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gullHSj tua tra lo dii<‘ s[iocio si osservano tiillavia delle notevoli diflerenze. 1/epoea degli amori giunge per esso ahiiianto |)iù lardi ehe non per TUrogidlo, e sembra coÌn- eidere eoi lempo in cui shoceiano le gemme delle heliille, il che suole avvenire in marzo od in a|)rile; ma in alcune più elevale località delle Al|»i essa ritarda (ino ai pVimi di maggio. Sul l'ar dolla sera il maschio sceglie so|ira di un albero un luogo acconcio, non mollo ehivato da lerra, ove preludere alle sue gesta amorose. Da[)prima manda alcuni iìsehl striduli, brevi, interrotti, ai (piali succede un pei-iodo abbastanza lungo (li silenzio, «piindi comincia a gorgogliavo alla guisa del Taccliiiio, alzamio ogni volta sempre |)iù la voce; tali suoni olTrono delle dilTerenze secondo i vari niiisclii, ma in tulli sono però lanlo forti clic si odono assai da lontano. Mentre inliioiia il suo romoroso eanlo, egli arriccia le penne della tosla e del collo, principalmente «pielle iniorno airoreeeliio, laseia spenzolare ie ali dal eorpo, arnmla la coda e fa i salti e le contorsioni più singolari. Al primo spuntare deiralha egli scende a lerra, per lo più in uno spazio scoperto ed ivi ripete i suoi gridi c la sua fantastica danza. Tutto intento eom’è alla sua manovra, egli non cessa per«» un istante dal iiadare ai pericoli e non si lascia (juiiidi cogliere alla sprovvista eome avviene all'Urogallo. Fralluiilo le femmine attirate verso il maschio, si i-admiano nei vicini cespugli, ove la loro ¡ire- senza è avvertila da un suono come Zac (ac, simile ad un sommesso chiocciare. Poco dopo sono visitale dal maschio. Di rado raccoppiauienlo avviene sugli alheri c non sempre, come osserva Brelim, le femmine accorrono alla voce del maseliio, ma talvolta si fanno cercare anelie da lontano n). S|icsso due o più maschi si trovano vicini ed allora avvengono tra i rivali delle lotte che riescono per lo più incruente e ben presto liniseono colla fuga di i più debole. Benché Boie parli perfino di Pi, il numero delle femmine che seguono un maschio supera di rado 5 o 4. AIDO. — Come quelle dell’Urogallo, anche le femmine dei Fagiano di monte allen- dotio da sole alla niililicazioiie; per io più in maggio la femmina cerca nel bosco un luogo favorevole alla deposizione delle uova, di solilo appiedi di un albero, in una piccola depressione del suolo, guernila di fuscelli o ramoseelli secclii raccolti in vicinanza, lalora su vecchie eeppaje. 11 nido, rozzissimo, é pei’ò fornito di penne e pagliuzze, e spesso nascosto da alte erbe e difeso da un gineprajo o da un cespuglio di pini nani o di rododendri. i ;o v A . — Il numero delle uova varia da olio a quindici; appartengono al tipo ovato ed hanno il polo acuto assai promiticiUe. Lucidelte anzi che no hanno un fondo giallognolo o eiiiereo-verdastro, e macchie eolor cafl’é rossastre, numerose e piccole ovvero più grandi c scarse, rotonde; sono sparse nel reslo di mimilissimi e copiosi punti dello stesso colore, appena pereelliliili all’oechio. Le maechie maggiori sono disseminale ovun«(ue con uiiiformilà ovvero scarseggiano al polo ottuso. Diametro maggiore mill. W, minore mill. óa. L ’ incubazione dura li'c settimane. PLiUC'lAi. — Come lutti ([iielli dei gallinacei, i pulcini dcl Fagiano di monte appena nali sono già veslili di pcnimecie cd in ¡stalo di poler seguire la madre. La livrea dei medesimi é assai modesta e consiste in un miscuglio di rossiccio e di bruno- nerastro; il verliec |iorta una gran inaecliia eolor castagno orlata di nero, la gola é gialla, il petto, l’addome e le eoscic sono d'un bianco S[>orco c cosi pure la line pelurie che copre i tarsi; le remiganti sono aeraslre ad orlo e eliiazze bianche e rossiccio. (1) Nelle coDiraae seilenirionali d’ Europi, ove i Galli di moaie souo più abbondami, si è notalo iioilche volta l’accoppiaineiiio di essi colle fciamiiie di altre specie. Cosi in IngliiUerra si uccisero degli ibridi fra il Gallo di monte e la femmina del Fagiano (Oha- siamo coIMcui); altrove quelli fra esso e la femmina del Lagopede bianco o salciajolo (l.agopus albus L.) e non rari si osservarono i produili fra la specie in discorso e l' Urogallo o Gallo cedrone. Quesli ultimi furono anzi tenuti per lungo tempo come una speeie dislima col nome di Hakkethan fftlrao medinj Meyer), prima che il Nilsson chiarisse ia loro origine. Olmo IX. Galun.i:. LAGOPUS MUTUS !MAHTIN. (NIDO AI’PIATTITO) '■ "««trao var. a l |s in i t m i n o r Liiimf. — X c t r a o niiitiiM M.irlln. T o i i a o alpiiHiss Nilss (11(17). - 1 ’. ¡« .lam lo n in i l'a kr . _ T . r » iu „ i r ÌH .J.nvi i i i i i lu « Uc-Iicli, — U. v n lg r a r ls Vieill. — U. i i io i i t a i i i i s Kielu... U . a liiiiiiiH Nils.s. (Illóti). — U. «•■neroiisi .llelill. Iialiiiiiii ; Pornic«“ ili lunule — lajfopinle. I.iiittbaribi : Artiorilllìl — UuilCasc — t l illicolill. La Pernice di montagna si trova piuttosto uhiMiiulevoie sulle nostre Alpi etl in alcuna delle più elevato e brulle montagne che le [»recedono, amainlo tli vivere al freddo come lo fa palese la sua geografica distrihiizione. Infatti la si rinviene abbondantissima sulle Al|ii scandinave, inLapponia, sulle Alpi della Svizzera c della Savoja, sui Pirenei, nonclié nell’America settentrionale. Duranle l’estate si porla ad abitare fino sulla zona delle nevi perpetue, c nell’ inverno si abbassa entro le vallate intermedie. La ricca sua pelurie di cui è fornita lu ronde atta a tollerare, o por dir meglio, a prosperare in mezzo alle regioni fredde, c diiTalti non compare mai alla pianura, se non spintavi da inverni liccessivamente rigorosi, in cui per la caduta di nevi iroppo alle, le è impedito «li [irocurarsi il cibo. Si mitre di bacche, di gemme d'alberi resinosi, di foglie diverse, di Serpillo, di Mirtillo c di molle altre erbe aromatiche clic eoncorrono a renderle (|iiella siteeialc sapidilà di carni per cui viene distinta qual selvaggina di pregio. Esclusa l’epoca degli amori ed il lempo doU’ allevamento d«;i pulcini, cioè da Maggio a Setlemhre, le Pernici di monte vivono in torme più o meno numerose. Venula l’epoca degli amori le coppie si separano, ed amiunziaiio d’ aver stretto i loro nodi col vociferar«! di buon matlino, sul far della sera e laivolla anebe di noltc. 1 gridi più deboli sono «[uelli che manda la femmina e «[iielii [liii potenti del maschio. Oiiantunquc l’ indole (leH’ o[»era non permetta di entrare in descrizioni risgiiardanti le specie di cui man inano si narra la storia, s|»ecie elio noi (l(»bhIaino supporr«' note ai lellori, c elle vengono assai veridicamente ritratte nelle tavoh', qui ei é d' uopo di ricordare le continue mutazioni di colorilo a cui va soggetto c<»l volgere delle stagioni. Nel verno é la Pernice di monte bianca al punto da confondere il proprio col eamlor delle nevi, si fa duranle l’ estate liriiiia come il brullo terreno su cui si posa, cd a (picsle estreme tinte nelle stagioni intermedie va soslÌliiend<»ne altre che ricordando la passala livrea predispongono a ipiella dell’ avvenire. Gli accennati camhiamenli di colorilo è indubitato ehe siano somiiiameiile prolieui alla coiis«;rvazione di «(iiesta specie, ma dopo la teoria di Darwin il fenomeno resla mono oseuro di quello ohe noi fosse, riguardo alla sua spiegazione. Infatti «piello che non potovasi ridurre se non in senqilice e [mra ammirazione per una [»i'ov\iden/.a ini- mr/.ìosa, ora mercé Darwin é riddilo ad un fenomeno ili cfcr/o/ic «a/ifru/c. DilTalli é più logico il supporre ehe aliliiauo pollilo solo j»erpetuarsi quelle varietà .sorte accidentalmente lo «piali presentando i fenomeni di mula (clic noi osserviaim» ora nella sj»eeie


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