon certa qua! concitazione, qnoog, qiiooq. Allor- cliè la femmina cerca di sfuggire all'insistenza dd suo compagno manda mi gemilo die per talune oreediìe suona pip, pip, pip, per altre sUt, sili, sili. L'ardore die ìl masdiio mette iielfamare è lalc da porlo in un orgasmo simile a quello onde sono invasali in simile circostanza i Galli di monle ed allri Gallinacci, c da inspirargli la più viva gelosia; c se per caso s’iiiibatlc in un allro masebio ne avviene una viva lotta, incruenta però, a colpi di becco e con alle grida di gog, gog, gog, gog, clic non cessa se non eon la fuga di uno degli avvcrsarj ('fi La specie in discorso è famosa, come ognun sa, per l'eccellenza delle carni; ninna maraviglia quindi se essa sia una delle prede più ambile da tulli i cacciatori. In grazia della sua indole poco astuta e dd volo sostenuto sì, ma abbastanza lento, la caccia n’ è abbastanza facile e mollo più lo sarebbe se di giorno non istasse sempre nascosta nd lìtio dei cespugli. Tuttavia tutti gli esperti cacciatori sanno ch’essa in generale lia dei posti lissi ove ri|)ararc cd Iia anche dei voli st.ihilili, di modo che ehi è pratico di un dato bosco comincia a perlustrare quei pochi luoghi ove ogni anno suol trovarne; falla levare da un luogo fa un volo non molto lungo in linea retta |»er piegare tosto a destra ud a sinistra, il die indica die va ad ajipostarsi; e se si c tenuto d’oediio il punto dove ha piegato con facililà la si ritrova. Colai manovra può ripetersi perfino dicci o dodici volle, di maniera che una sola Beccaccia [uiò far divertire un cacciatore per un’ intiera giornala. Dissi ehe ha voli stahiliti perché spesso, anche senza avere visla la direzione presa dall’uccello, il cacciatore sa trovarla ìli ijiici luoghi prescelti dall’ islìnto della propria conservazione e che con voce venatoria si dirchhero posli di riborsa. L ’ attaccamento die porla alla sua dimora c lale die anche da noi, dove pure lo Beecaccie non sono die di [»assaggio, se se ne trova una dove il terreno le offra siifilcicnte iiiilrinienlo, si [»nò esser sicuri di incontrarla per [»arccchi giorni nd punto nicdcsiino, e vi slarehhc corto (ino alfe- poca dei geli, se i cacciatori non la uccidessero. .liiiH». — K uei paesi settentrionali che questa specie allendc alla propagazione; [irediligc le località boscose delle inonlagiie, ma non manca ne|)|»ure in luoghi più bassi [»urdié co|»crle da foreste, so|)ratu(lo se risullano dalla miscela di piante latifoglie con aghifoglie o conifere. I! luogo della deposizione è seello con cura iu terreno al(|iianlo umido, ma non hagiiato, ove le pianle siano aggruj)[)alc e circondale al [»iedc (1) llolTmann. - Op. c da folli cespugli die tolgano altrui la visla delle uova. Nessun’arte spiega la Beccaccia nella costruzione dd nido, che non è altro se non ima depressione naiurale dd suoli» in cui stallilo riuiiile, come a caso, [»oche foglie seedie e di rado un [»o' di hurrae- eiiia ud allru vegetale. Il cunqilesso lullavia ha uu aspetto così |»ocu rimardievoic, c le tinte si confondono talmente con ([uelle dd suolo eireoslanle, die solo il cercatore [liù (XMihilo e |)iù [iralico, [xiò riescire, il [dii delle volle ajulato dal caso, a scoprire un nido eusil'allo. Da noi [»oche sono le Beccacce die si Iralteiigoiio a nidiiieare; qualche copjiia propagasi sulle Alpi della Savoja, della Svizzera e dd Tirolo, noiidié sugli A[)cnniiii liguri ‘'fi ma rarissime sono quelle che niilifìcaiio nelle [»¡amirc della gran valle padana; il (iené assicura, [»er allro, die se ne Irovano nelle [»iaiuire [»iemontcsi, mentre i pideinì (igiirali sulla tavola die accompagna questa illustrazione, ap[)artengono all’unico nido die (inora si sa[»pia con certezza essersi Irovalo in Lombardia e preeisa- ineiite nei Ixisdd delle vicinanze di l.ainale. Nella tiermania meridionale si osservano talora delle Bcccaccie che hanno già de- [loslc le uova alla line di marzo; il mese di aprile [X !rò è qncllo in cui regolarmente avviene il maggior numero dì deposizioni in lutla la Germania e nei paesi vicini. Spesso [»ero una feniniina a cui andarono [lerdule le uova per mia causa qualsiasi, si accinge a deporne allrc c non è raro il caso di iiieonlrarne di freschissime a maggio inoltralo. Vi ha motivo di credere poi che la Beccaccia deponga due volle airanno, una in aprile ed im’alira nella state c precisamente in giugno. Hoffmann (*) fa [»oi osservare, e. con ragione, che se non è così facile il rinvenire covate c pulcini nd cuor ddfcslate, ciò dipende dall’essere in qncll’epoca le piante co[)erle da denso fogliame die rende (|uasi inqutssibilc lo scorgere il nido. i :o \ A. — Di regola la Beccaceia depoue per ogni covala 4 uova, di rado 3, [liù di rado ancora un numero minore. Esse sono ovale, eon tendenza al tipo oviconico, a guscio solidetlo, |»oco lucente, a ¡»ori [loco visiliili ad occhio nudo, ma die a[>pajoiio luiinerosissinii sollo la lente. Misurano niillimeiri 44 di grand'asse c miliinielri 54di piccolo asse, dimensioni che facilmonic si riconoscono piullosto grandi in [iroporzioiic della grossezza dclfiicccllo da cui furono di'poste. Allorquando le nova sono fre,sohc e non vuotale dal tuorlo, questo traspare alquanto attraverso il guscio, che in tal caso assume ima tinta generale leggermonio rosea W; in quelle invece vuotale c secche, ([iiali si conservano nelle collezioni ootogidic, il colorito fondamentale è d'un grigio giallastro, simile a qncllo dd caffè c lalle, sparso di macdiiuz.ze di varia grandezza, irregolari, le unc color caffè, le altre grigio-violette o d'un hrimo livido, )»iù numerose, eonlliieiiti e sovrap[)OSlc le ime alle altre al polo ottuso, scarse allrove o quasi man- etmli al [lolo acuto. A (juanlo [»are la covatura sarebbe alìldata alla sola femmina od il masdiio, sdi- bcne durante il giorno se no stia lungi dal nido, si [lorlcrebbc [liii vicino ad esso al cader della nollc. La femmina, alla sera ed al matlino, laseia [»er i|ualche istante il nido ondo [irovvedersi di ciho, poi ritorna sulle uova, alle quali, do[»o aleuni giorni di covatura, prende si forte amore da lasciarsi avvicinare dalfuomo [»rima di decidersi a cercare la [»ropria salvezza nella fuga. P I ' IA ' IA I . — Varie sono le (»[»iiiioiii intorno la durala della covatura in questa s|ie- cic; ma i [»iù autorevoli serillori sembrano proclivi ad animollere un periodo di 17 a 18 giorni, come ([lidio che risulla dalle più (iiligenli osservazioni. Come quelli di tulle le (ìralle, anche i [iiildiii della Beccaccia slmeeiano dall'uovo già rivoslili di lillà lanuggine e sono ea[)aci, a|i|)cna nati, di sostenersi da sè, di muoversi e (li sgambellarc attorno alla lor madre, pipilaiido, nella stessa guisa die fanno I I) Gene — Sloria nalurak ikyli iiiiimiili, voi. il. |ia^. 2D8. (2j liolTiiiaiiii, 0|>. cil.. già)!. (iS. (3) HulTin;iiiii, Op, oli., p;ig. «6.
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